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Trolls World Tour | Se una favola animata si trasforma nella Coachella dei cartoon

Dal pop all’hard rock, una lisergica fusione di generi e colori. Il divertimento? Garantito

MILANO – E adesso potete anche chiamarlo la Coachella dei cartoon, perché qui dentro sotto la superficie – giustamente mirata a kids & family – ci sono quarant’anni di cultura pop frullati e rimescolati, molto più che remixati. Se il primo Trolls aveva incassato (a sorpresa, possiamo dirlo?) quasi 350 milioni di dollari in tutto il mondo, questo Trolls World Tour è passato direttamente in digitale per colpe non sue (lo trovate su Prime Video e Apple TV+) ma non è affatto un male, anzi, l’onda colorata dei folli e lisergici personaggi del film diretto dal buon Walt Dohrn (che già diresse il primo film a quattro mani con Mike Mitchell) vi travolgerà in un’ondata di buonumore (e positività) senz’altro necessaria in questi tempi di ansie da virus e fine del mondo.

E allora, a tutto volume, ecco generi e stili, dai metallari al pop (apparentemente) innocente, con personaggi come Anderson.Paak, SZA & Justin Timberlake (e Ozzy Osbourne!) coinvolti in una colonna sonora che vale praticamente la metà del film, mentre nella versione italiana ascoltiamo Poppy nella versione di Francesca Michielin e poi Branch (Stash, dei The Kolors) a cui si aggiungono la Regina Barb (Elodie) e Mini Diamante (Sergio Sylvestre). Ma l’aspetto più divertente – per chi sa e vuole coglierlo – è la contrapposizione delle diverse fazioni che da sempre animano la scena musicale: da chi ama solo l’heavy metal a chi canticchia ritornelli zuccherosi, dal funk allo smooth jazz (esilarante la scena del cacciatore di taglie), perché la musica sottende uno stile di vita, sempre e comunque, e chi ascolta un determinato tipo di canzone lo fa perché è un certo tipo di persona.

Il segreto per vedere Trolls World Tour? Lasciarsi portare come dentro una sorta di parco di divertimento sonoro, un enorme juke-box a colori in cui potete trovarci dentro qualsiasi cosa e qualsiasi sonorità, anche elettronica. Quindi qui abbiamo Poppy e Branch che improvvisamente scoprono di essere una delle sei tribù di Troll che si esprimono attraverso sei differenti generi: Funk, Country, Techno, Classica, Pop e Rock (manca il jazz, abbastanza clamorosamente). Ogni genere, uno stile, sia sonoro che estetico, proprio come succede nella vita e con un messaggio ben preciso, che può essere compreso o meno, banale che possa essere: «Negare le nostre differenze significa negare ciò che siamo».

Sì, questa è la parte dedicata al country.

E allora ecco che la diversità può essere solo fonte di ricchezza, il country e la techno non si escludono, la classica e il funk possono coesistere così come Gustavo Dudamel e Ozzy Osbourne, perché non ci sono religioni sonore, solo una grande melodia da seguire. Visivamente godibile (alcune trovate sono geniali), stili di animazione diversi uniti, semplice ma non banale, Trolls World Tour. Un remix godibile per un inno alla musica. E non è poco.

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