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Riccardo Milani: «Io, il mito di Gigi Riva, il calcio di ieri e quelle bandiere da seguire…»

Lo scudetto del 1970, il mito, l’amicizia, il film: il regista racconta a Hot Corn il suo viaggio

Riccardo Milani
Riccardo Milani in azione in un bello scatto di Claudio Iannone.

MILANO – Lo scudetto con il Cagliari e la finale contro Pelè, i rifiuti alle grandi squadre e la fedeltà alla Sardegna: nel suo bellissimo documentario, Nel Nostro Cielo Un Rombo Di Tuono – disponibile su Sky e in streaming su NOW dal 27 giugno – Riccardo Milani cerca di raccontare (e attualizzare) un mito, quello di Gigi Riva, un uomo che ha saputo dire no, qualità rara (rarissima) nel calcio contemporaneo e non solo. Dalla prima idea all’incontro, ecco cos’ha raccontato il regista a Hot Corn in questa bella conversazione.

Nel Nostro Cielo Un Rombo Di Tuono
Gigi Riva in un dettaglio del poster di Nel Nostro Cielo Un Rombo Di Tuono.

L’IDEA – «La prima scintilla del progetto? Arriva da lontano, da quando ero bambino. Ho visto Riva giocare, l’ho visto vincere lo scudetto con il Cagliari nel 1970 e diventare un esempio positivo in una piccola squadra che cambiò per sempre la storia. Mi è sempre rimasto dentro il mito di quest’eroe, di una bellezza inarrivabile e una portata quasi epica. Così nel 2001, reduce dai miei primi due film da regista (Auguri professore e La guerra degli Antò, nda) ho cercato di conoscere Gigi. L’ho incontrato a Cagliari, in un negozio di condizionatori (ride, nda) tenuto da un suo caro amico di cui si fidava. Da quel momento è cominciata una storia lunga oltre vent’anni fatta di contratti e proposte rifiutate. Alla fine mancava sempre la sua firma. Due anni fa si è convinto ad esserci e a girare in presenza Nel nostro cielo un rombo di tuono. Per me era fondamentale: se racconti la vita di una persona devi avere la sua partecipazione diretta…».

La tessera di Gigi Riva del 1966.

L’UOMO – «Lo scorso 7 novembre, il giorno del compleanno di Gigi, abbiamo fatto la prima di Nel Nostro Cielo Un Rombo Di Tuono a Cagliari davanti a settecento sardi che venivano da altre zone della regione, ma anche con i Tenores di Bitti e i Mamuthones. Gigi non vedeva la sua gente da anni, perché esce poco di casa, e quando è entrato in sala c’è stata un’ovazione incredibile, ma anche molto rispetto. Nessuno gli si è avvicinato, sono rimasti tutti a distanza, a parte un bambino di otto anni che gli è corso incontro e lo ha abbracciato. Il nonno gli aveva raccontato la storia di Gigi sotto forma di favola e quel personaggio che si era materializzato davanti a lui era una sorta di uomo mitologico. Alla fine del film si è commosso, sì, gli è piaciuto moltissimo. Oggi posso dire di avere la fortuna di andare a casa sua ogni tanto. Non chiacchieriamo molto, ma posso dire che i nostri silenzi hanno cementato la nostra amicizia e il rispetto reciproco…»

Gigi Riva nella sua casa di Cagliari.

IL CALCIO – «Io ho giocato a calcio da ragazzo, nel calcio minore romano, e ho sempre visto in Gigi un eroe sano, un esempio, un campione d’umiltà. Ha rifiutato l’Inter, la Juve, ha rifiutato soldi veri in anni più difficili di questi. Era di Leggiuno, in provincia di Varese, ma amava la Sardegna e non voleva tradire i sardi. Aveva avuto un’infanzia difficile, prima con la perdita del padre, poi la madre, quindi la sorella e sapeva cosa aveva trovato a Cagliari. Lui ha dimostrato di poter dire di no, ha affermato che non è vero che il mercato ha sempre ragione. Un principio raccontato nel documentario e che oggi, soprattutto oggi, è ancora necessario. Trovo che siano valori mai come oggi attuali: la coerenza, l’umiltà, il coraggio. Gigi ha spostato montagne e sono felice che questo film possa raccontarlo a chi non lo ha conosciuto e vissuto quando era in campo, alle generazioni più giovani…».

Nicolò Barella all’ombra di Riva in una scena del documentario.

GIGI & BARELLA – «Ognuno di noi ha una sacca di resistenza etica al suo interno e io confido molto in questo. Oggi il calcio è diventato un’altra cosa, già Pasolini all’epoca fece un discorso sul mercato che oggi vale esponenzialmente e fa girare cifre folli, basti vedere il recente caso di Tonali. E qui rientra il caso di Barella, cresciuto nella scuola di calcio di Gigi e da sempre molto legato a lui, che ad un certo punto del documentario dice di sperare di poter vestire ancora una volta la maglia del Cagliari. Ed è un cerchio che si chiude anche la serie A portata da Ranieri, altro grande uomo di calcio voluto fortemente da Gigi. Ero presente io davanti a quelle telefonate tra loro due, un altro capitolo di una meravigliosa storia infinita…».

  • HOT CORN FOOTBALL CLUB | Gigi, Riccardo e quel rombo di tuono
  • VIDEO | Qui il trailer di Nel nostro cielo un rombo di tuono: 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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