ROMA – Un film perduto, il Principe della risata napoletana e un’opera mitologica. Quello realizzato da Fabio Celoni è un fumetto (il primo di due volumi) ambizioso e decisamente affascinante, dato che la concezione parte dal recupero di un trattamento cinematografico mai portato sul grande schermo. Quale? Quello del Don Chisciotte rivisto, pensate un po’ da Totò. Già perché la graphic novel, Totò, L’erede di Don Chisciotte, edita da Panini Comics nel 2022, nasce da un soggetto cinematografico originale scritto a più mani da Antonio Pietrangeli, Cesare Zavattini, Lucio Battistrada e altri ancora. Fabio Celoni ha ritrovato questi materiali del 1948 e – con maestria artistica – ha dato vita a un progetto unico, che unisce cinema e fumetto celebrando l’umorismo di Antonio De Curtis.

Celoni, già disegnatore per Topolino e Dylan Dog, ha lavorato su ogni dettaglio di Totò, L’erede di Don Chisciotte avvalendosi della preziosa collaborazione della nipote del Principe Elena Anticoli De Curtis, curatrice della postfazione del volume (disponibile anche in con cofanetto raccoglitore). Dai colori vividi e dal tratto quasi fiabesco, il fumetto di Celoni è un viaggio imperdibile attraverso il mondo di Miguel de Cervantes, filtrato dal tratto inconfondibile di Totò, affiancato dalla figura di Aldo Fabrizi, qui nei panni di Sancho Panza, e dunque ricreando l’accoppiata comica di tanti film di successo come I Tartassati, Guardie e Ladri e Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi.

Un fumetto ma anche una preziosa testimonianza d’epoca perché la prima parte di Totò, L’erede di Don Chisciotte contiene dettagliati apparati redazionali che ne raccontano la genesi, la realizzazione grafica e varie curiosità su Totò. “Inseguivo da tempo l’idea di fare qualcosa con Totò, e quando ho avuto sotto mano il materiale originale è stato emozionante. Sia da innamorato di Totò, sia da innamorato del cinema”, ci ha detto Celoni nell’intervista che trovate qui sotto, “I disegni? All’inizio volevo fare il fumetto in bianco e nero, poi lessi che questo film sarebbe dovuto essere a colori! Quando ho scoperto questa cosa mi sono reso conto che questo film sarebbe potuto essere il primo film italiano a colori. E dunque…”
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