BARI – La grande mostra dedicata a Mario Monicelli ha inaugurato la settimana del Bari International Film Festival, che quest’anno è dedicato proprio alla figura del grande regista dopo che nel 2009 ne aveva anche presieduto la primissima edizione, consegnando il premio a lui intitolato a Paolo Sorrentino. Una mostra che serve anche, a dieci anni dalla scomparsa, avvenuta il 29 novembre 2010, per ragionare sull’eredità, visto che si sente ancora l’enorme vuoto che la sua mancanza ha lasciato, anche se il suo cinema non è mai stato tanto vivo, rivisto, ripercorso e ricelebrato anche in streaming in differenti modi, basti ricordare il bel documentario La versione di Mario di Felice Farina (lo trovate su CHILI qui).

Nella mostra, che sarà possibile visitare per tutta la durata del festival, fino al 30 agosto, il pubblico può così ammirare novanta gigantografie messe a disposizione dall’archivio fotografico della Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia. Scatti dal set, scene dei film, foto inedite, ritratti e locandine dei film più amati. Un modo per ricordare e riscoprire il lascito del regista, che si accompagna con una rassegna di diciannove titoli – fra i tanti firmati da Monicelli – proiettati al Multicinema Galleria, tra cui Vita da cani, L’armata Brancaleone, Un borghese piccolo piccolo, La grande guerra, Romanzo popolare, Amici miei e Il Marchese del Grillo.

Mario Monicelli ha contribuito a plasmare il cinema italiano – di cui è tuttora uno dei più grandi rappresentanti – e qualsiasi tentativo di encomio risulterebbe superfluo, tanto i suoi film sono entrati nel linguaggio popolare e nell’immaginario di intere generazioni. Ha reso un’immagine, ironica e sagace, dell’Italia attraverso la commedia, maestro indiscusso del genere. I suoi protagonisti erano comunque sempre gli italiani, con le loro abitudini, i loro pregi e i loro difetti. Tutti, a un certo punto, si sono riconosciuti in qualche suo film. Ha creato personaggi indimenticabili, come il Totò neorealista, il Vittorio Gassman de I soliti ignoti e la Monica Vitti de La ragazza con la pistola, presentato in una versione restaurata proprio qui al festival.

Celebrato anche da Pupi Avati, che durante la seconda serata è stato insignito del premio Tonino Guerra insieme al fratello Antonio, che ne ha dipinto un ricordo carico allo stesso tempo di affetto e di malinconia. Il Bif&st ripercorre così una straordinaria carriera, iniziata negli anni Trenta e conclusa nel 2006, quando Monicelli ha firmato il suo ultimo film La rosa del deserto, una carriera che ha fatto scuola non solo nel cinema nostrano ma in tutto il mondo, motivo insieme di ispirazione e confronto per intere generazioni di successivi cineasti. Monicelli, con il suo stile un po’ burbero e anticonformista, non solo non ci ha mai lasciati, ma la disarmante modernità dei suoi film ci accompagna ancora oggi. Quel popolo che aveva raccontato nella sua commedia all’italiana esiste ancora. Siamo ancora noi, che continuiamo a guardarci attraverso il suo sguardo.
- Quella volta con Totò e la Magnani: rivedere in streaming Risate di gioia.
Lascia un Commento