MILANO – Jonah ha dieci anni, o meglio, come vorrebbe sua madre, nove + uno. Ha due fratelli, Manny e Joel, con i quali vive un rapporto simbiotico, un padre irresistibile quanto impulsivo e un diario che tiene nascosto tra le molle del letto. Un segreto tra le cui pagine disegnare e scrivere i sui pensieri ed emozioni, rielaborando, tra colori e parole, un mondo impossibile da verbalizzare tra le mura di casa. Ambientato negli Anni Novanta, Quando eravamo fratelli – lo trovate su CHILI – di Jeremiah Zagar è stato presentato al Sundance tra applausi e critiche entusiaste, tanto da collezionare cinque candidature agli Spirit Awards.
Adattamento – rivisitato – del romanzo (semi)autobiografico Noi, gli animali di Justin Torres pubblicato nel 2011, il film è una delle migliori rappresentazioni del cinema indipendente statunitense. Girato in soli 28 giorni nelle campagna di New York, a Utica, Quando eravamo fratelli ha un forte respiro documentaristico dovuto ai precedenti lavori di Zagar (In a Dream) che si riflettono in una regia immersiva, fatta di primi piani, dettagli, macchina a mano e movimenti repentini che lasciano poi spazio a sequenze sinuose e oniriche.
Filmato in pellicola 16 mm e avvolto dalla fotografia infuocata di Zak Mulligan, Quando eravamo fratelli si muove tra riprese dal vero e le sequenze animate di Mark Samsonovich che danno vita i disegni e alle parole del piccolo Jonah. Un film che ricorda Moonlight di Barry Jenkins per il racconto di formazione del suoi giovane protagonista in un contesto familiare complesso e The Tree of Life di Terrence Malick per il ruolo giocato dalla natura e la sua rappresentazione sul grande schermo.
E proprio i suoni della natura sono parte integrante della colonna sonora firmata da Nick Zammuto, tra il rumore dell’acqua – elemento simbolico nel film – e il canto degli uccelli, insieme all’uso di percussioni ed elementi elettronici che scandiscono la quotidianità dei tre fratelli e dei loro imperfetti genitori. Una coppia mista, portoricano lui, italiana lei – interpretati dagli ottimi Raúl Castillo e Sheila Vand – diventati padre e madre troppo presto. Imprigionati in lavori precari, insoddisfatti e immaturi, oscillano tra eccitazione e violenza davanti agli occhi dei tre bambini convinti che quello significhi amare ed essere una famiglia.
Ma Jonah è diverso. Il più piccolo ma anche il più acuto che, tra le pagine di quel diario nascosto, rielabora baci e pugni, amore e abbandono, rabbia e scoperta della propria sessualità. We The Animals è il titolo originale del film di Jeremiah Zagar. We, un noi riferito a quei tre fratelli inseparabili cresciuti come in un branco, che diventerà io in un racconto folgorante sulla scoperta della propria individualità.
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