FIRENZE – La Thailandia, insieme agli altri stati del sud-est asiatico, è un luogo dove lo sviluppo di una propria e chiara identità è sempre stato frenato da fattori esterni, soprattutto dall’influenza cinese lungo i secoli dinastici e dal forte imperialismo occidentale ottocentesco. Di conseguenza il prodotto sociale è sempre stato influenzato e guidato da culture e visioni diventate punti di riferimento e ispirazioni all’interno di un paese senza un’origine ben definita. Anche il cinema thailandese, quindi, ha sofferto dell’influenza hollywoodiana e delle tendenze cinematografiche che si sono susseguite in Cina e ad Hong Kong. Nella sua ripetitività e poca creatività, il cinema thailandese ha però comunque qualcosa da dire e in Europa il Far East Film Festival ha da sempre cercato di dargli la giusta importanza facendo arrivare sui suoi schermi i film più importanti. Ne è un esempio l’interessante film di Nattawut Poonpiriya, One for the road, un road movie prodotto da Wong Kar-wai che indaga i concetti di errore e perdono.
La storia? Quella di Boss, un uomo che ha la vita che desidera. Vive a New York, fa il barman, vive in una bellissima casa e riesce a conquistare tutte le donne che vuole. Una sera però riceve una chiamata che lo riporta a terra: il suo migliore amico Aood ha il cancro come il padre, non vuole fare la chemio e vorrebbe che tornasse in Thailandia per salutarlo. Una delle persone più importanti della sua vita sta per morire e sente il dovere di tornare, chiude il bar e parte immediatamente. Quando arriva trova una persona senza più capelli, con un bastone per tenersi in piedi e che gli chiede di fargli da autista per esprimere il suo ultimo desiderio: girare in macchina la Thailandia per andare a trovare le sue ex, le persone che hanno condiviso la vita con lui, e salutarle per l’ultima volta.
I due amici partono così per un viaggio di redenzione e di perdono, dove Aood ballerà per l’ultima volta con l’insegnante di ballo Alice, la donna per cui è tornato a casa e ha lasciato da solo Boss a New York; dove riceverà l’ultimo schiaffo da Noona, diventata un’attrice di successo e che non ha ancora perdonato gli errori di Aood quando stavano insieme; dove non incontrerà Roong, ormai sposata e madre di una figlia, ma che ancora non riesce a vederlo e a capire il motivo per cui ha scelto di restare a New York con Boss invece di tornare a casa con lei. Un viaggio per ripercorrere ciò che è stato, fino a quando Aood non confessa a Boss che lo ha fatto tornare per un altro motivo, perché anche a lui deve chiedere scusa per qualcosa rimasto nascosto nel loro passato e cercherà di rimediare agli errori che ha commesso.
Nattawut Poonpiriya con One for the road costruisce una storia che si divide lungo due linee temporali e l’alternanza passato/presente permette di approfondire il cambiamento dei due protagonisti, l’evoluzione del loro rapporto e comprendere le scelte che hanno preso, così da estrapolare e portare alla luce il rapporto sfaccettato e non scontato tra due amici. Ciò che cerca di fare Aood, arrivato al drammatico punto di voler andarsene piuttosto che sopravvivere, è un gesto di estrema vitalità verso sé stesso e verso gli altri e Boss, coinvolto in un’avventura che neanche immaginava, avrà l’occasione di riallineare una vita che ha perso tutti i suoi punti di riferimento.
One for the road è un film che si ispira molto al suo produttore Wong Kar-wai, oltre a proporre alcune scelte registiche famose del regista di Hong Kong come lo slow motion fuori fuoco e movimenti di macchina rotondi e inusuali, il film thailandese utilizza alcuni suoi stilemi narrativi come il rimorso bruciante che emerge in In the mood for love, la tematica del viaggio spirituale fatto in Days of Being Wild e My Blueberry Nights e la rabbia repressa che emerge in As Tears Go By. Un mix di influenze perfetto per portare in scena una storia di redenzione e perdono, un viaggio fatto per chiudere le porte lasciate durante la propria vita, per capire l’importanza e il peso delle proprie scelte e di come sia altrettanto fondamentale accettare quelle dell’altro.
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