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Barry Jenkins: «Io, Mufasa: il Re Leone e l’eredità di quel classico assoluto…»

Lo script, il personaggio, il set: il regista racconta il suo approccio al nuovo film Disney

Barry Jenkins racconta alla stampa Mufasa: Il Re Leone, dal 19 dicembre al cinema
Barry Jenkins racconta alla stampa Mufasa: Il Re Leone, dal 19 dicembre al cinema

ROMA – Un viaggio, una sfida, anche un rischio, ovviamente. Alla conferenza stampa di Mufasa: Il Re Leone, Barry Jenkins, Oscar per Moonlight, poi alla regia su Se la strada potesse parlare e qui con la Disney ad una svolta creativa decisamente significativa, ha condiviso riflessioni profonde sulla genesi di questa nuova avventura ambientata nel mondo già noto de Il Re Leone, classico del 1994 ormai nell’Olimpo della Disney. Con un approccio narrativo che espande l’universo del franchise, il film è più di un semplice prequel: è un viaggio epico, ma umano, che ridefinisce cosa significa essere re offrendo una narrazione che, pur rispettando l’eredità del classico, si apre a nuove sfumature. Ecco cosa ha raccontato Jenkins durante l’incontro stampa.

Mufasa
Barry Jenkins durante la presentazione del film.

LA GENESI – «Onestamente pensavo di conoscere piuttosto bene la vicenda di Mufasa, ma leggendo la sceneggiatura firmata da Jeff Nathanson ho capito quanto avessi dato per scontato e quanto non conoscessi invece molti aspetti della storia originale. Tutti immaginiamo che un grande leader come Mufasa nasca da circostanze perfette, ma qui invece scopriamo un percorso molto più umano e complesso, anche difficile. Da questa nuova prospettiva, il film svela e rivela un Mufasa inedito: un cucciolo orfano, vulnerabile e in cerca di un’identità…».

Il giovane Mufasa tra i suoi genitori
Il giovane Mufasa tra i suoi genitori

LA CONNESSIONE – «Suonerà forse strano da sentire, ma in questa storia, lavorando al film mese dopo mese, ho visto riflesso anche parte del mio percorso di vita, quello di qualcuno cresciuto fuori dagli schemi tradizionali che ha dovuto trovare la propria strada passo dopo passo. È stato decisamente emozionante scoprire che il cammino verso la leadership può partire dall’imperfezione, dalla vulnerabilità. Credo che – proprio per questo motivo – chiunque potrà vedere se stesso riflesso in questa storia e capire anche qualcosa di sè vedendo il film…».

Un momento di Mufasa: Il Re Leone
Un momento di Mufasa: Il Re Leone

I RICORDI – «La prima volta che ho visto Il Re Leone? Lo ricordo bene. Facevo da babysitter ai miei nipoti e cercavo un film per tenerli tranquilli, qualcosa che li coinvolgesse. Alla fine, sono stato io a rimanere incantato, perché l’originale di Roger Allers e Rob Minkoff è un film che affronta emozioni complesse come la perdita, senza mai perdere la leggerezza. Ti permette di piangere per un genitore perduto e, solo pochi minuti dopo, di ridere e ballare con due personaggi come Timon e Pumbaa. È questa alchimia tra dramma e commedia che mi ha sempre affascinato…».

L'inizio del viaggio di Mufasa e Scar
L’inizio del viaggio di Mufasa e Scar

LA SFIDA – «La sfida è stata notevole, ovviamente. Per realizzare questo prequel, da subito c’era la necessità di rispettare il cuore del classico, perché c’è una ragione per cui Il Re Leone è amato da trent’anni e continua ad essere visto, non si può prescindere dal capitolo originale. È la precisione delle sue emozioni, la semplicità dei suoi temi universali, la modernità della vicenda. Che tu abbia quattro o centoquattro anni, c’è sempre qualcosa in quella storia che ti parla. Ecco, la mia sfida è stata rispettare quello spirito e tenerelo vivo…».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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