Viviana Maccarini Un’operazione vintage quella che è stata fatta con Rampage, perché – per chi non lo sapesse – si tratta di un arcad game datato addirittura 1986 firmato dalla Midway Games. Nel videogioco ogni giocatore prendeva il controllo di un gigantesco mostro (una scimmia, un lupo o un coccodrillo) attraverso cui distruggere le principali città degli Stati Uniti. Unico nemico: le forze militari.
Il gioco ebbe un incredibile successo e fu trasferito su altre piattaforme digitali. Adesso però Rampage è un film diretto da Brad Peyton (già dietro il catastrofico San Andreas) e con un cast di tutto rispetto: Naomie Harris, Jeffrey Dean Morgan, Malin Akerman e Joe Manganiello. In Italia lo vedremo al cinema dal 10 maggio.
Il protagonista, Dwayne Johnson, è un primatologo che stringe un particolare legame con George, un intelligente gorilla albino di cui si prende cura dalla nascita. Ma qualcosa – o qualcuno – si mette in mezzo e ribalterà completamente il rapporto tra i due. A causa di un esperimento genetico, George diventerà infatti pericoloso e le sue dimensioni cresceranno esponenzialmente.
Ma George non sarà l’unica minaccia, altri animali sono stati utilizzati come cavie per l’esperimento e il governo vuole abbatterli. Eppure, nonostante George sia radicalmente cambiato, per Dwayne Johnson non è mutata la natura del loro rapporto, perché un amico rimane un amico e va salvato a tutti costi. Ma come trovare un antidoto?
La sfida sembra davvero irrisolvibile, in questo, apparentemente, crossover tra Godzilla e King Kong dove, ad aggravare le cose, è il fatto che George non è l’unico predatore alpha in grado di provocare una catastrofe globale. «Andiamo a salvare il mondo!», esclama il buon Dwayne in una scena del film, e se lo dice lui possiamo stare tranquilli. O no?
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