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Pride Month | Il cinema LGBTQ+ e quella lunga strada (ancora) da percorrere

Da The Gay Brothers a Chiamami col Tuo Nome: cenni storici ed evoluzione di un genere incompiuto

Before Stonewall
Before Stonewall

MILANO – Giugno, è iniziato il Pride Month. E, se non è ancora (del tutto) possibile riunirsi per la consueta parata, si potrebbe celebrarlo guardando qualche bel film a tema. Il problema è che, nonostante negli ultimi anni si siano moltiplicate (anche in fatto di qualità e profondità) le pellicole che trattano cinema LGBTQ+, è difficile trovare una rappresentazione totale dell’argomento, dal momento che i titoli sono trattati come se fossero un genere a sé stante. La maggior parte delle pellicole con personaggi omosessuali oggi sono film d’essai, e anche se non hanno nessuna delle caratteristiche tipiche dei film d’arte, vengono comunque classificati come tali.

The Gay Brothers, corto del 1895

Intanto, qualche importante tappa storica. Anche se è sempre stata presente nel cinema, e addirittura in un corto sperimentale del 1895 si vedono due uomini ballare un valzer, l’omosessualità è stata per molto tempo un argomento taboo per Hollywood, proibita dal Codice Hays, che per più di trent’anni ha decretato cosa fosse moralmente accettabile mostrare sul grande schermo. Una pietra miliare è senza dubbio il docu-film Before Stonewall del 1984, che ripercorre la storia della comunità LGBT negli Stati Uniti prima dei moti di Stonewall risalenti a soli vent’anni prima.

Before Stonewall
Before Stonewall

Per arrivare infine al 1992, quando la giornalista B. Ruby Rich conia il termine New Queer Cinema per indicare l’ondata di film indipendenti a soggetto queer che iniziavano a popolare i festival di cinema e i circuiti indipendenti, da New York a Los Angeles. E oggi? Oggi la situazione è migliorata quantitativamente, ma qualitativamente manca ancora qualcosa. Principalmente manca la realtà. Le storie sono per lo più stereotipate e inquadrate in un preciso filone che sembra essere quello drammatico, in molti film i personaggi queer sono ancora secondari e quando sono protagonisti l’happy ending è più unico che raro.

New Queer Cinema
The Living End di Gregg Araki, uno dei film della New Queer Cinema

Naturalmente è giusto che ci siano anche quei drammi che mostrano le difficoltà dell’essere accettati perché è qualcosa che succede tutti i giorni dappertutto, ma è solo una parte della realtà, non tutta. Mancano la commedia sentimentale e, perché no, comica, la fantascienza, l’azione, il fantasy per una rappresentazione che, con buona pace di produzioni e strategie commerciali, è ancora fortemente considerata inferiore rispetto alle storie eterosessuali. E lo si può vedere bene nelle tanto agognate storie d’amore, dove il cinema LGBTQ+ è ancora privo delle classiche scene romantiche, che sia un incontro su un ponte immerso tra le luci della città, una passeggiata al tramonto o un commovente momento sotto la pioggia.

cinema LGBTQ+
Chiamami col tuo Nome

Certo, nel panorama del cinema LGBTQ+ ci sono Carol e Chiamami col Tuo Nome, ma questi film sono ambientati nel passato, quando la relazione tra gli “eroi” principali doveva rimanere segreta e nascosta agli occhi della società. Può sembrare una cosa ovvia, ma non lo è: non tutto deve essere fresco e nuovo. Perché, da sempre, l’omosessualità ha dovuto nascondersi, e finalmente uscire e mostrarsi in questo modo è qualcosa di bello e di cui c’è disperatamente bisogno dal punto di vista culturale e sociale. Ma, nonostante si voglia far credere che una valida rappresentazione del tema sia già presente, c’è ancora tanto lavoro da fare.

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