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New York e la liberazione LGBTQ | Frank Simon e il ritorno in sala di The Queen

Il documentario uscito nel 1968 è ritornato in sala per il Pride Month. Ma è attuale oggi? Sì

Un dettaglio del poster originale di The Queen.

NEW YORK – Prima di RuPaul’s Drag Race, prima di Paris Is Burning e anche prima degli eventi di Stonewall Inn, ci fu The Queen, documentario diretto da Frank Simon. Questo vivace, esuberante, film di 68 minuti – tornato in sala qui a Manhattan in occasione del Pride Month – è una straordinaria macchina del tempo che ci porta nel glamour LGBTQ degli Anni Sessanta, in particolare, usando le parole della voce narrante, Flawless Sabrina, della «Hip New York». Nessuno sceneggiatore avrebbe mai potuto toccare i livelli di realismo e umorismo dei protagonisti. A partire dal mix di accenti: da quello marcato Lenny Bruce Noo Yawk, al signorile idioma del Sud. The Queen è anche un emblema del cosiddetto cinéma vérité, tipico degli anni ’60.

Il poster originale di The Queen.

Un linguaggio nuovo, raggiunto attraverso cinecamere portatili che giravano in 16 mm in interni poco illuminati, che raccontava una realtà nuova. Un genere a sé, debitore dell’esperienza cinematografica di Andy Warhol, che fa anche una breve apparizione tra il pubblico di una gara di imitazione femminile tenutasi al Town Hall nel 1967 (e c’è anche Truman Capote!). The Queen apre il sipario sul backstage pochi momenti prima dell’inizio della performance, poi si trasferisce nelle camere d’albergo dei concorrenti mentre si preparano. L’ultimo atto è lo spettacolo, con tanto di votazioni da parte dei giudici. A differenza dei documentaristi di oggi, spesso troppo impegnati a far raccontare i protagonisti, il regista Frank Simon osserva, silenzioso.

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Uno dei protagonisti di The Queen

Lascia, cioè, che i suoi personaggi siano liberi. Lo vediamo dall’invisibile lavoro di editing per unire gli archi narrativi della storia e dalle dinamiche umane rappresentate. Agenti e produttori sono protettivi nei confronti delle stelle, molte delle quali sono piuttosto giovani. Nei tempi morti, chiacchierano, passando da argomenti frivoli a più impegnativi, come la possibilità o meno di cambiare sesso. Parlano di tutto, i protagonisti di The Queen, anche dei gay che prestano servizio militare. Nel gruppo c’è un giovane che arriva da Filadelfia e nella vita di tutti i giorni si fa chiamare Richard, ma che si trasforma in Harlow durante la performance. Harlow, che il regista segue in maniera particolare, è divenuta poi una vera celebrità, proprietaria di un bar, prima di cambiare sesso e diventare Rachel. Il lavoro di Simon, dunque, non fu un modo per curiosare su un mondo di freaks, magari ridendone, al contrario: è la celebrazione di una storia poco raccontata.

Qui potete vedere il trailer di The Queen

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