Le giornate professionali del Cinema si sono appena concluse e, com’è giusto che sia, è tempo di bilanci. Per i non addetti ai lavori, Ciné è uno degli appuntamenti di punta del mercato cinematografico, aperto a tutti coloro che gravitano intorno al mondo dei film: dagli allestimenti ai pop-corn, dalla sala alle poltrone. Ma anche – e soprattutto – tutto ciò che vedremo nei prossimi mesi. Due date all’anno: a Riccione in estate, per presentare il semestre invernale, e a Sorrento in tardo autunno, per i mesi primaverili. Le distribuzioni, piccole e grandi, si sono riunite al Palariccione per presentare i listini del secondo semestre del 2018. Quattro giorni piuttosto intensi, quindi, soprattutto per la mole di trailer, clip e anticipazioni che ci accompagneranno almeno fino a gennaio.

Ma c’è un ma. Nonostante siano stati realizzati ben ventitré panel tra convention e listini, il quadro che si presenta è relativamente scoraggiante. Innanzitutto, c’è l’annoso, trito e ritrito problema della stagionalità. Sì, in estate l’italiano medio non va al cinema, preferendo di gran lunga i luoghi di villeggiatura. L’anno scorso, soprattutto durante il Ciné di Sorrento, le distribuzioni avevano promesso agli esercenti una presenza più massiccia nel trimestre giugno-agosto, non tanto per il numero di film proposti quanto per la qualità. A conti fatti, però, poche sono state le major a tener fede a questa promessa e, diciamolo, anche a livello di contenuti, sono rari i titoli che hanno fatto (e faranno) da traino per portare le persone in sala. In più c’è da aggiungere il mero fattore umano: anche i cinefili più incalliti sono ormai abituati alla povertà del palinsesto estivo, tanto da disinteressarsi ad eventuali novità degne di nota.

Il secondo problema? Quello delle windows. La commercializzazione dei film dopo l’uscita in sala sta diventando un tema centrale per le distribuzioni piccole e grandi, alla continua ricerca di nuovi modi per sfruttare a pieno le uscite theatrical. Chi può rompe il dogma dei famosi 105 giorni, scontrandosi però sia con gli esercenti che con i competitor. Se da un lato è lo stesso Francesco Rutelli, presidente Anica, ad auspicare una ridiscussione di questo periodo per evitare la pirateria, dall’altro comprimere questo lasso di tempo potrebbe ulteriormente sottrarre utenza alle sale.

Ultima, ma non ultima, la più semplice della questione: i contenuti. Listini alla mano, pare evidente come tutto si concentri tra il mese di settembre e quello di dicembre, con in mezzo una marea di film in competizione non solo tra distribuzioni diverse, ma anche – paradossalmente – all’interno di una stessa distribuzione. Il Natale, che inizia sempre prima – anche quello cinematografico -, quest’anno prende il via verso metà novembre e non finirà prima di fine gennaio.

Una lotta che non sembra avere vincitori assoluti, ma che sarà un bagno di sangue per le distribuzioni minori o per tutti quei film che non hanno budget a disposizione per poter emergere. Cosa resta, quindi, di queste Giornate? Sicuramente la sensazione che ci sia un appiattimento generale, una tendenza a voler girare sempre intorno ai soliti soggetti – animazione e commedia di genere – per poter vincere la corsa al box office. Inoltre, una sensazione di malcontento che sale a galla ad ondate, ma che non si concretizza in un vero e proprio progetto di sviluppo che ponga il mercato italiano come player principale per tutte le tipologie di film, non solo quelli dei soliti noti. E intanto un’altra estate sta passando…
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