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I Tre Giorni del Condor | Robert Redford, James Grady e quel film ancora rilevante

Un libro, un grande film e quella paranoia mai così attuale. Perché rivedere un classico

Robert Redford in una scena de I tre giorni del Condor.

LONDRA – Utilizzando l’ingegnosa trama presa dalle pagine del libro di James Grady di un uomo comune coinvolto in circostanze straordinarie, impreziosendola poi con la malinconia post-Watergate e la paranoia del periodo, I tre giorni del Condor ha aumentato nel corso degli anni il suo status di cult assoluto, affiancando un altro titolo dell’epoca – Perché un assassinio di Alan J.Pakula con Warren Beatty, per chi lo ricorda – nell’elenco degli imperdibili. Naturalmente, per entrare nella storia della pellicola, all’inizio si deve accettare l’assunto di base, ovvero che il divo Redford sia un umile analista di basso livello della CIA dedito a leggere libri. Impiegato a decifrare eventuali messaggi nascosti nei materiali stampati e nei volumi provenienti da fonti di tutto il mondo, Medio Oriente in primis, il suo personaggio Joe Turner sarà però costretto a fuggire quando si ritroverà tutta la sua squadra massacrata in ufficio a New York.

I tre giorni del Condor
Robert Redford è Joseph Turner detto Joe.

Che fare? Inizia una fuga impossibile, in cui è costretto a rapire una donna (e che donna, Faye Dunaway) e a nascondersi nel suo appartamento mentre un sicario lo bracca. Comincia una pericolosa e imprevedibile ricerca per Turner perché mentre fugge, cerca anche di muoversi attraverso la politica interna del servizio segreto che lo ha tradito. Ma perché ora lo vogliono morto? E cosa c’è che non funziona nella CIA? Stiamo parlando di un film uscito negli Stati Uniti il 25 settembre del 1975 – un un’era geologica fa – eppure la paranoia di cui è cosparso il film è ancora prevalente oggi, soprattutto dato l’attuale e fragile clima politico in tutto il mondo e la natura dell’imperialismo americano. La scoperta di Turner che il codice altamente sensibile che ha scoperto (e che ha portato al bagno di sangue nel suo ufficio) è un’operazione segreta e illegale per impossessarsi dei campi petroliferi del Medio Oriente e prevenire una carenza di carburante negli Stati Uniti, è scomodamente – troppo scomodamente – vicina al paesaggio geopolitico moderno.

Una coppia perfetta: Robert Redford e Faye Dunaway.

Se ci pensate bene, il personaggio di Joe Turner è quasi l’equivalente cinematografico degli anni Settanta di una figura come quella di Edward Snowden, sebbene lui sia un informatore involontario e qualcuno non preparato a gestire il fatto di avere una taglia sulla testa. A differenza però della serie che ruota attorno a Jason Bourne e ad altri film simili, I tre giorni del Condor – che ora trovate in streaming solo su Infinity – rimane un thriller spionistico decisamente atipico perché non si muove a velocità folle o coinvolge il protagonista in salti mortali sui tetti e inseguimenti ad alta velocità in auto. Anzi. Qui ci si sposta lentamente, per non farsi vedere, quasi una partita a scacchi, come quella con il sicario Joubert (un grande Max von Sydow). Qui c’è un’impresa molto più realistica, che contribuisce ad aggiungere credibilità alla situazione, sia attraverso il carisma rilassato di Redford che attraverso la regia sottile di un maestro sempre troppo poco citato come Sydney Pollack, che era reduce da altri due capolavori con Redford: Corvo rosso non avrai il mio scalpo nel 1972 (che vi avevamo raccontato qui) e Come eravamo nel 1973 (che trovate qui).

I tre giorni del Condor
Un altro frammento del film di Sydney Pollack.

A tutto questo, aggiungete anche la colonna sonora di Dave Grusin (meravigliosa, qui), la New York un po’ scura e inquietante degli anni Settanta fotografata da Owen Roizman (non a caso anche direttore della fotografia de Il braccio violento della legge) e caratteristi come Cliff Robertson. Costato 10 milioni di dollari, I tre giorni del Condor ne incassò 50 e divenne un cult immediato, producendo poi nel 2018 anche uno spin-off televisivo non male, Condor con protagonista Max Irons, figlio di Jeremy e Sinéad Cusack (trovate le due stagioni su Prime Video). Ma qual è il motivo per cui il film è ancora spaventosamente moderno? Fondamentalmente che la tensione e l’intrigo derivano dalla mancanza di melodramma e il film minuto dopo minuto diventa così anche un film molto politico, un crudo promemoria sul fatto che essere un patriota leale verso il proprio Paese a volte può avere ripercussioni avverse. Anche mortali.

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  • VIDEO | Qui il trailer originale de I tre giorni del Condor:

 

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