ROMA – Di maghe, di draghi, di re. No, nulla a che fare con Il Trono di Spade. Ma è The Witcher, la nuova serie targata Netflix che sta infiammando la piattaforma di distribuzione streaming, forte della mitologia che lo show porta con sè, e che presupponeva già, dal proprio principio, una schiera di fan. Infatti, tutto nasce dalla Saga di Geralt di Rivia, avventura fantasy a cui ha lavorato la showrunner Lauren Schmidt Hissrich, che dai libri alla produzione videoludica aveva già intrattenuto una schiera di appassionati. Pronti a poter vedere riproposto l’universo immaginifico dell’ideatore Andrzej Sapkowski.

Infatti, dalla mente dello scrittore polacco Sapkowski, prendono vita le raccolte dei racconti, insieme a un considerevole numero di romanzi con il protagonista mutante, modificato nel corpo e nello spirito per poter così praticare la magia e fermare i mostri che minacciano gli umani. Letteratura che si è andata ampliando nel versante del videogioco e del fumetto, che fino al 2013 ha interessato una larga fetta di imprese del noto witcher, ma che la serie Netflix sceglie di esplorare sotto un ulteriore sguardo narrativo.

Ed è impostando tutto il personale immaginario che The Witcher accoglie vecchi estimatori e nuovi curiosi, che nell’indagare un mondo condiviso da creature e umani, restituisce il primordiale richiamo al fantasy, dichiarando fin da subito un forte attaccamento alla propria identità originale. Funzione che permette allo spettatore di entrare in una terra dove, da subito, sembrano ben chiare le regole che ne mantengono l’ordine e, soprattutto, il caos. Vero elemento che nella serie continua a presentarsi come inevitabile costante e che solo i piani del destino potranno, a tempo debito, risanare.

La storia? Incentrata sulla ricerca reciproca di Geralt di Rivia (Henry Cavill) e la principessa in fuga Cirilla (Freya Allan). Linee paralalle che non solo rischiano di non potersi mai incontrare, ma vengono sfalsate dal tempo narrativo della storia, per donare allo show un tipo di struttura peculiare rispetto al solito metodo di racconto. Scelta che costringe lo spettatore a salti temporali in cui dovrà districarsi per proprio conto, ma che permettono al lavoro di Lauren Schmidt Hissrich un approccio più stimolante verso le vicende di The Witcher.

Seguendo, dunque, quel vero e proprio dettame che vuole il destino sia protagonista che legame indissolubile, capace di intrecciare i personaggi e, contemporaneamente di mantenere alto il livello di intrattenimento. Puntata dopo puntata, per una chiave episodica che potesse mostrare il mestiere da cacciatore di mostri senza dover rinunciare a ciò che il fato ha riservato per il suo futuro. E, così, il gotico diventa fonte di svago con cui inventare sortilegi irreversibili, per reclamare territori e regni senza alcun diritto, in un’attenzione particolare e sanguinolenta alle scene di combattimento, che fanno di The Witcher un esempio di fantasy efficace e che sa puntare su una certa originalità.

Costruito intorno alla spinta che ci sorregge verso l’incontro con l’altro, ricordandoci che ci sono destini da cui è impossibile rifuggire, The Witcher è una lunga preparazione a ciò che dall’unione del personaggio di Henry Cavill e Freya Allan potrà continuare a generarsi. Un piacere per amanti del genere che aspetta soltanto di poter giungere ancora più nelle profondità della propria storia. Lì dove sembra che questo mito, per il momento, sia appena cominciato.
Qui il trailer ufficiale di The Witcher:
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