NEW YORK – A New York City è un momento d’oro per le drag queen. Perché? Semplice, vivacizzano la scena notturna, si esibiscono per folle di tutte le età e hanno trasformato il loro mestiere in una carriera. Tutto merito del successo di concorsi e social. A caratterizzare questa rivoluzione c’è anche il grande successo dello show di VH1, RuPaul’s Drag Race, che ha chiuso la stagione più vista nei suoi dieci anni di storia con una media di telespettatori che ha dell’incredibile, conquistando lo scorso anno un record di 12 nomination agli Emmy e vincendone tre, tra cui quella di miglior reality.
Ma RuPaul’s Drag Race non sta cavalcando l’onda, l’ha creata. Prima del programma, infatti, non erano in molti a sapere cosa fosse questa particolare forma di intrattenimento che è il drag. Oggi è tutto diverso. Non importa che tu appartenga alla comunità LGBTQ+, sia poco più di un’adolescente o semplicemente curioso: basta prendere in mano un tablet per soddisfare la propria conoscenza. Dunque, New York City è diventata a ragion veduta la capitale di questo mondo colorato, il luogo dove a sfidarsi in battaglie di lip synch con abiti esagerati e colorati, sono delle vere e proprie star.
Ma perché le drag queen newyorchesi sono le più amate? Anche questa risposta è semplice: sono le più trendy e devono ringraziare la loro città per questo. Le ultime cinque vincitrici di RuPaul’s Drag Race avevano tutti legami con la Grande Mela. Aquaria, regina della decima stagione e Sasha Velor, star della nona, chiamano Brooklyn casa. Bob the Drag Queen (ottava stagione) è nata e cresciuta all’ombra dei grattacieli. Violet Chachki (settima stagione) e Bianca Del Rio (sesta) hanno entrambe giurato fedeltà a NYC durante la trasmissione.
«Penso che incarnino tutto ciò che riguarda New York. Sono grintose, toste e hanno un cuore grande. Amano quello che fanno. Sono una forza da non sottovalutare», ha detto il giudice Carson Kressley in un’intervista prima della finale della passata stagione. «Hanno una grande esperienza perché lavorano nei club della City. È un netto vantaggio», spiega Kressley, sottolineando che le loro esibizioni hanno dato loro un senso di sicurezza sul palcoscenico che le altre drag potrebbero non avere.
Le regine della città passano diverse ore al giorno a trasformarsi nei loro personaggi, tra un viaggio in metropolitana verso un club di Hell’s Kitchen e il ritorno a casa alle prime luci del giorno. Giusto il tempo di riposarsi qualche ora prima di ricominciare tutto da capo. «La gente faceva drag per sé stessa. Ora può farne una carriera», racconta l’ex concorrente di RuPaul’s Drag Race, Miz Cracker.
«È un ambiente in cui sei circondato da ambizioni e sei costretto a stare al passo», dice Golden Delicious, che ha esordito proprio grazie a RuPaul’s Drag Race. Residente a Inwood, si considera una delle molte drag queens che costituiscono la nuova generazione di potenziali superstar della città. A differenza dei giorni in cui un’aspirante drag doveva immergersi completamente nella scena accanto a una veterana, per imparare i trucchi del mestiere, ora si inizia a lavorare con la preparazione fornita da tv e internet. Aquaria, ad esempio, non era ancora adolescente quando RuPaul’s Drag Race debuttò nel 2009 ed è cresciuta con l’aiuto delle concorrenti più capaci del Paese a portata di mano.
«Dieci anni fa, prima di Drag Race, probabilmente c’erano solo poche di noi che facevano drag, ma ora ci sono centinaia e centinaia di drag queen in città», dice Hamasaki. Drag Race offre agli spettatori uno sguardo al di là delle parrucche, il make-up e le battaglie di lip synch, e quando gli episodi finiscono, i fan corrono su Instagram. Le drag queen, tutte molto attive sui social, stanno contribuendo a diffondere interesse sulla cultura drag nelle piattaforme digitali che i ragazzi usano quotidianamente.
«Instagram è il tuo agente. Se non curi bene il tuo profilo davvero non lavori», dice Golden Delicious. E in effetti la maggior parte delle concorrenti di New York City che partecipano a Drag Race hanno orde di fan. Aquaria aveva già 300.000 followers su Instagram e Twitter. Ora ne ha più di un milione e mezzo. «Penso che sia importante ricordare, e lo sottolineo con un po’ di umorismo nei miei spettacoli, che per sostenere gli artisti che vi piacciono dovete comprare un biglietto», insiste Golden Delicious.
«Negli anni ’90 c’è stato un boom di drag con Priscilla, la regina del deserto e Wigstock: The Movie, e la carriera di RuPaul è decollata. Subito dopo il boom degli anni ’90, tutte noi pensavamo che la società ci accettasse, che ce l’avevamo fatta», ricorda Lady Bunny. Ma l’interesse è svanito con il tempo. «Non so se il boom attuale durerà per sempre, ma lo spero davvero», aggiunge.
Diverse drag temono che l’attenzione dei media su RuPaul’s Drag Race non prospererà a lungo sotto l’amministrazione Trump.
«In questo momento abbiamo un governo che vuole emarginarci fino a farci scomparire. Dobbiamo riconoscere la visibilità che Drag Race ha regalato a noi tutte. Ma attenzione: se lasciamo che sia l’unico posto in cui siamo presenti verremo di nuovo dimenticate», conclude Golden Delicious.
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