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E dopo la cancellazione di The OA, Brit Marling scrive ai fan su Instagram

A cinque mesi dall’uscita della seconda stagione, Netflix cancella la serie. Ed è subito polemica

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Dal profilo di Brit Marling

ROMA – Netflix continua a mietere vittime. Ad entrare nel mirino delle serie cancellate prima della loro conclusione naturale, adesso è il visionario universo di The OA, creato e prodotto da Brit Marling e Zal Batmanglij, nonché da un nome forte come quello della Plan B e dell’Anonymous Content. Nello stesso anno di uscita della seconda stagione, a distanza di tre anni dal debutto, la piattaforma sceglie di adottare ancora una volta la tecnica che sembra ormai contraddistinguere la politica sulla serialità: quella di interrompere prima del tempo programmato dagli showrunners i prodotti da loro stessi lanciati.

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Brit Marling e Zal Batmanglij secondo Canvas & Cassette

The OA, arrivata al momento alla sua Parte I e Parte II, era stata pensata come una serie composta da cinque stagioni, necessarie per esplorare al meglio i misteri delle dimensioni parallele e i continui colpi di scena delle esperienze pre-morte. «La prima volta che ho saputo la notizia mi sono fatta un bel pianto». Così Brit Marling, anche protagonista della serie, ha commentato su Instagram la cancellazione di The OA. «È stato un intenso viaggio per tutti quelli che ci hanno lavorato e si sono occupati di questa storia».

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Un altro disegno ispirato alla serie

Una lettera piena di amarezza quella che la Marling condivide con i fan, mentre tenta di spiegare cosa abbia significato per lei The OA: «Una volta, durante un panel, qualcuno mi chiese perché sia tanto ossessionata dal genere sci-fi. […] È difficile essere ispirata a scrivere del mondo vero quando non ti ci sei mai sentita libera. In quanto autrice donna, che scrive personaggi per sé e altre donne, mi è spesso sembrato che le strade asfaltate per viaggiare nella narrativa tradizionale fossero limitate. Forse un giorno maturerò abbastanza per asfaltare le mie strade nella “realtà” . Per il momento, però, mi sono sentita ostacolata».

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Un ritratto di Jason Isaac, nella serie Hap.

Continua così poi, guardando al futuro: «Posso scrivere di qualche donna “al vertice”, ma finirei per perpetuare le stesse gerarchie che ci opprimono. Lo sci-fi, invece, ripulisce il mondo come una lavagna magica. Ti consente di immaginare ogni cosa al suo posto… E questo è ciò che The OA è stato per me, Zal e chi ci ha lavorato. L’opportunità di passare in un altro mondo e sentirsi liberi». Un duro colpo per tutti i fan rimasti in sospeso – un po’ come il personaggio di Steve Winchell nel final season della seconda stagione – e a cui non resta che sperare in un epilogo conclusivo come accaduto per Sense8 o di dare battaglia con la campagna social: #SavetheOA.

  • Tra meraviglia e assurdo: perché The OA 2 è diversa da qualsiasi altra serie 

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