ROMA – Nella Hollywood degli anni Ottanta, la star del cinema per adulti e aspirante attrice Maxine Minx ottiene finalmente la sua grande occasione. Ma mentre un misterioso assassino dà la caccia alle stelline di Hollywood, una scia di sangue minaccia di rivelare il suo sinistro passato. Nel cast Mia Goth, Elizabeth Debicki, Moses Sumney, Michelle Monaghan, Bobby Cannavale, Halsey, Lily Collins, Giancarlo Esposito e Kevin Bacon. MaXXXine, l’atteso atto finale della trilogia horror di Ti West iniziata con X: A Sexy Horror Story e poi proseguita con quel capolavoro assoluto del prequel Pearl, al cinema dal 28 agosto distribuito da Lucky Red e Universal Pictures International Italy.
LA TRILOGIA – «All’inizio no, non c’erano piani effettivi per una trilogia. Doveva essere soltanto il primo, X: A Sexy Horror Story, ma poi, siccome mentre lo abbiamo girato è arrivato il COVID, siamo stati costretti a trasferirci in Nuova Zelanda che era l’unico paese in cui la pandemia non era arrivata e ci si poteva muovere con più facilità, ci siamo resi conto di essere l’unica troupe, al mondo, che in quel momento stava girando un film, stava lavorando. Tra l’altro avevamo dovuto fare tutta la trafila, permessi di lavoro, passare una lunga quarantena e tutta un’altra serie di cose per cui l’idea di finire il film, impacchettare, e tornarcene subito a casa ci sembrava uno spreco. Anche perché avevamo speso talmente tanti soldi per costruire il Texas in Nuova Zelanda che sarebbe stato un peccato non cogliere quell’opportunità, e poi non sapevamo nemmeno se avremmo mai potuto riprendere a lavorare, di fare un altro film. Così abbiamo pensato a Pearl, e Pearl, non potendo esserci un sequel di X in quel momento (una fattoria, isolata, tutti morti), abbiamo pensato di procedere raccontando a ritroso. Lo abbiamo scritto durante le due settimane di quarantena, l’ho proposto all’A24, a loro è piaciuta l’idea, e li abbiamo realizzati back-to-back. Se funzionano – ci siamo detti – ne facciamo un terzo. Hanno funzionato ed ecco quindi MaXXXine».
PSYCHO – «Hitchcock e il suo cinema sono stati per me una forte influenza, non soltanto per il fatto che i suoi film mi piacciono, ma anche perché, quando ho iniziato a muovere i primi passi nella regia, era così ovvio che i suoi film non puoi non guardarli! Perché lui ti mostra cosa significa – veramente – dirigere un film. Generalmente non ci sono termini specifici per definire una regia. Cosa significa essere un regista? Cosa significa dirigere un film? Invece Hitchcock, attraverso i suoi film, te lo spiega con semplicità perché ha sempre avuto un controllo molto preciso e perfetto del mezzo filmico. Era il film che ti diceva qualcosa, non la storia in sé. I suoi movimenti di macchina si concentravano a volte su cose, su oggetti, che lì per lì pensavi ti distogliessero l’attenzione dalla storia, dal personaggio, e dopo, più avanti, diventavano fondamentali per la comprensione del tutto. In questo non credo che avesse eguali Hitchcock. L’ho sempre ammirato per questo. Non era un qualcosa di comune all’epoca, era sempre stato avanti rispetto ai suoi contemporanei. In buona sostanza, Psycho compare in MaXXXine non solo perché ho sempre ammirato la parte di horror e di suspense che c’è nei suoi film, ma proprio perché era lui il regista di quel film».
PAUL SCHRADER – «Beh in realtà, per rispondere alle sue parole (qui), si, ma non è che abbia fatto solo slasher in carriera eh. Sono passati dieci anni dall’ultimo horror che avevo fatto (The House of the Devil, Cabin Fever 2 – entrambi del 2009 nda) prima di X, Pearl e MaXXXine. Ho scelto di tornare nel cinema slasher per via dell’amore che provo per il genere ma soprattutto per il mestiere di regista. Questa è stata la spinta, la forza propulsiva. Se devo essere sincero non ho in programma di realizzare un altro horror slasher. Quello che farò dopo questa trilogia sarà qualcosa di completamente diverso. Non so se sarà un totale, completo e puro allontanamento dal genere e da determinate caratteristiche (come fece nel 2016 con il western Nella Valle della Violenza nda), nei miei film deve esserci sempre qualcosa di strano e di trasgressivo, però posso dirti che prima che rifaccia un altro horror passeranno almeno dieci se non vent’anni. Ne ho fatti tre di fila d’altronde e sul genere e su Maxine Minx penso di aver detto tutto quello che c’era e che potevo dire. Andrò sicuramente verso un’altra direzione».
MIA GOTH – «Lavorare con Mia è stato incredibile e ha dato un grandissimo contributo sia alla trilogia in generale che a dare vita e sostanza a Maxine. Per quello che riguarda X: A Sexy Horror Story, ad esempio, il personaggio esisteva su carta ma lei le ha dato corpo, lo ha reso vivo, lo ha portato alla vita, ed è stata straordinaria anche perché lì dava voce a ben due personaggi completamente agli antipodi. Con Pearl ha contribuito anche allo sviluppo narrativo, alla creazione della backstory del personaggio che avevamo accennato nel primo film, e lei ha assunto questo ruolo che ha finito con il diventare reale nonostante fosse molto diverso da Maxine. La storia – lo sappiamo – è sulla pagina, ma lei ti posso assicurare che è completamente autonoma. La caratterizzazione è frutto del suo lavoro di totale immedesimazione attoriale. È stato bellissimo, abbiamo lavorato a stretto contatto in questi tre film. Lì per lì non è qualcosa a cui tu pensi, ma la fai e la fai e vedi che cresce e si sviluppa. Abbiamo lavorato insieme per quattro anni, è stato intenso, il nostro rapporto si è sviluppato col tempo ma posso dire che abbiamo avuto la fortuna di trovarci al momento giusto e nel posto giusto. È stato un momento in cui avevamo sensibilità molto simili, affini, vicine, è stato tutto molto naturale. Non so, non penso di poter incontrare un’altra persona con cui riuscirò a creare un rapporto come ho fatto con Mia. È un rapporto che secondo me continuerà per sempre. Saremo sempre uniti».
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