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The Son | Hugh Jackman, le colpe dei padri e un’opera riuscita a metà

Dopo The Father, ecco The Son. Ma questa volta Florian Zeller non convince. Ecco perché

The Son
Hugh Jackman, padre di The Son, tra colpa e passato.

MILANO – Ricordate? Il drammaturgo francese Florian Zeller aveva colpito tutti nel 2021 con l’adattamento della sua pièce teatrale Le Pére, diventato il film The Father con protagonisti Anthony Hopkins e Olivia Colman. Lo struggente dramma raccontava di una figlia (Colman) alle prese con un padre riluttante (Hopkins) che mostra sintomi di demenza e conquistò poi le statuette per miglior sceneggiatura non originale e quella (meritata) per il miglior attore a Hopkins. Quella che è – a teatro – una trilogia composta da Le Pére, Le Fils e La Mère, continua con questa formula anche al cinema con il suo seguito spirituale The Son, sempre adattata, scritta e diretta da Florian Zeller e presentata in concorso alla Mostra di Venezia.

The Son
Padre e figlio: Hugh Jackman e Zen McGrath

In The Son, i genitori divorziati Peter e Kate (Hugh Jackman e Laura Dern) sono alle prese con la depressione del figlio Nicholas (Zen McGrath) che vorrebbe solo riavvicinarsi al padre, ma Peter è da poco diventato di nuovo padre con la nuova moglie Beth (Vanessa Kirby) e la situazione a casa loro non è delle più facili. Nonostante questo Peter – desideroso di poter essere un padre migliore di quanto sia stato il suo con lui – decide di accettare la proposta di suo figlio Nicholas. Al di là di quello che ci suggeriscono i titoli dei due film di Florian Zeller, anche The Son è una storia sui padri, sul peso delle loro scelte e sulle conseguenze delle loro eredità personali. L’eredità paterna che in The Father – per ovvi motivi – era centrale e veniva portata avanti con quella intelligente narrazione che si concentrava sullo spaesamento e l’alienazione dovuti alla demenza, in The Son rimane sempre e solo sottotesto.

The Son
La famiglia: Jackman, Laura Dern e Zen McGrath.

Non sarebbe un difetto dato che questo secondo capitolo si concentrerebbe sul personaggio del figlio, almeno in teoria: The Son si perde ad indagare sulle reazioni dei genitori di fronte alle problematiche del figlio, piuttosto che su di lui e come affronta la depressione. Zeller sa che non sono in genitori i protagonisti, eppure paradossalmente vi ritorna a più riprese che ci fanno pensare il contrario e affaticano la narrazione. Neanche l’interpretazione di Hugh Jackman aiuta. Così quello che dovrebbe essere l’effettivo protagonista – il “son” del titolo – viene lasciato ai margini del racconto concedendo anche delle risoluzioni ingenue ad una tema così profondo e delicato come la depressione, e il giovane Zen McGrath non riesce a tenere testa al resto del cast.

The Son
Florian Zeller sul set con Jackman.

Lungi dal definirlo un approccio da “boomer”, ma è vero che autori un po’ avanti con l’età che si approcciano a parlare di adolescenti e dei loro problemi spesso non vi riescono, inciampando sui loro buoni propositi. Perché di buoni propositi The Son ne ha tanti, ma forse non riesce a reggere il peso di un esordio e di un primo capitolo com’era stato The Father. Nemmeno il cameo di Anthony Hopkins – nei panni di un altro padre ancora, quello di Hugh Jackman – riesce a creare l’empatia che rimane relegata a quel primo film. La storia così non si sbilancia mai, legata ad un sottotesto che sembra non saper gestire, mandando avanti la narrazione solo in funzione di quel fucile nascosto dietro la lavatrice nella casa di Peter, menzionato a caso in una scena e che lo spettatore sa già per cosa verrà usato…

  • INTERVISTE | Florian Zeller: «The Son? Spero apra un dibattito..»
  • VIDEO | Il trailer del film:

 

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