MILANO – Molte delle sale stanno riaprendo e tra i film proposti è uscito in versione restaurata In The Mood for Love, uno dei capolavori di Wong Kar-wai. I buoni risultati al botteghino e l’ottima accoglienza del pubblico hanno convinto Tucker Film a creare una nuova rassegna, Una questione di stile, portando altri cinque film di uno degli artisti orientali più importanti di sempre, che forse non ha mai avuto la giusta risonanza in Italia. Il restauro non è mai una procedura semplice, riesumare e pulire vecchie pellicole sono procedimenti che possono durare anni, rischiando anche di rovinare la materia originale. Dopo l’eccellente risultato tecnico e visivo della nuova versione di In The Mood for Love si è però deciso di fare un ulteriore sforzo per far conoscere ad un pubblico sempre più grande l’immenso lavoro artistico svolto in più di trent’anni da Wong Kar-wai.
Dal 24 maggio arriverà nelle sale Hong Kong Express, il suo quarto lungometraggio, poi a seguire usciranno Happy Together, Angeli perduti, Days of Being Wild e As Tears Go By. Se Tarantino con Le iene è riuscito a mostrare immediatamente i suoi stilemi, anche Wong Kar-wai con il suo primo lungometraggio, As Tears Go By, è riuscito a mostrare i suoi tratti stilistici che poi ha sviluppato e approfondito con le successive pellicole. Il film è un classico gangster movie, con un forte richiamo ai cult americani, ma che riesce anche a destrutturare il genere e ad inserire altre dinamiche per renderlo diverso da tutti gli altri e non una copia di ciò che è già stato fatto. Se normalmente per un regista fare il secondo film è molto più difficile del primo, questo non vale per Wong Kar-wai, che con Days of Being Wild spiazzò invece pubblico e critica con una pellicola incentrata sul tempo e sull’amore.
Il protagonista è un giovane ragazzo di nome Yuddy e il film è un viaggio profondo nella sua anima e nelle sue emozioni, nelle rivelazioni familiari che lo cambieranno per sempre e in una storia d’amore complicata intrecciata con due donne. Gli anni successivi al successo sono paradossalmente quelli più confusi e magici del regista cinese. Nel 1994, mentre Ashes of Time (che trovate gratis su CHILI) è in fase di montaggio e i problemi produttivi ne complicano l’uscita, gira Hong Kong Express con un misero budget e senza una sceneggiatura completa. Il risultato però è straordinario, il film si compone di due storie ambientate nello stesso universo e vede due poliziotti lasciati dalle fidanzate che incontreranno nuovi amori capaci di cambiarli per sempre. Per il film era previsto il racconto di un’altra storia che, dopo essere stata accantonata, è stato usata per far nascere Angeli perduti, che insieme al precedente film forma un dittico.
Nel 1997 torna nelle sale con Happy Together, un progetto più chiaro rispetto ai precedenti e che racconta la storia di una coppia omosessuale in viaggio verso l’Argentina e soprattutto verso un futuro migliore a causa dei problemi relazionali che rischiano di allontanare due persone che si amano alla follia. Ma, continuando il paragone con Tarantino, se il regista americano solo dopo due anni ha raggiunto l’olimpo con Pulp fiction, Wong Kar-wai ha avuto bisogno di dieci e sei film per arrivare all’apice: In The Mood For Love, capolavoro formale e tecnico che segue le vite di due persone tradite dal proprio partner e di come, per una coincidenza beffarda, si troveranno a condividere il loro dolore. L’amore scatta dopo pochi sguardi, ma i dubbi e le incertezze li frenano, soprattutto nel contesto sociale di Hong Kong degli anni ’60.
I due amanti platonici continuano a vedersi di nascosto, il loro sogno è quello di scappare, la realtà però è diversa e la storia si trasforma in una costante lotta tra desiderio carnale e rispetto sociale fino ad un finale perfetto con conseguenze inattese, che poi verranno approfondite nel capolavoro 2046 (che invece trovate in streaming su CHILI qui). E se Tarantino ha inventato un genere a sé stante partendo dai suoi film preferiti, Wong Kar-wai ha raccolto gli stilemi della Nouvelle Vague e del neorealismo italiano, li ha evoluti secondo la sua concezione artistica e li ha portati in Oriente per raccontare i drammi in un luogo completamente diverso rispetto all’Europa. E perché il suo cinema è tanto grande, ancora oggi: perché non si è mai limitato a fare una fotografia del vero, ma riesce a scavare nei sentimenti, negli scontri emotivi, nelle relazioni umane in un contesto sociale e culturale dove tutte queste dinamiche vengono nascoste, cancellate e dimenticate.
«Ricordate quell’aforisma: nessun uomo cammina due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è lo stesso fiume e lui non è lo stesso uomo?», ha commentato il ritorno in sala lo stesso Wong Kar-wai. «Dall’inizio alla fine dei restauri, queste parole mi hanno aiutato a vedere l’intero progetto come l’opportunità di trasformare il lavoro del passato in un lavoro nuovo. E adesso vorrei invitare il pubblico a vivere questa esperienza assieme a me, ripartendo da zero, perché questi non sono più gli stessi film e noi non siamo più lo stesso pubblico». Molti hanno raccontato storie d’amore, amicizie, contrasti familiari, ma pochi lo hanno fatto come Wong Kar-wai che, con la sua forte impronta, non ha cambiato solo il cinema, ma ha cambiato anche tutti noi.
- INFO | Trovate informazioni su tutte le sale qui
- ORIENT EXPRESS | La prima puntata: Jia Zhangke e Xiao Wu
- IL TRAILER | Qui il trailer del ritorno al cinema.
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