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Andy Serkis: «Tra George Orwell e populismo: la mia versione de La Fattoria degli Animali»

Hot Corn ha intervistato il regista e pioniere della motion capture ospite del Lake Como Film Festival

Andy Serkis sul set di Mowgli - Il Figlio della Giungla

CERNOBBIO – «Non vedo l’ora di avere l’opportunità di vedere Mowgli all’aperto sul grande schermo e potermi confrontare con il pubblico sulla performance capture». Parola di Andy Serkis, l’attore e regista inglese ospite del Lake Como Film Festival dove ha presentato il suo Mowgli – Il Figlio della Giungla nella splendida cornice di Villa Erba. Mentre i rumors lo vogliono nel cast del Batman firmato da Matt Reeves e alla regia di Venom 2, noi di Hot Corn lo abbiamo incontrato in riva al lago di Como – «Con un paesaggio così realizzerei un film storico, magari creando i personaggi in digitale» – per parlare della sua carriera, il futuro della motion capture e scoprire qualche dettaglio del suo atteso adattamento de La Fattoria degli Animali di George Orwell.

Andy Serkis durante l’incontro con il pubblico al Lake Como Film Festival. Photo Credits Andrea Butti

MOWGLI «Il romanzo di Kipling è scritto in un periodo storico molto preciso, nell’era dell’Impero anglo-indiano, in pieno Colonialismo. Volevo mostrare cosa era accaduto in modo da poterlo rappresentare nell’attualità, visti anche i molti livelli metaforici del libro. Dal rapporto uomo/giungla e la relativa distruzione della natura da parte degli esseri umani all’identità di Mowgli divisa tra due mondi. Un outsider che si ritrova ad essere un mezzo per tentare di riconciliarli».

La proiezione di Mowgli: Il Figlio della Giungla al Lake Como Film Festival. Photo Credits Andrea Butti

GOLLUM & CESARE «Gollum è stato un punto di svolta per la mia carriera. Inoltre ha aperto un nuovo scenario a livello di performance capture. Non è un semplice personaggio cinematografico ma un vero e proprio grado di transazione, uno spartiacque. Cesare, invece, l’ho basato una scimmia realmente esistita negli Anni Settanta, Oliver, molto popolare per i suoi modi da umano. E io l’ho sempre immaginato così, come un umano intrappolato nel corpo di uno scimpanzé. Un po’ la storia di tutti i miei personaggi sospesi a metà tra due mondi».

Konoval, Serkis e Michael Adamthwaite sul set di The War – Il pianeta delle scimmie

LA REGIA «Prima di diventare attore ho studiato arti visive e ho sempre avuto grande interesse per la narrazione. La motion capture mi ha permesso di lavorare con registi come Peter Jackson, Steven Spielberg e Matt Reeves. Mi hanno insegnato tanto, mostrandomi come quella tecnica di regia permettesse anche di creare momenti intimi ed emotivi. Ma il vero momento di passaggio è avvenuto quando ha avuto la possibilità di lavorare con Peter (Jackson n.d.r.) alla seconda unità di regia de Il Signore degli Anelli».

Andy Serkis e Claire Foy sul set di Ogni tuo respiro.

IL TEATRO «Se sono interessato a tornare sul palco? Certo. La bellezza della motion capture è che ti permette di creare degli avatar non solo per i blockbuster. Con la mia società di produzione, The Imaginarium Studios, abbiamo lavorato insieme alla Royal Shakespeare Company per realizzare una versione de La Tempesta in cui il personaggio di Ariel, grazie a dei sensori, poteva trasformarsi e cambiare forma davanti gli occhi degli spettatori. La dimostrazione che la motion capture non è prerogativa solo del grande schermo».

Uno dei momenti de La Tempesta

ANIMAL FARM «La ragione principale per cui ho deciso di realizzare un adattamento de La Fattoria degli Animali di George Orwell è la sua incredibile attinenza con il nostro presente. Viviamo in un’epoca di corruzione degli innocenti, nel mondo del fallimento della post-verità. Il film è molto legato al libro ma è più contemporaneo nei temi trattati. Non parlerà di totalitarismi ma di avidità e corruzione, del populismo in cui siamo immersi. Al tempo stesso vogliamo mantenere intatta l’innocenza della fiaba che contraddistingue il libro e veicola il suo messaggio. Una cosa non proprio semplicissima».

La fattoria degli animali di George Orwell

LA CONDIZIONE UMANA «Ho sempre creduto che l’essenza di un attore non cambi con il mezzo usato. La performance capture è solo un’estensione. Invece di indossare un vestito di scena o del trucco per diventare un personaggio, questa tecnica permette di fare delle prove e vedere immediatamente il risultato, come se si fosse davanti a uno specchio. Una specie di marionetta o come se si avesse del make up virtuale. Ma quello che ho sempre amato è l’aspetto umano dei miei personaggi. Interpretarli significa applicare loro una condizione umana».

Andy Serkis

IL FUTURO «C’è ancora molto da poter fare nello studio della motion capture, specialmente per quanto riguarda la creazione dei personaggi. È difficile creare degli umani digitali perfetti perché oggi non è ancora impossibile distinguere cosa sia reale e cosa invece no. Inoltre ora il pubblico inizia a rendersi conto che i personaggi creati con la motion capture vengono approcciati dagli attori nello stesso modo di una rappresentazione, per così dire, classica. In termini di processo creativo non cambia nulla. Sul set ti confronti con i tuoi colleghi e vieni diretto dal regista solo che invece di indossare un costume hai una tuta con dei sensori e magari un casco a cui è collegata una piccola videocamera. Ma le emozioni sono le stesse. Quando guardi negli occhi i tuoi compagni di set e c’è chimica non importa cosa indossi».

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