LONDRA – Non sempre il passaggio tra televisione e cinema è automatico, anzi, la lista di divi del piccolo schermo rimasti fuori dal mondo del cinema è infinita e continua ad allungarsi. Dai nomi di ieri, Tom Selleck su tutti, fino a quelli di oggi, vedi il magnifico Jon Hamm, finito a fare comparsate o opere sportive come Million Dollar Arm. Ma se un tempo era quasi un’ossessione nonché preludio a un fallimento, nell’era digitale i divi seriali non hanno più la necessità di Hollywood, anzi. Non a caso qualche mese fa un articolo di Vulture segnava il passo con un titolo emblematico: «TV Stars Don’t Need to Make It in the Movies Anymore». Insomma, cinema addio. O quasi.

Per Kit Harington, ormai divo totale, star social e in perenne ascesa grazie al suo Jon Snow ne Il Trono di Spade – ritrovate l’ultima stagione su CHILI qui – ci sono stati finora davvero pochi film e quasi sempre sbagliati. Qualche esempio? Il fragoroso flop di Pompeii (un incasso di 123 milioni di dollari su una spesa di 100!) e l’altro passo falso de Il settimo figlio, mentre un caso a parte rappresenta il doppiaggio di Eret in Dragon Trainer, un successo al botteghino, senza dubbio, ma non certo attribuibile alla sua presenza. E non può far certo testo nemmeno il godibile action Spooks: il bene supremo, inedito in Italia (potete recuperarlo qui).

In attesa della vera svolta, ovvero La mia vita con John F. Donovan di Xavier Dolan – in sala dal 27 giugno anche in Italia grazie a Lucky Red – che è realmente una scommessa d’autore da dentro o fuori, e catalogando come progetto televisivo la buona miniserie (sempre in costume! Ma basta!) Gunpowder, rimane solo un altro film da vedere nella lista di Harington: Brimstone, western anomalo, passato alla Mostra di Venezia due anni fa, mai uscito in sala e ora finalmente approdato in streaming anche su CHILI (lo trovate qui). Diretto da un regista olandese, Martin Koolhoven, e con un grande cast a fianco di Kit (Guy Pearce, Dakota Fanning, Carice van Houten), il film è una sorta di western biblico e gotico, nero come la pece.

Un film duro, particolare, non certo una passeggiata di salute o una commediola da sabato sera, ma decisamente interessante, un esperimento a metà strada tra Cormac McCarthy e Lawless di John Hillcoat in cui Harington si difende bene e emerge in un ruolo decisamente distante da Snow. Colonna sonora di un altro olandese come Tom Holkenborg aka Junkie XL, fotografia fumosa e grigia firmata da Rogier Stoffers e una domanda che aleggia per tutta la durata del film: ma c’è un’altra vita possibile dopo Jon Snow per Kit Harington? Oppure la maledizione di Casa Stark gli resterà addosso per tutta la vita?

Domande legittime che si è (ovviamente) posto anche lo stesso Kit che ha ammesso di voler stare lontano dai riflettori per un po’ e cambiare abitudini, consumato dai sei anni di riprese sul set de Il Trono di Spade. Non a caso il post GoT è già cominciato proprio qui a Londra, al Vaudeville con una pièce come True West, opera leggendaria firmata da un mito come Sam Shepard e portata in scena quasi in contemporanea alla versione di Broadway firmata da Ethan Hawke e Paul Dano. Una dichiarazione d’intenti di quello che sarà il futuro, visto che Harington per il momento ha anche confessato di non aver voglia di blockbuster in stile Marvel o altro.

Insomma, quasi la sindrome post-Twilight che ammalò Robert Pattinson e Kristen Stewart che, fiaccati da tanto mainstream, presero poi direzioni clamorosamente opposte, indie e alternative, da David Cronenberg a Claire Denis, tra i fratelli Safdie e Assayas. E chissà che dopo il film con Dolan, non si apra per Harington una stagione di esperimenti e nuovi autori. «Sicuramente dovrò modificare look», ha confessato Harington, «e sarà difficile rinunciare alla barba, ma è una cosa che devo fare. Devo riuscire a liberarmi di Jon Snow…».
- Qui Kit Harington racconta True West a BBC Breakfast:
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