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Athena | Il film di Romain Gavras è splendido come un quadro di Eugène Delacroix

La tragedia greca e un cinema (davvero) immersivo. A Venezia 79 e su Netflix dal 23 settembre

Athena, dal 23 settembre su Netflix
Athena, dal 23 settembre su Netflix

VENEZIA – Il destino che dirige l’azione, per un cinema che inizia con l’euforia e finisce nel nulla. In mezzo, l’ambizione massima. Ovvero, risvegliare le emozioni senza la necessità di veicolare esplicitamente un messaggio. Nessuna esagerazione, Athena di Romain Gavras è un film strepitoso. Novantasette minuti che tagliano il respiro, confondono lo spirito e rivelano quanto la Storia tenda – drammaticamente – a ripetersi. Forse per questo la concezione scenografica, appunto, è un cerchio chiuso disegnato idealmente attorno ai confini di un immaginario quartiere popolare francese, che dà il titolo al film: Athena. Citazione chiara fin dall’incipit, dunque; l’approccio filmico di Gavras si rifà all’epica dell’Iliade, rivedendo la tragedia greca nello spettro emotivo di un’Era che non ha dimensione, ma che torna appunto a (re)illuminare il peccato originale che genere qualsiasi guerra, qualsiasi conflitto.

Dali Benssalah in Athena
Sami Slimane in Athena

E la guerra, in Athena, presentato in Concorso a Venezia 79 prima di arrivare su Netflix, è quella di tre fratelli, Abdel, Karim e Moktar (le rivelazioni Dali Benssalah, Sami Slimane, Ouassini Embarek), devastati dalla morte del loro fratello minore, avvenuta (forse) dopo uno scontro con la polizia. Una miccia che farà esplodere la rabbia sociale in un inferno di sudore, rabbia e fumogeni. Nel cuore della guerra, con la polizia in assetto anti-sommossa, caricando come caricavano le testuggini dell’Impero Romano, il raziocinio militare di Abdel si sconterà con l’ira furente di Karim, intenzionato a vendicare la morte del loro fratello. Costi quel che costi. Gravas, che per il primo quarto d’ora non stacca mai la macchina da presa, trascinandoci in un piano sequenza fin sopra a quella che diventerà la fortezza da difendere (sembrano gli spartani alle Termopoli), spettacolarizza e sovraccarica il senso del racconto per avvicinarsi ai simbolismi, appunto, della tragedia greca e dell’epica idealizzata attorno al concetto della guerra, che sia quella passata o che sia quella del futuro.

Un'immagine di Athena, che chiude il piano sequenza iniziale
Un’immagine di Athena, che chiude il piano sequenza iniziale

Athena, dunque, diventa un concetto e uno spazio, la trasformazione odierna del Medioevo, combattuto e costruita con le spade, i bastoni, i castelli arroccati e fortificati. Per questo, Athena potrebbe essere ambientato oggi così come ieri: il Cavallo di Troia, ci dice Romain Gavras (che ha scritto il film insieme a Ladj Ly e Elias Belkeddar), è lì, pronto per entrare in scena, per generare il caos nel bel mezzo di una Nazione fragile, impaurita e divisa, in cui le autorità sono completamente assenti. Così, può esserci (anche) una sfumata lettura politica attorno al film di Romain Gavras che mette in scena tutto il suo strabordante talento visivo per sovrabbondare il filo rosso che lega i tre fratelli, immersi in un conflitto interiore che acceca il pensiero e porterà la loro comunità ad un passo dal baratro. E mentre la guerra viene raccontata via televisione e via social, le masse guerriere si spostano seguendo l’umore del film, rimpallando i diversi punti di vista in una coreografia di sublime fattura, che si rifà visivamente ad un videoclip e, per concezione, alle grandi pellicole di guerra come Lawrence D’Arabia, fino ad arrivare a Braveheart o la leggendaria battaglia alla fine de Il Signore degli Anelli: Le Due Torri.

Dali Benssalah e Sami Slimane in una scena del film

Ma, più di tutto, e fin dalla folgorante partenza, l’occhio di Gavras pare ispirato dall’Arte Medievale e, ancora di più, dal movimento pittorico di Eugène Delacroix. Come faceva l’artista francese, Gravas nel suo Athena è mosso da una continua ricerca di movimento: nel film nulla è immobile, niente resta fermo e, gli stessi protagonisti, nell’ellisse temporale marcatamente definita, subiscono la stessa catarsi che muoveva le figure rivoluzionarie e romantiche del pittore. E se la citazione iniziale a La Libertà che Guida il Popolo è squisitamente remixata come fossimo in un video di Jay-Z, il cinema di Gravas, scena dopo scena, riesce a farci sentire l’odore del fumo e dell’estasi, in un vortice di rumori e parole accompagnato dalla soundtrack di Gener8ion. Sopra, a schiacciare gli stessi fratelli, il personaggio principale: quel quartiere periferico in cui, dall’alba al tramonto, finirà per crollare una barricata di cemento e di umanità respinta, spalancando le porte ad una guerra civile in cui il senso dello Stato diventa soltanto un ignavo e indifferente spettatore.

 

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Qui il trailer di Athena:

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