MILANO – «Come sto vivendo questi giorni? Mi arrangio all’interno dei parametri imposti. Rimanendo molto disorientata. Come tutti». Abbiamo contattato Valentina Lodovini per farci raccontare l’esperienza sul set di Spore, thriller al femminile diretto Alessia Di Giovanni – lo trovate su CHILI – ambientato negli anni Ottanta. Un film che intreccia noir e fumetto, temi ambientali e inquietudini sociali, violenza sulle donne e scena punk. «Mi sento sempre privilegiata quando mi propongono un film indipendente perché hai la possibilità di fare qualcosa di concreto per il nuovo cinema italiano». E, per distrarsi un po’ in questi giorni trascorsi in casa, abbiamo chiesto alla Lodovini di consigliare dei film ai lettori di Hot Corn, tra Gatta Cenerentola e Anomalisia.

Spore è un film che tratta molti temi tra cui ecologia, ingiustizie sociali, la figura femminile. Cosa ti ha attratto del progetto?
Avevo la possibilità di dare vita a un bel personaggio femminile che diventa metafora perfetta dell’ingiustizia sociale. E poi l’ho scelto perché nel suo piccolo è un film importante, in film politico che rompe il silenzio.

Alessia di Giovanni aveva già parlato di violenza e molestie in Lavoratrici. Che tipo di esperienza è stata lavorare con lei?
Mi sono sentita protetta perché la creatività e la sensibilità femminile spesso si portano dietro questo senso di protezione. Purtroppo nel mercato cinematografico le donne sono ancora troppo poche.

In Spore interpreti una ex-brigatista appena uscita dal carcere. Un personaggio che simboleggia la situazione politica italiana di quel periodo. Come hai costruito il personaggio?
Ho letto molto, mi sono documentata attraverso libri ma devo dire che mi sono anche affidata molto ad Alessia che aveva la padronanza dell’argomento e del personaggio.

Il cinema italiano negli ultimi anni grazie a opere prime importanti e pellicole indipendenti ha riscoperto i film genere ma anche un linguaggio visivo e narrativo nuovo. Pensi possano contribuire a plasmare il gusto e l’opinione degli spettatori e le scelte produttive del nostro cinema?
Ho sempre considerato un privilegio lavorare nel cinema indipendente. Sul set si respira l’urgenza del racconto e la passione pura. Inoltre mi sento sempre privilegiata quando mi propongono un film indipendente perché hai la possibilità di fare qualcosa di concreto per il nuovo cinema italiano.

Quali sono i film che consiglieresti ai lettori di Hot Corn?
Tra gli italiani Gatta Cenerentola di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone, Anime Nere Francesco Munzi e Paisà di Roberto Rossellini. Tra gli stranieri La Favorita di Yorgos Lanthimos, Victoria di Sebastian Schipper e Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson.

In questi giorni si parla molto di possibili Festival digitali e uscite di film direttamente in streaming. Un dibattito tra chi lo ritiene un male per l’industria e chi pensa siano e saranno parte del futuro del cinema. La tua opinione?
La sala non può essere sostituita e sono sicura che non morirà. Dobbiamo solo convivere con un’esigenza che ci allontana dalla magia degli spettatori riuniti in una stanza buia davanti alle immagini in movimento.
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