Quando, tra gli anni Quaranta e Cinquanta, dagli uffici dell’Empire State Building, venivano sfornate le prime storie a fumetti dei supereroi, i buoni erano buoni e i cattivi erano, semplicemente, cattivi. Certo, alcuni di loro erano più problematici di altri, ma le caratteristiche erano, per la maggiore, ben definite. Poi, in un’altalena di correnti, piano piano, c’è stato un cambio di rotta, finendo per arrivare agli anni Ottanta, in cui tutto si mescolava in una corrente di neo-futurismo, in cui i generi andavano mischiandosi, lontani dai canoni classici. E proprio da un ibrido nasce uno dei personaggi più complessi dell’universo Marvel, antagonista per eccellenza di Spider-Man ma, anche, character a sé stante, piovuto letteralmente dallo spazio più profondo sotto forma di una viscosa sostanza nera.
La prima apparizione, Venom, la fa, appunto, nel 1988, tra il #298 e il #299 di The Amazing Spider-Man. La paternità del personaggio, come spesso accade, è controversa: David Michelinie e Todd McFarlane si contendono lo scettro di chi sia, a tutti gli effetti, il padre naturale. Il motivo? Michelinie è scrittore, McFarlane (il personaggio di Spawn, per citarne uno, è suo) è disegnatore. Disputa, tra i due mestieri, quando si parla di comics, decennale. Una battaglia che comunque non ha alterato l’evoluzione del Venom, facendolo presto diventare una delle più amate figure dei fumetti Marvel. Aria da mostro decisamente cool – con l’involucro nero lucido, i denti aguzzi e la lingua lunghissima – missione da antieroe e alias umano di quelli in cui è facile rispecchiarsi.
Perché, in poche parole, Venom deriva da una razza galattica, i Simbionti, amorfi e parassiti, che si attaccano all’organismo invaso, sottomettendolo e succhiandone le energie vitali. Venom, al contrario dei suoi simili, voleva stabilire un legale di reciproco scambio con l’essere ospitante, venendo così esiliato, come anarchico e pazzo, su un pianeta lontano. In uno di quei tanti cliffhanger narrativi – Secret Wars – Spider-Man, su quel pianeta, usò la sostanza come costume sostitutivo, portandolo con lui sulla terra.
Quel costume, scoprì Parker, era però una sostanza organica che lo rendeva sì estremamente forte, ma anche nervoso, iracondo, stanco. E per una personalità complessa come quella di Parker, avere addosso qualcosa del genere non era una buona idea. Liberatosi del Simbionte, Venom si trasferì in Eddie Brock, giornalista fallito e depresso dall’odio smisurato per Spider-Man. Eddie, padre indifferente e madre sparita, è l’alter-ego classico di Venom e quello essenzialmente più nobile, in contrasto con il Simbionte Carnage (dal colore rosso scarlatto), cattivo a tutti gli effetti, nel corpo del criminale Cletus Kasady. Pop e iconico, con quelle striature bianche, Venom, affacciandoci in sala, è stato ripreso in Spider-Man 3 di Sam Raimi (ad interpretarlo Topher Grace) e, soprattutto, da Tom Hardy – physique du rôle pressoché perfetto – nel nuovo adattamento firmato dal regista Ruben Feischer e targato Sony, momentaneamente (ri)staccata dal Marvel Cinematic Universe.
La missione di Venom, un po’ come quella di The Punisher (altro antieroe in bilico tra il Bene e il Male), è quella di proteggere gli innocenti, almeno quando è nel corpo di Eddie Brock, sfidando la legge per diventare lui stesso la legge super partes. Anarchico, dicevamo, e ambiguo e spietato. Ma irresistibile, per il pubblico come per gli altri eroi della Marvel. Infatti, in diverse storie, Venom si è ”trasferito” in Wolverine, Doctor Strange, Ghost Rider, Deadpool e anche in Rocket e Groot. Malleabile e praticamente indistruttibile (ma detesta il caldo e i rumori forti), Venom, arrivato dalle stelle fluorescenti degli Anni Ottanta, è una sorta di binomio della medaglia a due facce. La luce e l’oscurità che coesistono e collaborano in un parallelo che finisce per intrecciarsi. Impossibile resistergli, in quella fascinazione del male che, per assurdo, ci fa diventare un po’ più buoni. Del resto, “We are Venom!”.
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Qui potete vedere il trailer di Venom
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