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Sugarland Express | Goldie Hawn e la prima volta al cinema di Steven Spielberg

La genesi, la storia vera, Firelight e Duel, Cannes e quell’anteprima a San Jose. Riscoprire un cult

Goldie Hawn in una scena di Sugarland Express, esordio al cinema di Steven Spielberg, datato 1974
Goldie Hawn in una scena di Sugarland Express, esordio al cinema di Steven Spielberg, datato 1974

ROMA – Nell’estate del 1969, Steven Spielberg propose alla Universal Pictures uno script ispirato ad un evento realmente accaduto in Texas, poco tempo prima. Il 2 maggio dello stesso anno, infatti, l’ex-detenuto Robert Dent e la moglie Ila Fae Holiday-Dent sequestrarono l’agente del DPS – (Texas) Department of Public Safety James Kenneth Crone. A bordo della sua volante, i coniugi Dent si diressero da Port Arthur fino a Wheelock, dai genitori di lei, dove sperarono di ricongiungersi con i figli. Il viaggio, della durata di circa 6 ore, attirò l’attenzione di curiosi e giornalisti, ma soprattutto della DPS che lanciò contro di loro qualsiasi volante nel raggio di miglia. Furono centocinquanta, in tutto, alla fine della corsa. Fu proprio la componente mediatica ad attirare l’attenzione di Spielberg, e con essa la principale ragione dietro alla genesi di Sugarland Express del 1974, il suo secondo esordio cinematografico.

Sugarland Express di Steven Spielberg fu distribuito nei cinema americani il 5 aprile 1974
Sugarland Express di Steven Spielberg fu distribuito nei cinema americani il 5 aprile 1974

E diciamo secondo perché in realtà la vera opera prima di Spielberg è Firelight. Un progetto adolescenziale (letteralmente, lo diresse appena diciassettenne nda) – poi primaria (e dichiarata) ispirazione dietro al concept di Incontri ravvicinati del terzo tipo di tredici anni più tardi – andato perduto e che nella sua (unica) proiezione al Phoenix Little Theatre, in Arizona, il 24 maggio 1964, non incassò un dollaro che fosse uno. Poi ci sarebbe Duel che in realtà, pur risultando, ancora oggi, una perfetta masterclass per tutti i giovani registi – oltre che il film che convinse Richard D. Zanuck e David Brown della Warner Bros ad affidargli la regia de Lo squalo – è comunque un film per la televisione. E quindi Sugarland Express (su Apple TV+ e Prime Video) il cui evento alla base ricordò a Spielberg uno dei suoi film del cuore: L’asso nella manica di Billy Wilder.

Goldie Hawn in una scena di Sugarland Express
Goldie Hawn in una scena di Sugarland Express

Nel racconto wilderiano, Charlie Tatum (Kirk Douglas), un reporter senza scrupoli, organizza una montatura giornalistica attorno a Leo Minosa (Richard Benedict) un uomo intrappolato in una caverna, in modo da assicurarsene l’esclusiva assieme alla complicità della moglie dell’uomo, Lorraine (Jan Sterling). La pellicola, ispirata a sua volta a ben due eventi realmente accaduti, prende poi una piega altra raccontando di cinismo e sogni illusori, ma non è tanto questo che colpì Spielberg nel dar vita poi a Sugarland Express. Il motivo è un altro e ben più nobile: «Mi piaceva l’idea di persone che si radunano davanti a un evento mediatico senza sapere chi siano i personaggi o di cosa si tratti, ma solo sostenendoli. Questo accende un bel po’ di buon vecchio sentimentalismo americano». E con esso anche una buona dose di matrice autobiografica qui configurata in quello che diventerà poi un topos spielberghiano: la ricostruzione dell’unità familiare.

La pellicola fu ispirata dalla storia vera dei coniugi Dent e al rapporto con i media di L'asso nella manica di Billy Wilder
La pellicola fu ispirata dalla storia vera dei coniugi Dent e al rapporto con i media di L’asso nella manica di Billy Wilder

Perché nella corsa dei coniugi Dent di Sugarland Express – Clovis Poplin (William Atherton) e Lou Jean Poplin (Goldie Hawn) – verso il piccolo Langston (Harrison Zanuck) e con lui la romantica ma illusoria speranza di ricomporre i pezzi di una famiglia distrutta, c’era il ventottenne Spielberg che non riusciva ad accettare (e quindi a elaborare) il divorzio dei genitori Arnold e Leah. Diede sempre la colpa alla madre per quanto accaduto. Non a caso, è tutt’altro che lusinghiera la caratterizzazione di Lou Jean tratteggiata da Spielberg. Una donna-bambina capricciosa e manipolatrice che il talento comico naturale della Hawn finì, tuttavia, con il rendere adorabile. Su di lei – già attrice apprezzatissima, vincitrice dell’Oscar 1970 come Miglior attrice non protagonista in Fiore di Cactus – Spielberg calibra le sorti di tutto il primo atto della pellicola giocata su svolte da commedia d’equivoci su di un impianto drammatico.

Ben Johnson in un momento del film
Ben Johnson in un momento del film

Poi la fuga, la corsa lungo le strade del Texas rurale che si affaccia in immagini di libertà illusoria, e un racconto che lungo il dispiego dell’intreccio, tra secondo e terzo atto, vede raffreddare i toni sentimentali e con essa la speranza di un futuro idilliaco per Clovis e Lou Jean, per lasciare il posto al cinismo e la fredda realtà degli uomini di legge integerrimi e dei vigilanti dal grilletto facile. Un’opera, Sugarland Express, di libertà creativa selvaggia e incontrollabile di pura New Hollywood fatta di sapori scenici in evoluzione e continuo mutamento tra umorismo, romanticismo, dramma cupo e una sottile vena ironica che ne percorre l’andamento, e una regia di carattere che crea volume negli spazi stretti delle volanti e dinamismo nel sapiente uso del debuttante Spielberg di soggettive e zoomate nel dare forma a un inseguimento stradale entrato di diritto nell’immaginario collettivo.

Una scena del film
Una scena del film

Questo grazie anche alla Panaflex, un’innovativa cinepresa leggera e silenziosa sviluppata dalla Panavision, che scelse proprio Spielberg e Sugarland Express per testarla a dovere. Furono merito della Panaflex le elaborate inquadrature dall’interno dell’auto dei fuggiaschi, con cui Spielberg firmò un (doppio) primato imbattibile. Sua, infatti, la prima carrellata dal sedile anteriore a quello posteriore e la prima panoramica a 360 gradi all’interno di un auto nella storia del cinema. Debuttante, si, è vero, ma già veterano, Spielberg, e con il fiuto del cineasta consumato. Assieme al direttore artistico Joe Alves elaborò un piano di un riprese sulla base di uno script estremamente dettagliato e realizzato assieme a una mappa che mostrava la progressione dell’inseguimento. In questo modo, per usare le sue parole: «Avrei potuto vedere come sarebbe apparso il film dall’alto, mentre procedeva da una volante della polizia, a due, dieci, cinquanta…».

«Avrei potuto vedere come sarebbe apparso il film dall'alto, mentre procedeva da una volante della polizia, a due, dieci, cinquanta...» (Steven Spielberg)
«Avrei potuto vedere come sarebbe apparso il film dall’alto, mentre procedeva da una volante della polizia, a due, dieci, cinquanta…» (Steven Spielberg)

Una panoramica visiva in termini di pianificazione giornaliera che andava a scandire l’evoluzione del racconto, la drammaticità di Sugarland Express, e con essa la graduale crescita della posta in gioco. Non a caso, il film fu girato in gran parte in continuità in modo da facilitare la crescita caratteriale degli agenti scenici di Atherton e Hawn e contenere (soprattutto) i costi di produzione. Tutto era pianificato e controllato sul set. Perfino la scelta della luce. E qui l’impronta documentaristica del DoP Victor Zsigmond e la sua predilezione verso la luce naturale fece la differenza dando a Sugarland Express un sorprendente sapore impressionistico che trova il suo apice artistico nel meraviglioso tramonto nel climax su cui scorrono, poi, i titoli di coda. Non ultimo, sempre per rendersi conto quanto fosse avanti Spielberg al suo secondo film, un aneddoto nel primo giorno di riprese offertoci dal direttore di produzione Bill Gilmore.

Il memorabile climax di Sugarland Express, firmato Victor Zsigmond
Il memorabile climax di Sugarland Express, firmato Victor Zsigmond

«Non aveva mai lavorato con una troupe così grande e non volevo essere lì alla sua prima ripresa, volevo che pensasse che era lui a gestire la situazione». Perché d’altronde, per quanto prodigioso, ma Duel era comunque un film per la televisione girato con pochi mezzi. Lo stesso poteva dirsi per il successivo Qualcosa di diabolico. Poi l’incredibile: «Nel tempo che ci ho messo ad arrivare sul set, Steven aveva già realizzato la ripresa più complessa che avessi visto in vita mia!». E dire che Sugarland Express aveva tutte le carte in regole per essere la sua prima, vera, regia cinematografica (e non). Perché in un primo momento, in quell’estate del 1969, la Universal non rimase affatto soddisfatta dal pitch di Spielberg. Tre anni e tanta esperienza in più dopo, Spielberg conobbe l’executive Jennings Jang che si propose di sviluppare lo script assieme ad Hal Barwood e Matthew Robbins.

Alla comicità spontanea di Goldie Hawn Spielberg diede il compito di alleggerire il racconto
Alla comicità spontanea di Goldie Hawn Spielberg diede il compito di alleggerire il racconto

Il primo draft, confezionato in appena due settimane sotto il titolo provvisorio di Carte Blanche, fu sottoposto (di nuovo) all’attenzione della Universal che (di nuovo) disse di no. Questo finché Zanuck e Brown non intercedettero con la loro società di produzione indipendente (la Zanuck/Brown Company nda) sottoponendo ancora una volta alla Universal lo script che finalmente accettò la proposta. Poi il secondo draft, datato 18 ottobre 1972, sotto il titolo di The Sugarland Express, e il resto è storia. Ma non è ancora tutta la storia. Perché in realtà, nonostante una lavorazione entusiasmante, il primo montaggio firmato da Edward M. Abroms e Verna Fields nel settembre 1973 fu accolto in maniera mista ad un’anteprima aperta a stampa e pubblico tenutasi a San Jose. Nonostante tutti si fossero innamorati di Lou Jean, il brusco cambio di tono tra secondo e terzo atto rese la proiezione indigesta.

William Atherton, Willie Il Coyote e un incrocio di immagini da maestro
William Atherton, Willie Il Coyote e un incrocio di immagini da maestro

I vertici della Universal rimasero annichiliti tanto da sentire nell’aria le avvisaglie del flop commerciale. Zanuck e Brown non sapevano che pesci pigliare e credevano non ci fosse più nulla da fare con la pellicola. Spielberg li convinse, allora, a tornare in sala di montaggio in modo da dare nuova forma a Sugarland Express. Da 121 minuti scese a 108, ma ci guadagnò in termini di solidità strutturale. Spielberg, infatti, aggiunse momenti umoristici inizialmente scartati, in modo da rendere più graduale il cambiamento del sapore scenico e al contempo amplificare il legame empatico con gli agenti scenici. In particolare nell’approfondire i legami tra Clovis e Lou Jean e l’agente Maxwell Slide (Michael Sacks). Fu tutto inutile, purtroppo, perché la Universal decise di cambiare strategia con Sugarland Express. Dai piani originali che lo avrebbero visto battagliare con La stangata e L’Esorcista nel periodo delle feste, si andò oltre.

In concorso a Cannes 27, Sugarland Express fu insignito del prestigioso Prix du scénario (Miglior Sceneggiatura).
In concorso a Cannes 27, Sugarland Express fu insignito del prestigioso Prix du scénario (Miglior Sceneggiatura).

La Universal scelse di bypassare la distribuzione limitata per andare direttamente in saturazione, vale a dire, bruciare la pellicola: lanciarlo in 250 copie in tutto il paese prima che il passaparola negativo si diffondesse. Il profitto ci fu, ma fu minimo. Distribuito nei cinema statunitensi il 5 aprile 1974, Sugarland Express incassò poco più di 12 milioni di dollari al box-office world-wide a fronte di un budget di appena 3. Molto lontano dalle previsioni di guadagno che la Universal aveva immaginato ingaggiando una stella emergente come Goldie Hawn nel ruolo da protagonista. Ad oggi, Sugarland Express resta il peggior incasso del cinema spielberghiano. Un risultato ascrivibile tutto ad una Universal incapace di trovare una strategia distributiva valida neanche dopo tre settimane dall’uscita e quasi trenta campagne promozionali proposte. Nemmeno dopo il passaggio in concorso a Cannes 27 dove il film fu insignito del prestigioso Prix du scénario (Miglior Sceneggiatura).

Nei cinema italiani Sugarland Express fu distribuito il 28 novembre 1974
Nei cinema italiani Sugarland Express fu distribuito il 28 novembre 1974

Su ammissione dello stesso Spielberg: «Ottenne buone recensioni, è vero, ma avrei dato via tutte quelle recensioni per un pubblico più numeroso». In particolare da parte della leggendaria Pauline Kael, che nella sua recensione sul The New Yorker scrisse parole al miele verso l’esordiente-ma-già-esperto Spielberg vedendoci lunghissimo: «Sugarland Express è uno dei film d’esordio più fenomenali nella storia del cinema e Spielberg è una rarità tra i registi giovani, un intrattenitore nato, forse l’Howard Hawks di una nuova generazione. Forse ama l’azione, la commedia e la velocità così tanto che non gli importa se in un film non c’è altro…ma del resto un sacco di bravi cineasti ce l’hanno fatta senza essere profondi». La storia, cinquant’anni dopo, ci dice che è arrivata anche la profondità, in fondo questo era soltanto un (grande) esordio…

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Qui sotto potete vedere il trailer di Sugarland Express: 

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