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Pleasure di Ninja Thyberg e l’American Dream come esperienza pornografica

La regista svedese realizza un film così potente da stordire. E Sofia Kappel è una rivelazione

Pleasure, se il porno è come l’American Dream: effimero, sbilanciato, abusato
Pleasure, se il porno è come l’American Dream: effimero, sbilanciato, abusato

ROMA – Potrebbe essere definito un film di rottura. Addirittura, potrebbe portarsi dietro la nomea di essere scandaloso e perturbante. Epiteti spesso inutili e fuorvianti, che confondono le idee su cosa voglia comunicare l’arte. Invece, Pleasure, diretto e scritto da Ninja Thyberg, oltre ad essere uno dei più belli visti negli ultimi anni (un’esagerazione? No, vedere per credere), è un film di costruzione, di elaborazione, di simmetria ad intermittenza, come sono ad intermittenza le luci al neon di Los Angeles. La città degli angeli, la città dell’illusione, osservata dallo sguardo della regista svedese come fosse una sorta di purgatorio in cui anime senza ali vagano alla ricerca di un effimero successo.

Perché oggi non contano i soldi, conta apparire: e allora, tenendo per mano la sua protagonista senza lasciarla per un momento, Linnéa aka Bella Cherry (Sofia Kappel, un battesimo di fuoco), in bilico su tacchi altissimi, attraversa la trincea che separa il mondo esterno dal mondo letteralmente interno dell’industria pornografica, intanto che, sotto le immagini, si muove la geniale colonna sonora di Karl Frid, che mescola atmosfere liriche all’hip-hop. Linnéa, diciannove anni, atterra in California con l’obiettivo di sfondare, di affermarsi, di trovare un posto in cui possa liberarsi dai tormenti generazionali. Troverà un enorme gioco di ruolo dove le regole saltano e gli sguardi si fanno merce da svendere; un gioco in cui i concorrenti si nascondono dietro i contratti, commercializzando l’enorme peso che, almeno agli esordi, porta con sé una pornostar.

Sofia Kappel è Linnéa in Pleasure
Sofia Kappel è Linnéa aka Bella Cherry in Pleasure

Ma attenzione, il film, tratto da un corto diretto dalla stessa Thyberg, che si è detta profondamente turbata dal primo porno visto a sedici anni, tratteggia l’industria pornografica per quella che è, senza aggiungere o togliere nulla. Parallelamente, però, lo sguardo femminile di Ninja Thyberg, sovrapposto a quello di Sofia Kappel, non cerca patinature né scorciatoie, e allora – in modo strettamente narrativo – ritrae la protagonista al centro delle scene porno, interrompendo lo schizofrenico piacere del titolo in un montaggio che taglia il suo corpo, in balia di performance via via sempre più estremizzanti. Un paradiso voyeuristico che si tramuta in un inferno dove quel piacere non è che un atto meccanico, spettacolare e finto.

Sofia Kappel e Revika Anne Reustle in una scena del film
Sofia Kappel e Revika Anne Reustle in una scena del film

Ed ecco che Pleasure (presentato a Cannes, al Sundance e al Biografilm Festival, distribuito da MUBI in Italia) rielabora in modo metaforico gli archetipi del capitalismo (e del maschilismo), offrendo un nuovo spunto di riflessione sul sogno americano. L’America Dream è, da sempre, l’emblema dell’attrattivo e dell’inconsistente. A cosa somiglia? Esatto: a quel porno apogeo dell’abbagliante finzione, da consumare il tempo di un coito troppo veloce per tenere il passo dell’immaginazione. Senza aver paura, Thyberg si appropria del mezzo cinematografico sporcandolo, qua e là, da una messa in scena simile al reportage pur tenendo a sé il valore assoluto della narrativa; il cast è infatti composto da veri talent agent, da manager, da porno attori e da porno attrici, come nel caso di Evelyn Claire, che per Linnéa rappresenta una sorta di nemesi che le farà intraprendere la strada del compromesso, del costi quel che costi – in un certo senso il capitalismo non è prevaricazione sul più debole?

Pleasure, tra capitalismo e maschilismo
Pleasure, tra capitalismo e maschilismo

Dietro il racconto di Pleasure c’è ansia e c’è conflitto, c’è una ragazza alle prese con una maturazione personale, emozionale e professionale (che piaccia o no, l’attrice hard è una professione a tutti gli effetti). Ogni maturazione, quindi, comporta delle decisioni, delle alleanze, degli sbagli. Sofia Kappel, che ha scelto di comune accordo con la regista gli altri membri del cast (il motivo potete immaginarlo), è il point of view di Linnéa, anti-eroina umana e vulnerabile che, scena dopo scena, molla ingenuità e seduzione, finendo in qualche modo vittima (in)consapevole delle proprie scelte, naturalmente in relazione ad un contesto in cui l’identità di genere è sbilanciata, mutilata, abusata. Questo diventerà il senso opposto del piacere, l’altissimo prezzo da pagare nel momento esatto in cui l’occhio di Ninja Thyberg cambia angolazione, puntando forte sull’ultimo giro di una giostra che, all’improvviso, si ferma ad un passo dal baratro. Lasciandoci storditi, folgorati, sconquassati.

Qui il trailer di Pleasure:

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