ROMA – Ma cos’è l’amore secondo Harry Burns e Sally Albright? Un via vai lungo anni, i flussi che li allontanano e li avvicinano, infiniti caffè presi, fin da quando, nel tragitto da Chicago a New York, si siedono al tavolo di uno di quei diner dal tetto basso, odore di torta alle mele e caffè sempre pronto. Così, da quel viaggio in macchina, terminato poi a Manhattan sotto l’arco di Washington Square, ecco un turbine di parole, concetti, massime e filosofia post-romantica, impresse in quella che è e rimane, probabilmente, la miglior commedia romantica degli Anni Ottanta e anche qualcosa di più (facciamo degli ultimi trent’anni?).

Perché, Harry ti Presento Sally, diretto da Rob Reiner e interpretato da due facce simbolo di inizio Novanta come Billy Crystal e Meg Ryan, è la sintesi perfetta, nervosa e piena di tic, delle ansie, dell’instabilità, delle incertezze sentimentali di una classe di trentenni alla ricerca del loro posto nel mondo. Lui, Harry, cinico ed egocentrico, vuol fare il politico e non crede nell’amicizia tra uomo e donna; lei Sally, idealista e sognante, che vuol diventare giornalista e lui invece ricorda aspirante ginnasta. Sono diversi, non si piacciono, quasi si detestano.

Poi arriverà il caso a metterci lo zampino, cinque anni dopo cinque anni, capodanno dopo capodanno. Tra Central Park d’autunno, librerie che non esistono più, alberi di Natale, cene galeotte – come quella al Cafè Luxembourg, Upper West Side, sulla Settantesima – o improbabili discussioni su improbabili tavoli da caffè. Fino, naturalmente, all’estasi simulata da Meg Ryan, scena cult, ripresa e citata (e abusata) ogni qual volta, nel cinema, ci si ritrova a cena. Solo che nel film di Reiner, le intenzioni, lo spirito e soprattutto la cornice – siamo da Katz’s, nel cuore dell’East Village, rinomato non solo per il pastrami ma anche per lo squisito caffè – erano tutt’altra cosa.

Del resto, Harry Ti Presento Sally, scritto da Nora Ephron (nomination per lo script), ha poi fatto scuola per il suo giocare con il tempo e con i personaggi, conditi da dialoghi folgoranti – l’ultima frase, per esempio, almeno una volta nella vita, l’abbiamo dedicata alla Sally della situazione – e svolte impreviste. Insomma, When Harry Met Sally…, è l’esempio di come una rom-com dovrebbe essere, ha l’allure da vecchia scuola (tra Billy Wilder e Cary Grant, e non solo) ma, fin dall’uscita nel 1989, ha la peculiarità di essere uno di quei titoli fondamentali, da vedere e rivedere, in cui ritrovarsi e, magari dopo un caffè insieme ad Harry e Sally, capire qualcosa in più sull’amore, sull’amicizia, sulle scelte da fare, sugli attimi da cogliere. Iconico.
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