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Atlantis di Valentyn Vasjanovyč, o come immaginare l’Ucraina del domani

Ambientato nel Donbass del 2025, la pellicola guarda oltre mostrando le conseguenze del conflitto

Atlantis di Valentyn Vasjanovyč, o come immaginare l'Ucraina del domani
Atlantis di Valentyn Vasjanovyč, o come immaginare l'Ucraina del domani

MILANO – In un futuro molto prossimo l’Ucraina orientale è diventata un deserto inadatto alla presenza umana dopo la guerra nel Donbass. In Atlantis il protagonista è Sergeij (Andriy Rymaruk). Ex-soldato che soffre di stress post-traumatico, che tenta di adattarsi alla nuova realtà. Con una vita in pezzi e una terra in rovina, Sergeji trova un modo inaspettato per andare avanti quando la fonderia in cui lavora chiude. Si unirà infatti alla missione volontaria Black Tulip/Tulipano Nero dedita alla riesumazione dei cadaveri di guerra.

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Una scena di Atlantis

Lavorando al fianco di Katya (Liudmyla Bileka) capirà che un futuro migliore è possibile per l’Ucraina e le sue genti. Presentato a Venezia 76 dove è stato insignito del premio Orizzonti per il miglior film nonché candidato ucraino al Miglior film internazionale agli Oscar 2021 (senza però entrare in cinquina), il critico quadro storico-culturale tra Ucraina e Russia di cui tutto il mondo è spettatore preoccupato ed impaurito ne ha reso necessaria la distribuzione su tutto il territorio curata da Wanted Cinema. E il consiglio è di non lasciarsi scappare Atlantis (Atlanyda) di Valentin Vasjanovyč per nulla al mondo.

Andriy Rymaruk e Vasyl’ Antonjak in una scena di Atlantis

Se con il successivo Reflection (Vidblysk) Vasjanovyč ha poi scelto di mostrare l’intimità dei catastrofici effetti bellici sull’uomo comune attraverso una preziosa lezione di storia critica di cine-verità, in Atlantis la contemporaneità narrativa lascia il posto ad un near-future nichilista nel raccontare dello stress post-traumatico dell’ex-soldato Sergeji. Un’allegoria distopica resa nella forma filmica di un lungo caustico piano sequenza a camera fissa composto di 28 inquadrature che tra campi medi rigorosi e apocalittici campi lunghi vive della perfetta miscela di delicatezza registica e ferocia di intenti, speranza indomita e silenzi estranianti.

Andriy Rymaruk in una scena di Atlantis
Andriy Rymaruk in una scena di Atlantis

Vasjanovyč, che è a Kyiv per essere accanto al suo popolo nell’oggi del terrore russo e nel domani di ricostruzione e pace, vede in Atlantis un’accurata e dolorosa spiegazione degli effetti del conflitto sulla sua terra: «Il maggior problema del Donbass non è il declino economico, ma la catastrofe ecologica. Centinaia di miniere da cui un tempo veniva pompata l’acqua sono oggi abbandonate e allagate. Da qui l’acqua avvelenata penetra nei pozzi e nei fiumi. Tra qualche anno, non ci sarà più acqua potabile in questa regione, e il Donbass si trasformerà in un deserto senza vita come Chernobyl». Tra doloroso presente e pessimistico futuro possono insegnarci molto opere come Reflection e Atlantis e registi come Vasjanovyč: c’è sempre da imparare qualcosa quando il cinema riflette il proprio tempo in modo intelligente e stimolante.

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Qui il trailer di Atlantis:

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