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Waterloo | La storia di Napoleone, quel film con Rod Steiger e perché riscoprirlo

Sergei Bondarchuk, il flop, Kubrick e Christopher Plummer: storia di un film dimenticato

Waterloo
Rod Steiger è Napoleone in una scena di Waterloo.

ROMA – Chi lo ricorda? L’attore e regista russo Sergei Bondarchuk si fece un nome più o meno a metà degli anni Sessanta con il suo adattamento di Guerra e pace: Natascia – L’incendio di Mosca. Si trattava di un’epopea lunga otto ore e divisa in quattro parti, che riscosse un enorme successo in Unione Sovietica, ottenendo anche riconoscimenti internazionali, tra cui addirittura l’Oscar come miglior film straniero e anche un Golden Globe. Con lo stesso Bondarchuk nel ruolo di Pierre, la versione del romanzo di Tolstoj si muoveva senza sforzo tra un intimo filosofeggiare e le storie d’amore dei suoi protagonisti, prima delle grandiose e avvincenti scene di battaglia per cui il film è stato giustamente celebrata. Uno degli ammiratori della pellicola fu Dino De Laurentiis che volle proprio Bondarchuk per girare Waterloo, progetto dedicato a Napoleone che inizialmente doveva essere diretto da John Huston.

Waterloo
L’inizio del film.

Il film inizia con Rod Steiger – che aveva vinto un Oscar due anni prima per La calda notte dell’ispettore Tibbs – nel ruolo di Napoleone, che affronta la prima sconfitta e il suo imprigionamento nel 1812. Si confronta con i marescialli, ascolta i loro tentativi di convincerlo a arrendersi. Steiger interpreta Napoleone quasi come un bullo, talvolta incline alla bizzarria e al dramma personale, ma allo stesso tempo anche come un uomo dalla volontà indomabile. Ben presto fugge dal suo esilio e  torna in Francia, dove, in una delle prime di molte grandi scene, si trova di fronte all’esercito venuto per arrestarlo. Non solo: Napoleone si trova davanti al suo nemico, il Duca di Wellington, a Waterloo. Christopher Plummer – che veniva invece da Tutti insieme appassionatamente e da I lunghi giorni delle aquile – interpreta Wellington come un uomo austero e antipatico, ma che tuttavia non vacilla nella sua convinzione. Lo vediamo per la prima volta a un ballo e la magnificenza della scena illuminata dalle candele è impressionante quanto la battaglia che seguirà.

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Rod Steiger è Napoleone. L’attore aveva vinto un Oscar solo due anni prima.

Gli ufficiali si contendono la loro posizione nella battaglia imminente, mentre l’esercito marcia verso il nemico senza sapere molto su quali questioni – se ce ne sono – siano in gioco. La preparazione della battaglia all’interno del film si prende il suo tempo, con gli eserciti che si posizionano e i generali che fanno colazione. C’è la sensazione che Napoleone stesso non sia più l’uomo che era una volta, lo vediamo in alcune scene: è chiaramente turbato dalla cattiva salute e incerto sugli uomini che comanda. Wellington, d’altra parte, si sente sicuro del campo, anche se denuncia l’esercito come una banda di disonesti e ladri. L’aspetto importante del film è che Bondarchuk è un autore russo e quindi ha poco – o nessun desiderio – nel costruire o nel rappresentare questi due uomini come eroi, francesi e britannici che siano. Napoleone e Wellington sono uomini imperfetti, le cui azioni e comandi porteranno alla morte di migliaia di persone.

Christopher Plummer in un altro momento del film.

Nonostante una conoscenza anche vaga della storia che potrebbe fare da spoiler, Waterloo (che incredibilmente non esiste in streaming) riesce a ricreare una tensione in cui tutto è in bilico e il potere oscilla da una parte all’altra. La tensione e il dramma sono evidenti anche nelle conseguenze della violenza. Le persone muoiono, perdono arti, sono bruciate, soffrono e sanguinano. Non è un film che glorifica la guerra, Waterloo, eppure, allo stesso tempo, la grandezza, spesso vista da una prospettiva simile a quella di un dio, è magnificame. Bondarchuk ricrea famosi dipinti, come la carica dei Royal Scots Greys, immortalata sulla tela nel 1881 da Lady Butler, con il titolo Scotland the Brave. Con un grande budget e l’uso di diciottomila soldati, il regista filmò alcune delle scene di battaglia più potenti di sempre. La sua capacità di rappresentare enormi numeri e poi, in un attimo, concentrarsi su una tragedia individuale, un semplice dettaglio della vasta tela, ingigantito come una tragedia umana, fa sì che il film non perda mai di vista il costo umano della battaglia.

Waterloo
Una delle molte scene epiche di Waterloo.

Alla fine, Waterloo non riuscì a recuperare il budget, fu un flop colossale e il fallimento ebbe l’effetto di convincere Stanley Kubrick ad annullare il progetto su un’epopea napoleonica, che avrebbe dovuto avere come protagonista Jack Nicholson (ma cinque anni dopo Waterloo sarebbe arrivato Barry Lyndon). Il fallimento fu forse dovuto anche al rifiuto di Bondarchuk di levare qualsiasi romanticismo dal film. C’è poco interesse amoroso e la sua valutazione fredda della battaglia come un luogo privo di eroismi non fu di gradimento per il grande pubblico. La sua decisione di interpretare i protagonisti come uomini senza emozioni, disumani, non coinvolse la gente. Ma il flop commerciale, in questo caso, è un totale trionfo artistico. Perché, anche a cinquantacinque anni di distanza, Waterloo rimane senza dubbio una delle rappresentazioni più brillanti della guerra mai filmate…

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