ROMA – «Viviamo in un momento in cui un potente e incredibilmente necessario movimento femminista sta cercando di scoprire e decostruire la società patriarcale ed eteronormativa che è stata costruita per noi. Credo fermamente nell’ascoltare le giovani generazioni e i ragazzini di tredici anni e quello che ci stanno dicendo da sempre. Che hanno, cioè, un desiderio profondo di connessioni emotive. In qualche modo abbiamo reso quel desiderio invisibile costruendo queste caratteristiche e immagini legate alla mascolinità che spesso sono connesse alla virilità. Ma credo che questi termini spesso vengano confusi e che dovremmo ascoltare questi ragazzi con maggiore attenzione». Lukas Dhont è una delle cose migliori accadute al cinema europeo negli ultimi dieci anni. Dopo il suo folgorante debutto con Girl, il regista fiammingo torna a parlare di identità e adolescenza in Close, magnifico racconto sull’amicizia tra due ragazzini di tredici anni uniti da un affetto fraterno. Ma un evento inaspettato cambierà per sempre le loro vite, mettendo in discussione il loro legame. Presentato in concorso a Cannes, dove ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria, il film arriva nelle nostre sale dal 4 gennaio.
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La video intervista a Lukas Dhont è a cura di Manuela Santacatterina:
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