ROMA – Quando le grandi di star di Hollywood non si prendono sul serio il divertimento è assicurato. Già perché The Lost City, (in)aspettato adventure movie d’altri tempi pur non aggiungendo chissà cosa al genere costruisce due ore (scarse) di spudorato e inarrestabile entertainment. Tutto, sul filo dell’assurdo e dell’esagerato, come sanno essere certe commedie condite da una frivolezza rassicurante e necessaria. E va bene così, perché la storia, scritta da Seth Gordon per la regia dei Nee Brothers, è talmente assurda da essere irresistibile e, a suo modo, incredibilmente illuminante. Il merito, va detto, è certamente dei protagonisti: Sandra Bullock, scrittrice di romanzi rosa d’avventura, e Channing Tatum, il modello belloccio che presta volto e muscoli per le cover dei libri.

Insieme a loro c’è Daniel Radcliffe, cattivissimo collezionista di rarità archeologiche, e soprattutto c’è un pazzesco Brad Pitt che, in appena una manciata di scene, si conferma (qualora ce ne fosse bisogno) come il più influente attore contemporaneo. Impulsi ormonali esclusi (insomma, l’accoppiata Brad Pitt & Channing Tatum stenderebbe chiunque!), la vicenda ruota attorno a Loretta Sage che, durante il tour per il suo ultimo libro, viene rapita da un miliardario convinto che lei possa aiutarlo a scoprire la civiltà perduta descritta accuratamente nel romanzo. A salvarla, o almeno a provarci, c’è proprio Alan, il modello da copertina determinato a dimostrare di essere un (vero) eroe.

Ricalcando i film d’avventura Anni Ottanta e Novanta (qualcuno penserà ad All’inseguimento della pietra verde oppure a Sei giorni, sette notti, per citare due titoli che tanto fecero la fortuna dei BlockBuster Store), in cui una cornice lussureggiante e selvaggia strideva con l’inadeguatezza dei protagonisti (e qui Sandra Bullock affronta un’isola sperduta con indosso tacchi e un vestito di paillettes fucsia…), The Lost City ci offre una sequela no-stop di battute, di sketch, di siparietti in cui Channing Tatum e la Bullock offrono il loro meglio, trovandosi a perfetto agio in un film che, naturalmente, non ci tiene a voler essere serio. Anzi, fa di tutto per non esserlo.

E a noi, che nel cinema cerchiamo (anche) lo svago, pellicole come The Lost City ci riavvicinano al mezzo filmico, alla voglia di immergerci in mondi lontani e prendere parte ad avventure incredibili. Sotto sotto, poi, il film dei Nee Brothers è pure una non scontata disamina sulle peculiarità di genere, sulle apparenze (che ingannano) e sullo stato dell’arte di una certa editoria. Chiaro, niente di trascendentale, eppure il suo miscuglio scanzonato e spiritoso sono l’emblema e il paradigma micidiale di quei film che vanno esattamente come crediamo che vadano, generando in noi quella sensazione piacevole di aver visto il film di cui non credevamo di aver bisogno.
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Qui il trailer di The Lost City:
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