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Stefano Sollima: «Niente moralismi, perché con ZeroZeroZero racconto il mondo reale…»

Le riprese in Messico, Saviano e il virus della droga: il regista e creatore racconta la serie Sky

ZeroZeroZero
Stefano Sollima sul set di ZeroZeroZero. Foto Credits: Stefania Rosini

ROMA – «I produttori hanno avuto coraggio. Senza determinati presupposti, non avremmo mai fatto ZeroZeroZero». Stefano Sollima, seduto in un albergo a pochi passi da piazza di Spagna, racconta la serie Sky Original prodotta da Cattleya, su Sky Atlantic. Lo show, in sei puntate, tratto da Roberto Saviano, è un viaggio sulle rotte della cocaina: America, Europa e Asia. Creata dallo stesso Sollima – che dirige gli episodi 1 e 2, prima di lasciare il timone a Janus Metz e Pablo Trapero – e dagli head writers e creatori Leonardo Fasoli e Maurizio Katz, racconta di un carico di cocaina partito dalla East Coast degli USA e “scortato” da un cartello messicano. La destinazione? Gioia Tauro. «Un po’ come Gomorra, non è facile girare serie come ZeroZeroZero», continua Sollima, «avendo nell’anima un respiro mondiale». E il cast non poteva che essere internazionale: Andrea Riseborough, Dane DeHaan, Gabriel Byrne, Harold Torres, Giuseppe De Domenico e Adriano Chiaramida.

Stefano Sollima in Messico, sul set di ZeroZeroZero. Foto Credits: Rosa Haidt
Stefano Sollima in Messico, sul set di ZeroZeroZero. Foto Credits: Rosa Haidt

LA STORIA «ZeroZeroZero è sviluppata per raccontare ventuno giorni, con un finale chiuso. L’abbiamo girata spostandoci continuamente tra i continenti, una sfida tutt’altro che facile, tra linee temporali e il controllo della scrittura. Il romanzo di Saviano è una partenza, di reale qui ci sono sole le situazioni, il resto è inventato. Non volevamo fare una serie sulla cocaina, che infatti non si vede mai, ma sul mondo del narcotraffico».

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Dane DeHaan in una scena di ZeroZeroZero. Foto Credits: Patti Perret

ENTERTAINMENT «Niente moralismi, per quanto mi riguarda. Il cinema è cinema. La violenza è solo un aspetto esteriore, puro intrattenimento. Piuttosto in ZeroZeroZero riflettiamo sul mondo, facendolo vedere da un’altra angolazione. Ci sono realtà sociali ed economiche che cambiano contorno venendo a contatto con il narcotraffico, quasi fosse un virus».

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Una scena di ZeroZeroZero. Foto credit: Rosa Hadit

LA RELIGIONE – «Per lo show ci siamo documentati più che potevamo. Ovunque. La cosa che mi ha colpito di più? Il segmento Messicano. Lì ci sono militari che creano loro stesso un cartello, un circolo vizioso che non finisce. Poi hanno questa forte ossessione per la religione, quasi a cercare una giustificazione per le barbarie che compiono».

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Una foto della serie. Foto Credit: Rosa Hadit

LA REGIA «Io, Pablo Trapero e Janus Metz abbiamo girato solo le nostre rispettive scene, tornando logisticamente ogni volta sul set. Tutti e tre abbiamo uno stile diverso, e una serie come questa è senza dubbio un arricchimento. C’è una storia universale, un mondo ben delineato e un archetipo narrativo».

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Una scena di ZeroZeroZero. Foto credit: Rosa Hadit

LE RIPRESE «Scegliere gli interpreti è stato un processo molto lungo, ma abbiamo scelto i migliori. La Calabria? Abbiamo superato una naturale diffidenza, ma non abbiamo mai avuto problemi. Il discorso è cambiato in Messico. Vi racconto due cose: il sindaco di Monterey, nonostante avessimo tutti i permessi, ci ha vietato di girare in alcune zone. E, come se non bastasse, c’era sempre parecchia polizia… Un giorno hanno fermato le riprese puntando le armi contro gli attori. Uno di loro gli ha detto “stiamo girando una serie, ma non posso dirvi quale perché abbiamo firmato un contratto…”»

Qui il trailer di ZeroZeroZero:

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