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Peripheric Love | Fabio Troiano, Iazua Larios e l’amore come atto di fede

Alessio Lapice, Christina Rosamilia, Luc Walpoth e un piccolo ma grande film. Ma cosa vedremo?

Fabio Troiano e Iazua Larios al centro del cuore di Peripheric Love, un film di Luc Walpoth, al cinema dall'11 gennaio
Fabio Troiano e Iazua Larios al centro del cuore di Peripheric Love, un film di Luc Walpoth, al cinema dall'11 gennaio

ROMA – Maria, immigrata di origini messicane, è incinta, benché Giorgio non potrebbe avere figli perché sterile. Decide allora di nascondere la gravidanza al marito per paura che dubiti della sua fedeltà. In preda a sospetto e nostalgia, finiscono entrambi per ricercare affetto altrove. Ma il mistero di un evento inspiegabile sarà l’occasione per esplorare le profondità dei loro sentimenti. Là dove solo la fiducia dell’uno nell’altra impedirà loro di perdersi. Parte da qui Peripheric Love, esordio alla regia da solista del belga Luc Walpoth dopo la co-regia con Mikhael Bassilli di Baby Money, con protagonisti Fabio Troiano, Iazua Larios, Christina Rosamilia e Alessio Lapice.

Fabio Troiano e Iazua Larios in una scena di Peripheric Love
Fabio Troiano e Iazua Larios in una scena di Peripheric Love

Una pellicola definita dallo stesso Walpoth come: «La storia di un amore che una gravidanza inaspettata mette in crisi ma che poi, miracolosamente, ricompone. È l’amore tra Giorgio e Maria, persone semplici e genuine, ed entra in crisi perché uno e l’altra si sentono sopraffatti dai desideri, dai bisogni e dalle paure dell’altro, in un contesto marcato da un ordine sociale che genera confusione, paura, marginalità, difficoltà di sentirsi a pieno titolo parte della comunità. Una realtà che tende a generare una chiusura in sé stessi e la sostanziale incapacità a sostenere con vitalità e calore le proprie relazioni».

Iazua Larios e Alessio Lapice in un momento di Peripheric Love
Iazua Larios e Alessio Lapice in un momento del film

Ed ecco quindi un Peripheric Love che ci vede entrare in punta di piedi nella vita di Giorgio e Maria, in modo intimo, mostrandoci la dolcezza di una coppia a letto, al mattino, l’uno in cerca degli odori dell’altro e immaginando con loro le onde di un mare di coperte in tempesta. Con Giorgio e Maria – portati in scena da due fragili, indecisi e complessi Troiano e Larios – ci sono i loro bisogni, le loro necessità e i propri mondi. Giorgio è un guardiano notturno, Maria una babysitter. Lui vive di notte, lei di giorno. Insieme tirano avanti con i propri stipendi sullo sfondo di una Torino laboriosa, teatro di divari sociali e lotte di classe che permette pochi sprechi ma soprattutto pochi sogni.

Fabio Troiano e Christina Rosamilia in una scena del film
Fabio Troiano e Christina Rosamilia in una scena del film

Come quello di un figlio, voluto da Maria, fervente credente e religiosa, e anche da Giorgio, pur rassegnatosi all’idea di non diventare mai padre per via del suo essere sterile. Finché il figlio non arriva per davvero: ovvero il cuore del concept Peripheric Love e dell’intuizione al centro del racconto. Prendere, cioè, un evento miracoloso che dovrebbe essere fonte di gioia e felicità, per ribaltarne l’inerzia rendendolo, paradossalmente, sinonimo di preoccupazioni, diffidenza e dolore. Walpoth li separa Giorgio e Maria, lanciandoli in un mondo straordinario di nuova comprensione dallo sviluppo drammaturgico realistico, si, ma sobrio, contenuto, senza mai spingere davvero sull’acceleratore, senza portarli ad un punto di rottura (altrimenti) inevitabile in altre circostanze.

Peripheric Love, al cinema dall'11 gennaio con Casa delle Visioni
Peripheric Love, al cinema dall’11 gennaio con Casa delle Visioni

Walpoth non condanna l’unione apparentemente scoppiata dei suoi protagonisti, spingendoli sin sull’orlo del precipizio per poi prendere la via del più affettuoso degli happy-ending. Negli incontri con Arlette (Rosamilia) e Don Salvatore (Lapice), Giorgio e Maria ritrovano, infatti, sé stessi e le ragioni della loro unione salvifica, per poi tornare a letto – come nell’incipit – in una riunione liberatoria e dolcissima. A conferma di come a volte – più che di azioni tangibili, grandi gesti e solide certezze – l’amore abbia semplicemente bisogno di un atto di fede. Un salto nel buio da compiere in fiducia: a occhi aperti e senza paura. Al cinema dall’11 gennaio con Casa delle Visioni.

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