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Da This Is England a Eurídice Gusmão, tra Parigi e Milano | I vent’anni di Officine Ubu

Film francesi, documentari, grandi cult: Franco Zuliani racconta a Hot Corn la storia di Officine Ubu

Franco Zuliani, il fondatore di Officine UBU.

MILANO – Un viaggio lungo vent’anni, un percorso coraggioso e sempre attento alla qualità che, di fatto, riflette anche molto grande cinema degli ultimi due decenni. Qualche esempio? Sacro GRA di Gianfranco Rosi, quel capolavoro che fu This Is England di Shane Meadows, ma anche A testa alta, il sottovalutato La mélodie e due film molto amati da noi di Hot Corn come In viaggio verso un sogno e 24 Hour Party People. Officine UBU compie vent’anni e così per celebrare la festa di compleanno e farci raccontare la storia abbiamo deciso di andare a trovare Franco Zuliani – fondatore e Managing Director della casa di distribuzione – proprio nel suo ufficio di via Melchiorre Gioia a Milano. Ecco cosa ci ha raccontato.

Alcuni frammenti dei film di Officine Ubu.

La prima domanda è inevitabile: cosa significa celebrare vent’anni?
«Molto. Sono orgoglioso, perché è un traguardo raggiunto con determinazione, coraggio e passione verso il cinema. È proprio questa passione che ha permesso alla società di rinnovarsi e adattarsi nel corso degli anni, cercando di offrire al pubblico storie nuove, originali e dalla forte personalità. Le arti visive sono sempre state la mia passione, che ho coltivato fin da giovane, quando frequentavo i cineforum e mi divertivo a girare film in Super8. Non ultimo, in età più adulta ho intrapreso gli studi di Industrial Design e ho svolto l’attività di fotografo. Dopo diversi anni trascorsi nell’azienda di famiglia, decido finalmente di tornare a dedicarmi a un’attività dalla larga componente creativa».

Re UBU, il personaggio della pièce di Alfred Jarry.

Torniamo indietro: quando nasce Officine Ubu?
«Nasce nel 2001 come casa di produzione UBU Film. L’intento era di fare dell’originalità dei film prodotti una peculiarità che si rispecchiasse nel nome della società. Re UBU è infatti l’iconico personaggio protagonista della dirompente piéce UBU roi di Alfred Jarry del 1896. Dopo aver prodotto, tra il 2002 e il 2003, La Spettatrice di Paolo Franchi con Barbora Bobulova e Fame Chimica di Antonio Bocola e Paolo Vari, considerato un piccolo cult, nel 2006 decido di creare la divisione distribuzione e contestualmente di cambiare il nome della società in Officine UBU».

2003: Barbara Bobulova in una scena de La spettatrice.

Ma perché proprio Officine?
«Perché, proprio come in un’officina, trovavo stimolante l’idea di poter produrre internamente con il mio staff tutti i materiali marketing e pubblicitari necessari per il lancio dei film, al fine di poter avere la massima libertà in termini di creatività e ottimizzazione dei tempi. In questi vent’anni di attività sono molti i titoli che hanno caratterizzato il percorso di Officine UBU. Ricordo particolarmente This Is England di Shane Meadows, Monsieur Lazhar di Philippe Falardeau, candidato all’Oscar come miglior film straniero, Detachment di Tony Kaye e il poetico Pollo alle prugne di Marjane Satrapi».

This Is England
Il capolavoro: This Is England di Shane Meadows.

Lei però è anche un grande appassionato di documentari…
«Sì, un genere che in Italia ha maggiore difficoltà nelle sale, per questo sono stato particolarmente orgoglioso del successo di Sacro GRA, vincitore del Leone d’oro a Venezia, de Il sale della terra di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado e della sua candidatura agli Oscar e, più recentemente, del grande riscontro avuto, soprattutto dalla collaborazione con le scuole, di Astrosamantha, dedicato a Samantha Cristoforetti, e di Il senso della bellezza, per il quale abbiamo organizzato quasi un centinaio di incontri tra scienziati del CERN e studenti nei cinema di tutta Italia».

Una scena di Sacro GRA.

Anche il cinema francese è uno dei vostri punti di forza però…
«Altra grande passione. Perché? Perché la cosa che più apprezzo delle loro produzioni sono l’originalità, il coraggio e un pizzico di follia nel mettere in scena storie che pochi avrebbero il coraggio di raccontare. Peculiarità che, appunto, sono da sempre alla base della mia idea di distribuzione. Qualche esempio? Penso a titoli come Una nuova amica di François Ozon, Un amore sopra le righe di Nicolas Bedos, L’hotel degli amori smarriti Chiara Mastroianni e, più recentemente, a Imprevisti digitali di Gustave Kervern e Benoît Délèpine, una coppia di registi piuttosto anarchici e spesso fuori dal coro».

Benjamin Biolay in un momento de L’hotel degli amori smarriti.

Uno dei film di cui più è fiero?
«Senza dubbio dico La vita invisibile di Eurídice Gusmão di Karim Aïnouz, vincitore di numerosi premi nei festival di tutto il mondo, tra cui il Premio Miglior Film al Festival di Cannes – Un Certain Regard. Un film che è riuscito ad arrivare al cuore degli spettatori e il cui successo al box office ha dimostrato che il pubblico di qualità esiste ancora e che non ha perso la voglia di cinema».

Nuovi cult: La vita invisibile di Eurídice Gusmão.

Ora una nuova sfida…
«Sì, durante il lungo periodo della pandemia, che ha imposto la chiusura delle sale, abbiamo pensato che un modo per mantenere il contatto con il nostro pubblico fosse quello di offrire loro la possibilità di vedere in streaming i nostri film. Per questo abbiamo inaugurato cineUBU, la nostra piattaforma on demand (TVOD), dove il pubblico potrà noleggiare i nostri titoli, inclusi quelli usciti negli ultimi mesi, penalizzati dalle chiusure delle sale, come L’hotel degli amori smarriti e In viaggio verso un sogno, due film che avrebbero meritato di essere visti dal largo pubblico dell’era pre-Covid».

Una scena di Gagarine, che vedremo in sala.

Il futuro? Pessimista o ottimista?
«Rimango convinto del potere delle sale, luogo imprescindibile di cultura e aggregazione, necessario per l’industria del cinema. Siamo in trepida attesa della ripartenza con molti film che non vediamo l’ora di portare sul grande schermo. Qualche titolo? #Iosonoqui, del regista di La Famiglia Belier; Gagarine, film rivelazione dell’ultimo Festival di Cannes; Fellinopolis, documentario impreziosito da immagini inedite dai backstage dei film di Fellini e Il matrimonio di Rosa, una divertente e originale commedia “femminista” spagnola…».

  • Trovate i film di Officine Ubu su CHILI
  • IL FILM | Perché riscoprire In viaggio verso un sogno
  • IL FILM | Perché This Is England è un capolavoro

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