MILANO – Ci sono storie che lasciano il segno e diventano di esempio, storie che insegano a non mollare e a rialzarsi nonostante i colpi inflitti dalla vita. Di sicuro Veronica Yoko Plebani non aveva in mente di diventarne una, prima di quei fatidici quindici anni, quando la meningite batterica fulminante ha cambiato per sempre la sua vita. Oggi Veronica è un’atleta olimpica e ha ripreso in mano la sua vita. Maria Iovine ha seguito la giovane sportiva in Corpo a corpo, il documentario presentato alla Festa del Cinema di Roma. L’ha seguita nei suoi allenamenti, proprio in vista delle Olimpiadi, e nella sua vita di tutti i giorni, nel rapporto con la madre e con gli amici.

La meningite batterica è un’infiammazione delle meningi causata da un batterio, è potenzialmente letale, può causare la necrosi dei tessuti e portare anche all’amputazione degli arti in cui non passa più il sangue. Veronica ha raccontato più volte l’inizio della malattia e quei mesi pieni di dolore, così come la scelta di non lasciarsi abbattere dopo aver partecipato con la sua famiglia alla Maratona di New York. Lo sport è diventato così la sua rinascita e l’ha portata a partecipare a due Paralimpiadi, snowboard a Sochi nel 2014 e canoa a Rio de Janeiro nel 2016. Arriviamo a tre anni fa, quando inizia il documentario di Maria Iovine.

Veronica è in procinto di laurearsi con una tesi sulla rappresentazione delle donne nello sport e si sta preparando alle gare per arrivare a Tokyo 2020. Parteciperà nel triathlon, classe PTS2: nuoto, ciclismo e corsa a piedi. Vediamo l’impegno dei suoi allenamenti e la determinazione nei suoi occhi. Arrivano i primi problemi: i suoi piedi sono troppo sotto sforzo e rischia di non riuscire più a camminare. Così per qualche mese si ferma con la corsa, e si allena solo con la bici e in piscina. La Federazione propone di cambiare le sue protesi con un modello più moderno ed ergonomico: potrebbe essere la soluzione per permetterle di correre senza gravi ripercussioni, ma serve l’approvazione internazionale perché le possa usare anche a Tokyo.

Spesso Veronica partecipa anche a diverse campagne di sensibilizzazione per la meningite, dà la sua testimonianza ed è anche protagonista di alcuni servizi fotografici. Ha imparato ad amare le sue cicatrici e non vuole nasconderle. È un messaggio che porta da anni a tutte coloro che ne hanno bisogno, quello di non vergognarsi delle cicatrici sul proprio corpo e di ignorare quello che può pensare la gente. La forza della giovane si trasmette in ogni cosa che fa e che continua anche oltre ciò che viene mostrato sullo schermo. Maria Iovine la segue anche nell’eccitazione, nell’ansia e nei dubbi mentre le Paralimpiadi si avvicinano. Ma tutto era destinato a fermarsi, il Covid mette uno stop a qualsiasi cosa.

Iniziano così mesi incerti, in cui anche l’atleta è demoralizzata (e chi non lo era, d’altronde?) e restia agli allenamenti. Corpo a corpo la lascia durante le prime riaperture, quando stanno riprendendo le prime gare, il ritmo inizia a somigliare a quello di un tempo e Veronica può riprendere i suoi vecchi allenamenti. Anche se noi sappiamo che la storia non si è fermata lì. A Tokyo 2021 Veronica Yoko ha portato a casa la medaglia di bronzo e il suo successo come atleta è solo all’inizio. La sua storia e il suo messaggio, però, rimangono una fonte d’ispirazione per tanti che, come lei, si sono ritrovati all’improvviso messi a terra dalla vita. Ci insegna che l’importante è rialzarsi e andare avanti. Nonostante i dubbi e le incertezze, crederci sempre.
Lascia un Commento