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Antonio Banderas: «Io, Pedro Almodóvar e il mio primo grande amore: il teatro»

Il cinema, il teatro, Spielberg e Zorro: l’attore spagnolo a Toronto racconta la sua carriera

Antonio Banderas
Antonio Banderas durante il suo incontro con il pubblico a Toronto

TORONTO – «Non voglio fare quello cool, ma ho un’infezione all’occhio e quindi tengo gli occhiali da sole anche al chiuso». Esordisce così Antonio Banderas qui a Toronto, dove presenta due film, Dolor y gloria di Pedro Almodóvar – per cui ha vinto la Palma d’oro a Cannes – e The Laundromat, dal 18 ottobre su Netflix (appena presentato a Venezia da Meryl Streep e Gary Oldman). Alla vigilia del sessantesimo compleanno, la star di Zorro si prepara ad un cambiamento epocale, il ritorno “a casa” a Malaga e l’apertura del Teatro del Soho Caixabank che ha acquistato e che debutta il 14 novembre con il classico di Broadway, A Chorus Line.

Antonio Banderas
Antonio Banderas e Eugene Hernandez al Toronto Film Festival

IL DEBUTTO – «Il mio primo e più grande amore resta il teatro. Ho iniziato così in una piccola compagnia spagnola che per lo più metteva in scena testi d’impegno sociale, di resistenza e di contrapposizione al clima conservatore seguito al regime di Franco. Una volta, quando dopo un mio monologo si sono accese le luci, mi sono ritrovato faccia a terra e con le manette, arrestato assieme ai miei colleghi attori da una squadra di poliziotti che ci hanno trascinato via nei costumi di scena e con la faccia dipinta di bianco. Arrivati al distretto ho trovato mio padre, poliziotto anche lui, che mi guardava con una faccia allibita. Grazie a lui siamo stati rimessi in libertà ma per tornare a piedi a teatro così conciati ci siamo dovuti subire gli sguardi sgomenti dei passanti per strada».

Antonio Banderas e Victoria Abril in Légami!. Era il 1990.

IL SODALIZIO CON ALMODÓVAR – «Non avevo la minima idea di chi fosse. Un giorno, dopo uno spettacolo teatrale, si è seduto al tavolo del bar dove mi trovavo con i colleghi. Ricordo la sua scintillante borsa rossa e quell’aria originale, ma non si è presentato, mi ha solo fatto i complimenti e mi ha detto: “Hai una faccia romantica, dovresti pensare al cinema”. Ho chiesto al mio amico chi fosse e mi ha risposto: “Si chiama Almodóvar, ma non farci caso. Ha appena fatto un film ma dubito che gliene faranno fare un altro”. Per fortuna si sbagliava…»

Antonio Banderas
Antonio Banderas nei panni di Zorro

AL TAVOLO DI SPIELBERG – «Sono arrivato tardi negli Stati Uniti, avevo 31 anni e imparavo i copioni senza sapere l’inglese, a memoria e in maniera fonetica. Mi sentivo un perfetto imbecille perché non riuscivo ad intavolare conversazioni di spessore. Per Philadelphia mi sono ritrovato in una situazione sui generis e non solo perché cast e troupe insieme marciavano per le strade della città per i diritti degli omosessuali e neppure perché all’epoca il tema era tabù, ma per tutta una serie di situazioni che ne sono scaturite. Tom Hanks vinse l’Oscar e all’after party di Elton John ero al suo tavolo con lui, Bruce Springsteen e Steven Spielberg. Ad un certo punto il regista si gira e mi fa: “Ma tu lo conosci Zorro?”. Ecco, il giorno dopo ero nel suo studio a fare il provino e ad ottenere la parte per La maschera di Zorro».

1994: con Tom Hanks in Philadelphia.

IL TREDICESIMO GUERRIERO – «Ci sono film come questo che non potrò mai dimenticare. Certo, al box office non ha fatto molto, ma con il tempo è diventato un cult, anticipando kolossal come Il signore degli anelli. Ma i miei ricordi non sono legati a niente di tutto questo: avevo finito le riprese di Zorro due giorni prima e mi sono calato subito nel nuovo progetto sottovalutando la mia preparazione fisica. In una scena in un fiume, con un freddo cane e un’armatura pesantissima, dovevo sollevare ripetutamente qualcuno dall’acqua.

1999: Antonio Banderas sul set de Il tredicesimo guerriero.

Al quarto ciak ho sentito un rumore alla schiena. Per farla breve è dovuto venire a prendermi un elicottero per portarmi in ospedale perché dopo cinque minuti non riuscivo più a muovermi. Per tre mesi mi hanno riempito di punture di antidolorifici mandando a chiamare da Los Angeles tutti i luminari del campo e sottoponendomi a sedute in cui mi stiravano e mi allungavano in maniera assurda e questo solo per farmi camminare. Finito il set ho trascorso tre mesi a letto…»

Antonio Banderas
Pubblico attento a Toronto per Antonio Banderas

TEATRO A MALAGA – «Dopo aver avuto un infarto ho rimesso a posto le mie priorità e ho pensato ad un modo per spendere i miei soldi capace di rendermi felice e fare la differenza così ho deciso di formare 600 giovani nella mia città, Malaga, e di aprire un teatro. Non immaginavo minimamente le difficoltà che avrebbe comportato, ma credo ne sia valsa la pena perché ho trascurato il palco troppo a lungo e non vedo l’ora di tornarci. In pratica il mio aereo atterra alle 4 di mattina e io alle 10 sono già in sala prove. Ho meno di due mesi per portare A Chorus line in scena e sento la stessa emozione della prima volta».

  • Qui Banderas con Almodovar a Toronto per Dolor y Gloria.

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