in

Sogni, paure, speranze | La generazione dei Millennials raccontata al BAM di New York

Qualche titolo della rassegna We Can’t Even? Lady Bird, Boyhood, Vox Lux e la serie Strolling

NEW YORK – Chi sono i Millennials e come vengono rappresentati al cinema? A dare una risposta a questa domanda ha provato qui a Manhattan un ciclo di film intitolato, ironicamente, We Can’t Even, proiettati Brooklyn Academy of Music. Un mix di drammi oscuri, racconti coming-of-age, techno thriller e commedie, dedicati per la prima volta a persone nate tra il 1981 e il 1996 in un importante festival di cinema di repertorio. «È una generazione spesso accusata di essere assorbita da sé stessa, ansiosa, dipendente dagli smartphone. Speriamo di dare una chiave di lettura diversa a questo punto di vista», ha raccontato il coordinatore del programma, Ashley Clark.

Il titolo d’apertura, in effetti, è notevole: Vox Lux di Brady Corbet con Natalie Portman, film sulla celebrità pop e il terrorismo. «I millennial sono stati forgiati in un clima di terrore e sparatorie nelle scuola», ha aggiunto Clark. Non è un caso quindi che la sezione prosegua con la proiezione di Elephant di Gus Van Sant, ispirato alla tragedia di Columbine, e Nocturama, film francese su un gruppo di terroristi adolescenti che ha lasciato la Clark letteralmente senza parole. Si parla però (ovviamente) anche di tecnologia, con Mark Zuckerberg e The Social Network, il documentario di Edward Snowden Citizenfour e il poema di interconnessione argentino The Human Surge. «I millennial sono la prima generazione a crescere online e i film esplorano questo aspetto, dalla comunicazione, ai modelli di pensiero, fino alla qualità della vita», ha continuato Clark.

Ashley Clark
Ashley Clark presenta il ciclo di film We Can’t Even

Tra gli elementi più curiosi di We Can’t Even? Senza dubbio il focus su una delle figure più emblematiche per le giovani generazioni: Lindsay Lohan. La serie cattura la sua ascesa  dal cult Mean Girls a I Know Who Killed Me, vincitore di otto premi Golden Raspberry (i Razzies). «Non è uno dei massimi capolavori del cinema, ma mi piace l’idea di avere un ciclo di film con un Oscar come Moonlight e opere diverse, magari cercando di trovare un senso concettuale», ha aggiunto. Moonlight è in programma con Boyhood, due storie con un’enorme struttura narrativa, oltre al film in lingua francese Girlhood.

Alcuni dei film proiettati al BAM.

«Questi tre film sono in programma nello stesso giorno per un motivo. Boyhood e Moonlight sono pellicole ambiziose e sensibili. Molti film drammatici come Margaret hanno senso, ma adoro vedere anche Tangerine (film girato su iPhone sulle prostitute transgender a Los Angeles, ndr) e Lady Bird in rassegna. Quest’ultimo in particolare cattura il malessere che chiunque ha provato da adolescente. E non possiamo fare a meno di chiederci se i millennial stanno davvero crescendo. Ecco, il personaggio di Saoirse Ronan sembra fare proprio questo», ha ancora detto Clarke.

Altri titoli molto apprezzati come Frances Ha, The Bling Ring, Personal Shopper e Good Time completano la serie di Brooklyn. Con un occhio particolare a una serie giamaicano-britannico chiamata Strolling che ha debuttato negli USA qui durante la rassegna. Si tratta di una raccolta di interviste di strada fatte da una ragazza di nome Cecile Emeke a persone nere di tutto il mondo; uno sguardo a una comunità millennial poco rappresentata, realizzato proprio da una millennial.

Qui lo showreel del We Can’t Even al BAM:

Lascia un Commento

Tutti pazzi per Sharon Tate | Dopo Tarantino, ecco altri due film con Hillary Duff e Kate Bosworth

the oa

E dopo la cancellazione di The OA, Brit Marling scrive ai fan su Instagram