ROMA – Con la pubblicazione del decreto direttoriale n. 3361 del 14 ottobre 2024, il Ministero della Cultura ha stabilito nuove regole per la certificazione dei costi ammissibili per l’erogazione dei fondi selettivi e del credito d’imposta. Ma cosa cambia? Il decreto specifica che, al fine di garantire una maggiore tracciabilità dei costi, le fatture, i documenti di spesa e la documentazione attestante i pagamenti, di importo superiore ad euro 1.000,00, emessi a partire dal 14 ottobre 2024, devono riportare obbligatoriamente l’indicazione del titolo dell’opera a cui si riferiscono, pena l’ineleggibilità del costo. Tale requisito rappresenta una misura per contrastare potenziali abusi, ma implica un onere aggiuntivo per i revisori, che devono verificare con maggiore attenzione i dettagli di ogni spesa. L’indicazione obbligatoria del titolo dell’opera è una modifica che, pur rafforzando i controlli sui costi, aumenta il rischio di inammissibilità delle spese e impone ai certificatori di monitorare la corrispondenza dei documenti con il progetto cinematografico, onde evitare errori che potrebbero risultare in sanzioni o perdita di benefici.
Queste nuove restrizioni, pur mirate a limitare gli abusi nella gestione dei fondi, richiedono ai revisori un elevato grado di specializzazione per interpretare e applicare correttamente la normativa. Il revisore dovrà avere una profonda conoscenza della struttura di un budget cinematografico, comprendendo non solo le singole voci, ma anche la classificazione e la corretta collocazione all’interno delle categorie contabili. Non basta più, infatti, limitarsi alla verifica ex post delle spese: il revisore dovrà valutare ogni dettaglio, dalla natura della fattura alla coerenza con il progetto, assicurandosi che ogni documento riporti l’indicazione del titolo dell’opera e che i fornitori risiedano in Italia. Sarà indispensabile verificare che le spese rispettino i limiti imposti per il personale e che siano conformi alle tabelle retributive del CCNL, monitorando inoltre che tutte le transazioni riportino in modo chiaro il nome del progetto nei bonifici e che rientrino nei tetti di spesa definiti dal decreto.
Di fatto, il revisore diventa una figura chiave nella gestione nel controllo a consuntivo dei costi di produzione, con il compito di verificare che ogni spesa sia sostenuta, documentata e rispettosa dei limiti stabiliti. L’obiettivo del decreto? Molto chiaro: prevenire abusi e garantire che i fondi pubblici siano utilizzati in modo trasparente. Un’altra novità introdotta riguarda l’introduzione di sanzioni pecuniarie significative per le certificazioni infedeli, con multe che possono variare da 10.000 a 50.000 euro per ciascun atto di certificazione non veritiera. Questo inasprimento delle pene rappresenta un segnale chiaro: le certificazioni devono essere accurate e veritiere, senza eccezioni. Tale misura pone i revisori di fronte alla necessità di una diligenza superiore. Alla luce di queste modifiche, i revisori legali e le società di revisione che operano nel settore audiovisivo dovranno acquisire competenze specifiche su aspetti come la gestione del budget, la classificazione delle spese e le normative relative ai fondi pubblici per il cinema. La conoscenza delle dinamiche produttive diventa fondamentale per comprendere a fondo la natura dei costi e per garantire una certificazione che rispetti sia i requisiti normativi che quelli di trasparenza imposti dal decreto.
Per alcuni revisori, queste nuove responsabilità potranno sembrare impegnative, ma rappresentano anche un’opportunità per specializzarsi e differenziarsi, offrendo un valore aggiunto alle produzioni in qualità di consulenti economici proattivi e parte integrante della pianificazione finanziaria del progetto. Inoltre, il decreto introduce modifiche riguardanti la struttura dei compensi per le attività di certificazione. Per più incarichi sulla stessa opera, è prevista la possibilità di un compenso unico conforme all’articolo 21 del DM 140/2012. Secondo tale regolamento, gli onorari variano in base al valore complessivo dell’opera: dallo 0,80% al 1% per importi fino a un milione di euro, dallo 0,50% allo 0,70% per importi compresi tra 1 e 3 milioni di euro, e dallo 0,025% allo 0,050% per valori superiori a 3 milioni di euro. Questa struttura dei compensi mira a contenere i costi di certificazione, pur garantendo una retribuzione adeguata alla complessità del progetto, e spinge i revisori a bilanciare l’impegno richiesto con la remunerazione, il che rende cruciale la loro capacità di gestione economica e ottimizzazione delle risorse. Il decreto n. 3361/2024 offre inoltre maggiore flessibilità per i progetti con costi inferiori a 3,5 milioni di euro, consentendo una riduzione fino al 30% dei compensi per i certificatori. Questo incremento della flessibilità rappresenta un allentamento rispetto al limite del 25% introdotto dal precedente decreto per progetti fino a 3 milioni di euro. Tale disposizione può ridurre i costi complessivi di certificazione per le produzioni più piccole, ma richiede ai revisori di operare all’interno di margini economici più stretti, bilanciando le risorse per garantire una certificazione accurata e conforme alle norme.
Per evitare problemi e tagli sui costi ammissibili, ogni società di produzione sarà chiamata a investire in formazione finanziaria interna o ad avvalersi di consulenti esterni specializzati nella gestione e nel controllo dei costi. Questo tipo di monitoraggio continuo e accurato durante la fase di produzione, infatti, non può essere delegato al revisore contabile, il quale deve mantenere un ruolo autonomo e deontologicamente indipendente. Affidarsi a figure specializzate nel controllo concomitante della spesa consentirà alle produzioni di rispettare i nuovi requisiti normativi senza compromettere l’accesso ai fondi e benefici fiscali. I revisori, dal canto loro, potranno così operare con maggiore trasparenza, garantendo un controllo ex post privo di conflitti d’interesse e allineato ai principi di correttezza professionale richiesti dalla normativa vigente. Il decreto introduce cambiamenti significativi nel processo di certificazione dei costi per le produzioni, rendendo il ruolo del revisore più centrale. Con nuove norme volte a rafforzare la trasparenza e la tracciabilità delle spese, i revisori devono affrontare sfide legate alla verifica dettagliata di ogni documento e al rispetto dei nuovi requisiti. Queste modifiche, pur rappresentando un onere maggiore, offrono ai revisori l’opportunità di specializzarsi ulteriormente nel settore cinematografico, contribuendo a un uso più responsabile e conforme delle risorse pubbliche. Le produzioni dovranno investire in competenze specifiche per evitare errori e assicurarsi l’accesso ai benefici di stato.
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