MILANO – I suoi fratelli si chiamavano Vladimir e Lenin, a lui invece il padre, avvocato leninista, diede un altro nome: Ilich. Ilich Ramírez Sánchez, venezuelano, poliglotta, guerrigliero prima, terrorista poi, una vita in fuga tra la Colombia a Hollywood, tra Marsiglia e Berlino. Un personaggio ambiguo, talmente ambiguo da prendere il nome da un romanzo, Il giorno dello sciacallo, pubblicato prima della sua apparizione. Talmente ambiguo da venire associato a due film, Il giorno dello sciacallo, film del 1973 con Edward Fox, e The Jackal, in cui il sicario era Bruce Willis. Non solo: c’è anche una serie su di lui, Carlos, con Edgar Ramirez, e il personaggio di Rutger Hauer ne I falchi della notte, film del 1981 con Stallone, era costruito proprio su di lui.

Molte storie, tante leggende, una sola verità: Ilich Ramírez Sánchez non è morto, oggi è ancora vivo, ha settant’anni, sta scontando l’ergastolo in Francia e ha ammesso di aver ucciso più di ottanta persone. Mai per denaro però, solo e sempre per motivi politici: «La liberazione della Palestina». Ilich Ramírez Sánchez diventa Carlos negli anni Settanta, poi eccolo diventare “Lo sciacallo” quando, durante una delle molte ricerche (vane), la polizia trova in un suo covo proprio una copia del libro pubblicato da Frederick Forsyth nel 1971, Il giorno dello sciacallo. Ma è solo l’inizio di una storia incredibile, ancora più incredibile di qualsiasi film.

Lo sciacallo è un’ombra, una figura misteriosa che attraversa gli anni Settanta, influenza poi cinema e letteratura, finirà addirittura nei libri della trilogia di Jason Bourne di Robert Ludlum (non nei film con Matt Damon però, il personaggio verrà eliminato), la sua storia tocca Marsiglia, Berlino e la Palestina, ma anche l’Italia: qualcuno lo affianca a Gladio, altri dicono che era lui la mente dietro alla strage della stazione di Bologna il 2 agosto 1980 (falso), altri ancora dicono che per anni si sia nascosto a Bettola, paesino in provincia di Piacenza.

Aidan Quinn lo interpreterà in un altro film, L’incarico, altro titolo uscito nel 1997, proprio come The Jackal, un momento storico in cui il vero Sciacallo ha ormai finito la sua corsa, in prigione già da tre anni e con due condanne addosso. Ci resterà a vita, ma dalla cella continua a osservare e guardare il mondo tanto che quando uscì la serie Carlos, fece pervenire la sua personale recensione all’avvocato, uno scritto in cui se la prese con la produzione, accusando il regista (Olivier Assayas) di aver completamente stravolto il messaggio della sua esistenza: «Un film di propaganda fatto per oscurare il mio nome, un’opera piena zeppa di errori storici».

Per qualcuno rimane un eroe politico, per altri solo un assassino, definito addirittura il Bin Laden degli anni Settanta- perfino History Channel in un documentario ha cercato di capire chi fu davvero Carlos lo Sciacallo. «The Man Who Hijacked the World», ovvero l’uomo che dirottò il mondo. Con un ruolo anche in Italia, lo raccontò lui, in carcere: «L’8 maggio del 1978 a Beirut, un reparto dei servizi stava aspettando il segnale per liberare alcuni brigatisti. Non scese nessuno dall’aereo e il giorno dopo successe quello che successe». Il 9 maggio il corpo di Aldo Moro venne ritrovato in via Fani. Uno dei tanti segreti di un enigma chiamato Carlos.
- STORIE | Se Ryan Gosling diventa fotografo per l’Africa
Lascia un Commento