ROMA – All’inizio degli anni Ottanta il wrestler gay Saúl Armendáriz (Gael García Bernal) vive a El Paso, in Texas, e attraversa regolarmente il confine con Ciudad Juárez in Messico per partecipare a incontri di wrestling lucha libre. Lotta come El Topo finché non incontra un nuovo allenatore, Sabrina (Roberta Colindrez), che gli suggerisce di competere come exótico (ovvero un lottatore che combatte indossando costumi femminili), portandolo alla sua nuova identità e al crescente successo come Cassandro. Sarà l’inizio di un’ascesa straordinaria. Parte da qui Cassandro, opera prima di finzione di Roger Ross Williams, disponibile in streaming su Prime Video. E sottolineiamo di finzione perché Williams, in realtà, è tutt’altro che un autore alle prime armi.

Parliamo infatti del primo regista afroamericano a vincere un Oscar. Fu il 2009 con il cortometraggio Music by Prudence incentrato sull’allora 24enne cantante zimbabwese Prudence Mabhena e la sua incredibile storia di coraggio e affermazione tra superstizione, odio, musica e nuove possibilità. Seguirono a ruota God Loves Uganda sulle improbabili connessione tra l’evangelizzazione in Nord America e in Uganda, Life, Animated sull’incredibile caso di Owen Suskind, autistico dalla nascita, capace di interagire con il mondo solo attraverso i Classici Disney, e The Apollo sull’unico e solo Apollo Theatre. Infine Cassandro incentrato sul cammino di vita ed emancipazione del luchador messicano Saúl Armendáriz che è espansione narrativa del suo documentario breve The Man Without a Mask.

Tutt’altro che una storia banale quella di Cassandro. Basti pensare al nome scelto, ispirato alla guardiana di un bordello di Tijuana – Cassandra – con cui Armendáriz strinse nel 1989 un profondo legame. Poi il 1991 con il tentato suicidio dopo la reazione negativa generale della stampa quando venne fuori che avrebbe dovuto lottare con El Hijo del Santo (qui presente nei panni di sé stesso) per il campionato mondiale dei pesi welter UWA. Infine il 1992 con la vittoria del primo titolo, il campionato mondiale dei pesi leggeri UWA contro Lasser. Fu un evento storico per Armendáriz e per l’intera comunità wrestling. Divenne infatti il primo exótico a detenere un titolo mondiale.

Poi il circuito indipendente, l’alcol, le droghe, la rinascita sino al definitivo ritiro nel 2012, a 42 anni, dopo mezza vita passata sul ring. Una storia incredibile resa immortale a mezzo filmico da un Williams ispirato dalla sua portata valoriale tra manovre fluide e costruzioni d’immagine eleganti. L’epica di Cassandro, la sua narrazione da coming-of-age maturo e combattivo, è al contempo lotta al patriarcato e ai suoi paradigmi malevoli e omofobi, e accettazione totale, integra ed organica del proprio Io. Un agire, quest’ultimo, cucito addosso alla transizione da El Topo e Cassandro. Uno scatto, un’evoluzione, custode al suo interno di tutto un intero mondo di sfumature e vita che vanno ben oltre il semplice vestiario con cui salire sul ring.

A portarlo in scena un Bernal intenso, atletico, formidabile, dalla bellezza commuovente nella sua mimica irresistibile e irripetibile fatta di tenacia, fame, fragilità e forza, e contagiosa gioia di vivere negli occhi. E se è vero che, stando almeno a quanto dice la biografia di Armendáriz, molti degli eventi di Cassandro sono stati opportunamente rielaborati e alleggeriti da Williams per ragioni narrative, poco importa. Il suo è cinema elegante, incisivo, che colpisce nel segno ed emoziona come solo i grandi film (e i grandi autori) sanno fare.
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Qui sotto potete vedere il trailer del film:
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