ROMA – Milano, 2030: otto anni fa l’agenzia indipendente di spionaggio Citadel è stata distrutta da un’organizzazione rivale, Manticore. Da allora, Diana Cavalieri (Matilda De Angelis), spia di Citadel sotto copertura, è rimasta sola, intrappolata tra le linee nemiche come infiltrata in Manticore. Quando finalmente le si presenta l’occasione di uscirne e sparire per sempre, l’unico modo per farlo è fidarsi del più inaspettato degli alleati, Edo Zani (Lorenzo Cervasio), l’erede di Manticore Italia e figlio del capo dell’organizzazione, Ettore Zani (Maurizio Lombardi), in lotta per la supremazia contro le altre famiglie. Citadel: Diana è diretta da Arnaldo Catinari e sviluppata da Alessandro Fabbri, la serie sarà disponibile su Prime Video dal 10 ottobre.

Si tratta del secondo capitolo – o se vogliamo segmento narrativo – della saga di Citadel, avviata nel 2023 con la serie madre prodotta da Joe e Anthony Russo (qui come executives nda) e con protagonisti un trio di attori di grido come Stanley Tucci, Priyanka Chopra Jonas e Richard Madden. E non si ferma qui Citadel, perché dal 7 novembre arriverà il terzo segmento in chiave hindi. Quel Citadel: Honey Bunny con Samantha Ruth Prabhu e Varun Dhawan che promette tanto spettacolo dalle prime immagini promozionali e che vedremo su Prime Video a partire dal prossimo 7 novembre. Ci sarà tempo per parlarne, insomma, intanto godiamoci il near-future italiano di Citadel: Diana.

Chi ha visto la serie madre dovrebbe essere riuscito a intuire la tipicità del progetto narrativo dei Fratelli Russo, ma è soltanto con Citadel: Diana e Citadel: Honey Bunny che tutto ci appare (finalmente) chiaro: è nella geolocalizzazione che risiede la forza della saga. È la sua verticalità, la ragione per cui oggi ne parliamo e un domani la rivedremo. Ogni segmento (tele)filmico vive, cresce e prospera, infatti, nel proprio contesto: Gran Bretagna, Italia, India, così da valorizzare cast artistico e tecnico e esplicitare sempre di più l’aspetto globale di una serie che pur cambiando vestito rimane fedele ai propri dettami. Thriller, stunt adrenalinici, un intreccio solidissimo e ricco di intrighi che muta passo passo.

La scelta artistica di Catinari, poi, di operare in maniera analogica servendosi di pochi effetti speciali e lavorando principalmente di coreografie ritmate e manovre di cinepresa fluide, dà a Citadel: Diana un sapore tutto nuovo. O per meglio dire, vintage, perché in realtà l’ispirazione è quella del cinema hong-konghese anni Ottanta-Novanta (John Woo, Ringo Lam e Johnnie To). Un’inedita e sorprendente Matilda De Angelis – fragile e combattiva – fa il resto per presenza scenica e atletica, dando il via ad una potenzialmente formidabile svolta action della sua giovane e fin qui ricca carriera, attenzione però all’enigmatico personaggio di Maurizio Lombardi. Perché un cattivo così, in una serie così, non capita tutti i giorni di vederlo.
- PREVIEW | Citadel, una serie globale
- HOT CORN TV | Citadel: Honey Bunny, il trailer
- VIDEO | Qui per una clip di Citadel: Diana:
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