MILANO – Gli anni Cinquanta. Una piccola città da cartolina. La vita di un adolescente che scorre tranquilla, almeno in apparenza. Ma poiché sappiamo che «tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo», ecco allora che nella storia del giovane Tobias si addensano le ombre. Quelle che Voglia di Ricominciare diretto da Michael Caton-Jones cerca di svelare, partendo dal libro autobiografico, This Boy’s Life, del 1989. A scriverlo è stato lo stesso Tobias Wolff che, una volta diventato adulto, ha messo nero su bianco la propria sofferenza.
Il film con Leonardo DiCaprio e Robert De Niro ricostruisce, infatti, abbastanza fedelmente la turbolenta esistenza di Toby. Il primo trauma? L’abbandono del padre. Arthur Samuels Wolff uscì dalla vita della sua famiglia, quando suo figlio aveva cinque anni. Da quel momento la madre Rosemary – ribattezzata Caroline in Voglia di Ricominciare (in streaming su Disney+) e interpretata da Ellen Barkin – ha lottato per ricostruirsi una vita. Prima Seattle, poi Washington e infine Newhalem: quel lungo pellegrinaggio sarebbe finito con un nuovo matrimonio.
Solo che il peggio per i Wolff doveva ancora venire: il patrigno Robert Thompson (Dwight Hansen, sul grande schermo) si rivelò ben presto un uomo violento che nascondeva la propria natura sotto una maschera di perbenismo. Con la scusa di educare al meglio i suoi figli, non si faceva remore ad usare la forza per imporre la propria volontà. Nelle pagine del suo memoir, Tobias ha trasmesso quindi con crudo realismo le sofferenze che ha subito e quanto esse abbiano lasciato un segno indelebile su di lui. Questa volta, però, dobbiamo constatare che anche nella vita reale, c’è stato lieto fine.
Nonostante tutto il dolore, Wolff è diventato uno degli scrittori più apprezzati d’America. Ha dato alle stampe un altro memoir dedicato alla sua esperienza di Vietnam, Nell’esercito del Faraone, e molte altre opere che hanno rilanciato il cosiddetto “realismo americano”. Oggi Tobias è uno stimato professore universitario a Stanford. Considerato da molti l’erede di Hemingway, ha ricevuto dall’ex Presidente Obama la prestigiosa National Medal of Arts. A dimostrazione che al cinema, come nella vita, si può sempre ricominciare.
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