Che quest’anno l’Oscar come miglior attore fosse una corsa a due tra il Gary Oldman de L’ora più buia e Daniel Day-Lewis de Il filo nascosto era chiaro da subito. Quello che non era ancora chiaro è quanto ci fosse oltre alla recitazione dell’attore inglese nel nuovo film di Paul Thomas Anderson. La risposta è: tantissimo. Innanzitutto una protagonista femminile di altissimo livello, l’attrice lussemburghese Vicky Krieps, in grado di dipingere il personaggio di Alma Elson con intensa delicatezza, una misura che non trasforma mai i turbamenti in melodramma. Una giovane Maryl Streep, non solo per la vaga somiglianza.

L’ambientazione del film è perfetta: la Londra dei primi del dopoguerra è splendida, fatta di palazzi e abiti di un lusso abbagliante. Una società rigida e scintillante in cui l’atelier di Reynolds Woodcock ha un ruolo così importante nella definizione degli elementi stilistici dell’abbigliamento di reali e nobili da non lasciare spazio ad altro che non sia la dedizione al proprio talento e al proprio lavoro. Amore incluso. Eppure l’amore è multiforme, si adatta, trova sempre la strada verso il mare, magari seguendo la via più estrema, ma vale tutto quando la scelta è condivisa.

Il filo nascosto è di delicatezza femminile, ma, come già negli altri ritratti forti tracciati da Anderson regista, è anche un film robusto nella trama, nei personaggi, nella sceneggiatura, nella scenografia, non ultimo nella bellissima colonna sonora di Jonny Greenwood. E poi c’è Daniel Day-Lewis, che si trasforma in un uomo ossessionato dalla propria sensibilità estetica che le mani trasformano in abiti divini, protetto dal proprio ego e da un meccanismo quotidiano in cui tutto gira intorno a lui, grazie alla direzione di una sorella madre, Cyril (Lesley Manville).

Un’interpretazione che cesella con precisione maniacale ogni singolo dettaglio di un carattere complesso e volatile, come la materia che plasma ossessivamente nel suo lavoro di sarto. Per sua stessa ammissione qui alla sua ultima interpretazione di una carriera cominciata nel 1982 con Gandhi, il ritiro dal cinema di Daniel Day-Lewis andrebbe impedito per legge, magari considerando l’opzione di scambiarlo con qualche altro attore meno bravo e ispirato di lui. E la lista potrebbe essere lunghissima.
- Avete amato Il filo nascosto? Leggete anche la storia dietro i costumi di Mark Bridges.
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