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Tra polvere e stelle | The Mandalorian è Star Wars allo stato puro

La serie di Jon Favreau? Citazioni, l’effetto pop, il mito della Frontiera. Su Disney+ in otto episodi

The Mandalorian
Una bell'artwork di The Mandalorian

ROMA – Citando i libri di Storia – in fondo, la concezione di Guerre Stellari parte tutta da lì – il periodo in cui è ambientata The Mandalorian, potrebbe essere quello a cavallo tra la Prima e Seconda Guerra Mondiale. Un’epoca strana, di forti cambiamenti e di tumulti, di speranze che saranno presto schiacciate da un nuovo conflitto, ancora più totalizzante e brutale. Un periodo a metà, come quello intercorso tra Il Ritorno dello Jedi e Il Risveglio della Forza. La Morte Nera è distrutta, ma un Nuovo Ordine è pronto a nascere dalle sue rovine.

The Mandalorian
Din Djarin, Mando, il Mandaloriano

Ed è proprio qui in mezzo che un cacciatore di taglie fa la sua comparsa nell’universo fantascientifico più grande del cinema e, ora, anche della televisione. Il suo nome? Din Djarin, Mando, il Mandaloriano. Insomma, chiamatelo come volete, poco importa, per noi, è già uno dei migliori personaggi mai comparsi in Star Wars. Infatti, nelle otto puntate da circa mezz’ora, disponibili settimanalmente su Disney+, The Mandalorian riesce ad essere quello che la nuova trilogia, culminata con L’Ascesa di Skywalker, è riuscita ad essere solo in parte. Divertimento, azione, epica, mistero. Una narrativa curata tanto nell’estetica quanto nella scrittura.

The Mandalorian
Tracce di un passato prossimo

Il merito? Sicuramente di Jon Favreau, ideatore e showrunner che conosce bene il cinema e gli ingredienti pop, fondamentali per un’operazione del genere. Merito dei registi, che si avvicendano episodio dopo episodio: Dave Filoni, Rick Famuyiwa, Deborah Chow, Bryce Dallas Howard, Taika Waititi. Ognuno da un respiro diverso alla storia, pur mantenendo un obiettivo costante: The Mandalorian, a modo suo, è un omaggio spassionato al cinema western, da John Ford a Sergio Leone. Dove il mito della frontiera rivive forte, tra polvere, anime reiette, città dimenticate e uno strano senso di libertà.

Baby Yoda e Mando
L’incontro

E Pedro Pascal, che si nasconde sotto il casco caminiano di Mando, ha concepito il protagonista come se fosse una sorta di Clint Eastwtood stellare: eccezionale con la pistola (ehm, il blaster…), dalla morale ambigua e dalle pochissime parole. Il suo passato è interrotto e indefinito; da bambino è stato salvato dai Mandaloriani, dopo che i suoi genitori sono stati uccisi da alcuni droidi (e infatti li odia), divenendo poi uno dei migliori cacciatori di taglie di quella Galassia Lontana Lontana che continua a farci sognare di pianeti sperduti e navi stellari.

Il Mandaloriano e Il Bambino
Il Mandaloriano e Il Bambino

Così, senza anticiparvi troppo, la storia inizia con una nuova taglia da catturare, commissionata da Il Cliente (Werner Herzog!), ambiguo individuo con simpatie verso l’Impero. L’obiettivo, però, è molto diverso da ciò che Mando si aspetta. Niente pirati né contrabbandieri da mettere sotto grafite, bensì un bambino. Anzi, Il Bambino. Quel Baby Yoda capace di diventare fenomeno nel fenomeno. Dunque, un sussulto. Per il cacciatore è impossibile portare a termine l’incarico. Costi quel che costi. Oltre la legge, oltre la Galassia, oltre il tempo e oltre la Forza. Ecco perché The Mandalorian è Star Wars allo stato puro.

Qui potete vedere il trailer di The Mandalorian:

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