ROMA – Prima di raccontarvi Bad Boys For Life, un piccola storia vera. È il 1995, e l’indecisione su quale VHS noleggiare era al pari dello scroll odierno sulla home di Netflix. Ma il bello era che ci si affidava a tutt’altri pareri: niente commenti social, niente recensioni on-line. Solo la trama e qualche foto per decidere quale pellicola gustarsi la sera, sul divano. Così, chi scrive, ricorda perfettamente il momento in cui gli occhi caddero sul quel titolo così maschio e spavaldo, con una copertina dominata dal rosso, mentre in primo piano c’erano due ragazzotti di colore, in posa tamarra e insolente.
«È appena arrivato, se non sai che film prendere te lo consiglio. E poi c’è questo Will Smith che, secondo me, diventerà una star…», disse enfaticamente il ragazzo dietro il bancone del videonoleggio dietro l’angolo. A dirigerlo, c’era Michael Bay, con la produzione che era un vero e proprio marchio di fabbrica per quanto riguarda i blockbuster: Don Simpson e Jerry Bruckheimer. Venticinque anni più tardi, le videoteche hanno chiuso i battenti, ma Will Smith è davvero diventato uno dei più grandi e quel film riuscì, a modo suo, a fare scuola tra gli action: Miami, le esplosioni, i folli inseguimenti, i battibecchi tra i protagonisti, archetipi perfetti per i buddy-movie dei 90s.
Successo stratosferico replicato nel 2003 e, adesso, con la terza avventura, finalmente sfornata in seguito ad una produzione partita nel 2008. E possiamo azzardare: è il miglior film tra i tre? Forse. Sta di fatto che (ri)trovare Mike Lowrey e Marcus Burnett dopo tanti anni fa un certo effetto. Questa volta, alla regia non c’è Bay ma il duo Adil El Arbi e Bilall Fallah, costruendo due ore in cui l’effetto nostalgia si alterna alla nuova missione di Will Smith e Martin Lawrence che, nonostante l’età, continuano ad essere i migliori agenti della Florida. Questa volta la missione non può essere che personale: Mike è nel mirino di un messicano che tenta in tutti i modi di farlo fuori. E Marcus? Ha giurato di non rispondere più con la violenza. Intanto si gode il divano e suo nipote appena nato.
Perché Bad Boys For Life, conscio dell’età anagrafica dei suoi protagonisti, sfrutta un efficace effetto nostalgia per giocare con la memoria, le situazioni, i numerosi rimandi al passato. In fondo, per Mike e Marcus (e per noi) le cose sono cambiate, e quei ragazzi che se ne andavano a caccia di cattivi sono alquanto cresciuti. Infatti, entrambi, pur con prospettive diverse, si ritrovano a fare i conti con il tempo che corre più veloce della loro fiammante Porsche: dopo così tante pallottole schivate, magari è arrivato il momento di fermarsi, tirare un po’ il fiato. Ragionare sul futuro che li vorrebbe più uomini e meno ragazzi. Però, cosa volete farci, la natura è difficile da cambiare: e allora, per l’ultima volta (?), rieccoci a canticchiare insieme quel motivetto da duri col cuore d’oro. “Bad boys, bad boys, whatcha gonna do, whatcha gonna do, when they come for you”.
- Bad Boys For Life: la colonna sonora del film
Qui potete vedere il trailer di Bad Boys For Life:
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