MILANO – L’ultima notte è arrivata. Il Trono di Spade si è concluso. Con The Iron Throne, sesto episodio scritto e diretto da David Benioff & D. B. Weiss, è appena finita un’epoca (potete vedere l’intera stagione su CHILI). Una storia collettiva, capace di unire milioni di persone in giro per il mondo, compreso chi non ha mail letto una sola pagine dei romanzi di George R.R. Martin o non hai mai prestato interesse per il fantasy. Una stagione di soli sei episodi dal risultato altalenante ma con puntate o sequenze che rimarranno come punti fermi indelebili. Merito, nella maggior parte dei casi, della regia di Miguel Sapochnik e di scelte narrative audaci. Una stagione finale che, però, non ha sempre convinto (una fetta) del suo pubblico arrivato a firmare una petizione per chiedere alla HBO di riscrivere e produrre l’ultimo capitolo dello show.
Una reazione esagerata dettata dall’evoluzione di contesti e personaggi. Come quella di Deanerys Targaryen (Emilia Clarke), protagonista di un’escalation di violenza culminata con la distruzione di Approdo del Re e l’uccisione, nonostante la resa, della sua innocente popolazione. Un gesto atroce che ha provocato l’allontanamento di Tyrion (Peter Dinklage) e lo sgomento di Jon (Kit Harington). E proprio da qui riparte The Iron Throne, dalle macerie e dal sangue versato, dal vessillo con le tre teste di drago esibito su quel che resta delle mura di Approdo del Re e dal discorso di vittoria (e minacce) della nuova Regina dei Sette Regni, decisa a «distruggere la ruota» ma suo (in)consapevole motore.
Un futuro di fuoco e sangue che il suo – ormai ex – consigliere non può accettare. Così Tyrion, dopo aver trovato abbracciati i corpi senza vita di Jaime (Nikolay Coster-Waldau) e Cersei (Lena Headey), accusato di altro tradimento, non può far altro che tentare di convincere il legittimo erede al trono che l’unica soluzione sia fermare la Regina amata da entrambi. È qui che si consuma la sequenza più potente dell’intero episodio. Davanti a quel trono di spade così tanto ambito, Jon chiede a Deanerys di mostrare compassione, di fare un passo indietro e regnare in nome della pace. Ma la figlia del Re Pazzo è irremovibile, convinta di essere l’unica a conoscere cosa sia giusto per il mondo.
Un bacio, colmo di dolore, è l’ultima cosa che la Madre dei Draghi assaporerà. Nessun trono di spade – sciolto dal fuoco di Drogon -, nessun potere. La lama della spada di Jon mette fine ai suoi progetti tirannici e a un’amore impossibile. Da qui il destino dei Sette Regni è tutto da riscrivere. Ci penserà Tyrion, con le mani ancora incatenate, a mostrare ai potenti di Westeros un possibile nuovo futuro. Chi se non Bran Lo Spezzato (Isaac Hempstead Wright), il Corvo a Tre occhi detentore di tutte le storie, potrebbe essere un Re migliore? Una scelta capace di convincere tutti, compresa Sansa (Sophie Turner) che governerà un Nord indipendente. Un re, dunque, eletto non per nascita e disinteressato al potere.
E Jon? Il suo destino, per volere del neo Re, è quello di proteggere la Barriera. Lo stesso luogo che l’ha visto diventare un uomo, innamorarsi e conoscere la minaccia dell’Esercito dei Non Morti. Un esilio per il re legittimo che ha sempre scelto la via più giusta e, di conseguenza, la più difficile. L’ennesimo sacrificio in nome del Bene. Così, mentre Arya (Maisie Williams) ha deciso di solcare i mari di terre inesplorate, Sansa è la Regina del Nord, Bran il Re dei Sei Regni e Jo guida il popolo libero, il branco sopravvive.
Dopo 73 episodi per Il Trono di Spade è arrivato il momento degli addii. The Iron Throne lascia dei punti in sospeso – su tutti il destino di Deanerys portata, senza, vita, verso Est da Drogon – e, ne siamo certi, non soddisferà tutti i suoi spettatori. Ma la serie creata da David Benioff & D. B. Weiss ha più di un merito. In otto stagioni ha saputo creare un legame unico con il suo pubblico in un momento di cambiamento epocale per la fruizione di produzioni pensate per il piccolo schermo o le piattaforme streaming.
E fa un certo effetto sapere che abbiamo ascoltato, per l’ultima volta, gli archi che accompagnano la sigla de Il Trono di Spade: una serie che ha dimostrato sempre audacia, tra qualche passo falso e moltissimi momenti indimenticabili. Noi di questa stagione finale ci portiamo via il coraggio di Arya nell’affrontare il Re della Notte e lo sguardo di un uomo che, tra dubbi e paure, ha sempre scelto per un bene maggiore a discapito del prezzo da pagare: Jon Snow. «Il dovere è la morte dell’amore».
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