MILANO – Una borsa stracolma di soldi è sempre causa di conseguenze impreviste e inaspettate, soprattutto se è l’oggetto del desiderio di uomini e donne che travestiti da vipere cercano in ogni modo di rubarla per i propri scopi. Il regista sudcoreano Kim Yong-hoon costruisce il suo primo lungometraggio proprio su un elemento così magnetico per poter intrecciare storie e generi cinematografici diversi in un film eterogeneo con molte facce, dal classico thriller al noir più intrigante passando per l’assurda e stravagante tragicommedia. Nido di vipere, che grazie a Officine UBU arriva nelle sale italiane dal 15 settembre dopo essere stato presentato al festival di Rotterdam nel 2020, è basato sul romanzo giapponese di Keisuke Sone e sviscera tramite una storia corale l’aspetto più malvagio e perfido dell’uomo, quello più velenoso, un viaggio nella Corea del Sud notturna e corrotta, violenta e sanguinosa.

Una borsa stracolma di soldi può cambiare la vita di molti, soprattutto quella di chi striscia come una vipera cercando di fregare l’altro o aggirando i propri problemi tramite l’illegalità più spietata. I protagonisti di Nido di vipere sono infatti un doganiere alla disperata ricerca di denaro per ripagare un pericoloso strozzino, una truffatrice astuta e abile nel manipolare le persone con il suo fascino fatale, uno strambo detective e una giovane prostituta desiderosa di cambiare vita e uccidere il violento e crudele marito. Tutti legati indissolubilmente da quella borsa così importante e ambita, che però viene trovata e rubata da un umile impiegato che lavora nella sauna dove è stata nascosta e che vede in quella borsa l’occasione di cambiare vita.

Intrighi malavitosi, inseguimenti avvincenti, doppiogiochismi che continuano a ribaltare lo status quo, sotterfugi che rischiano di mettere in pericolo la vita dei protagonisti, Nido di vipere è un film che vive di tensione e ricostruzione, con una storia avvincente dove nessuno è al sicuro e dove la morte aleggia e corteggia ogni personaggio. Una corsa contro il tempo, una lotta meschina e scorretta per sovrastare chi ha lo stesso obiettivo nella parte di città che non ha regole e dove vince semplicemente chi resta in piedi per ultimo.

Nido di vipere è un film che strizza l’occhio ad alcuni tratti distintivi del cinema occidentale, soprattutto tramite l’atmosfera e la costruzione delle situazioni nello stile dei fratelli Coen (soprattutto Non è un paese per vecchi e Fargo) e la divisione in capitoli e il contesto pulp tipiche del cinema di Tarantino, ma tramite gli stilemi orientali riesce a entrare in una dimensione cinematografica diversa così da avere una forte personalità sia a livello visivo che narrativo. Kim Yong-hoon riscrive una classica storia thriller e la ambienta in un contesto già visto, ma tramite una narrazione discontinua e postmoderna costruisce un film intrigante in costante tensione e tramite un gioco variegato di generi costruisce un film camaleontico che riesce sempre a cambiare pelle e non essere mai uguale a sé stesso.

Nido di vipere è un interessante thriller, un noir mai scontato con colpi di scena spiazzanti con una narrazione sempre ricca e variegata. È una storia che indaga gli invisibili per risaltare i problemi e questioni che riguardano tutti con una prospettiva diversa. È un viaggio nel mondo sotterraneo che poche volte vede la luce, dominato e comandato dal denaro e da chi è più spietato, dove esserne trascinati è facile ma poi uscirne risulta quasi impossibile, dove la scala dei valori è ribaltata e sopravvivere diventa l’unica cosa importante. Nido di vipere prende questo mondo e lo racconta in modo ponderato e in modo parodistico, restituendo un’esperienza seria ma allo stesso tempo divertente, dove la spietatezza si unisce al pulp, dove la tragicommedia postmodernista si unisce alla tradizionale storia thriller.
- Qui la nostra rubrica Orient Express
Qui sotto potete vedere il trailer del film:
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