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Steve McQueen: «Widows, le mie donne, l’Oscar e la voglia di osare»

Il giudizio, Intrigo internazionale, le pause e l’Oscar: il regista racconta il suo ultimo film

Steve McQueen e Lupita Nyong'o sul set di 12 anni schiavo.

TORONTO – Nessuno può dire no a Steve McQueen, non dopo l’Oscar per 12 anni schiavo. Ora Hollywood gli ha spalancato le porte e – parole sue – può proporre i progetti più bizzarri, compreso Widows – Eredità criminale, presentato in anteprima a Toronto. C’è però chi si azzarda ancora a dargli dei consigli, che lui puntualmente ignora. Un esempio? Gli avevano consigliato di non scritturare Michelle Rodriguez, ma lui si è infuriato quando l’hanno definita “difficile”. Perché, ha spiegato: «Se un regista bianco è meticoloso lo applaudono come perfezionista, se lo è uno di colore diventa una spina nel fianco». E così l’ha voluta incontrare ed è scattata la sintonia, anche se inizialmente lei ha rifiutato il ruolo perché le sembrava troppo sottomesso all’universo maschile. Al suo fianco troviamo un cast stellare che spazia da Viola Davis a Colin Farrell.

IL REMAKE «La serie tv originale britannica andava in onda negli Anni Ottanta e per un ragazzino di colore londinese quelle storie erano diventate personali, parte della sua realtà. Sapevo bene cosa volesse dire venire giudicato, mi capitava spessissimo a scuola. Ma quel telefilm ha innescato un processo d’identificazione incredibile e me lo sono portato nel cuore fino ad oggi. Diciamoci la verità, però, senza l’Oscar nel curriculum non me l’avrebbero mai fatto fare».

Dolly, Linda, Shirley e Bella O’Reilly. Le protagoniste della serie inglese degli anni ’80.

LE DONNE «Sembra strano che mi sia identificato con figure femminili ma in realtà non ho badato al genere. Mi sento un privilegiato ad essere circondato da persone incredibili: mia figlia, la mia compagna, mia sorella, le mie amiche. Poi si dà il caso che abbiano una vagina, buon per loro, ma non è questo a fare la differenza. Ho voluto mettere in scena figure reali, non patinate, da copertina. Ve la sareste mai immaginata Viola Davis così? Beh, io sì, la vorrei vedere da qui fino all’eternità in tutte le salse perché lei può tutto».

Il cast di Widows al TIFF 2018: Foto di Levin Winte.

L’EMOZIONE «Io voglio che lo spettatore viva l’emozione che ho sempre provato io in sala, a luci spente, tra una comunità di sconosciuti che condividono una storia. Al primo appuntamento ho portato mia moglie a vedere Intrigo internazionale. Non posso dimenticare quel momento e neppure quando siamo stati insieme in un museo a Chicago. Avevo ventidue anni e non eravamo ancora sposati ma quel ricordo speciale mi ha permesso di ambientare il film in una città che mi è rimasta nel cuore».

Cary Grant e Eva Marie Saint in una scena di Intrigo Internazionale. Era il 1959.

L’OSCAR «Questa statuetta ti apre molte porte e ti concede tante chance, soprattutto quella di poter fare un errore, di rischiare. In effetti, dato che tutti dobbiamo morire, non capisco perché puntare sul sicuro. Anche lo showbusiness fa così, incasella gli attori in ruoli già visti perché il pubblico così si sente tranquillizzato e va a vedere qualcosa di familiare, per me invece è il contrario, voglio osare».

La gioia di Steve McQueen sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles per la vittoria dell’Oscar.

BUONA LA PRIMA «Anche ad Hollywood porto il mio aplomb britannico. Noi siamo abituati a risparmiare e a centellinare le energie. Non amando gli sprechi, spesso mi basta un ciak, così ottimizzo le risorse. Che sia un bene o meno, ormai è questione d’abitudine. Ho anche capito che devo prendermi i miei spazi. Quando è nata mia figlia ho fatto una pausa dopo aver diretto tre film. Non me ne sono mai pentito».

TIFF 2018: Julia Roberts: «Homecoming, Ben is Back e la mia prima volta in una serie tv»

  • Qui sotto potete vedere il trailer di Widows:

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