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Motta: «Io, tra horror, Jonny Greenwood e la colonna sonora di Letto N. 6»

Suoni, stanze, luoghi, immagini: il cantautore racconta come ha scritto la soundtrack di Letto n. 6

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Un ritratto di Francesco Motta in arte Motta, autore della colonna sonora di Letto N.6.

ROMA – Dopo aver conquistato il proprio posto tra i più interessanti musicisti italiani degli ultimi anni e aver scritto una canzone manifesto come Del tempo che passa la felicità (nostro personale inno qui a Hot Corn), Francesco Motta in arte Motta ha deciso di spingersi ancora più in là e si è addentrato nel mondo del cinema con l’horror Letto N.6, prodotto dai Manetti e Carlo Macchitella, diretto da Milena Cocozza e interpretato da Carolina Crescentini, ora su Sky Primafila. Un film per cui il cantante ha composto la colonna sonora, pescando dall’energia di posti inquietanti (come i manicomi…) e ideando una ninna nanna terrificante. Qui Motta racconta a Hot Corn la sua esperienza, dal set ai film horror, fino ai compositori che lo ispirano.

LETTO N. 6 – «Allora, partiamo dall’inizio: con Milena abbiamo lavorato insieme da subito. Quando mi approccio a un lavoro simile preferisco partire dalla sceneggiatura, perché così la musica può iniziare a crescere  insieme al film. E, in questo caso, era un processo necessario, visto che c’è anche un tema che ritorna, quello di una ninna ninna che è stata scritta insieme a Milena. Essendo, dunque, musica diegetica era opportuno comporla prima di iniziare a girare».

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Letto N. 6: Una scena del film con la colonna sonora di Motta

LA COLONNA SONORA – «Ho avuto carta bianca, su tutto. Comporre musica per il cinema mi permette di approdare in mondi in cui non vado quando scrivo canzoni. È come se si trattasse di un testo già scritto in cui ho degli evidenziatori da dover utilizzare per cercare di far alzare il volume ad alcune delle scene. Tra me e Milena si è andato formando un certo stimolo, che penso deve sempre essere alla base tra chi dirige e chi compone, una via con cui riuscire a comunicare, magari usando parole diverse, non tecnicismi musicali.

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Carolona Crescentini in Letto N. 6

UN SALTO NEL VUOTO – «Lo ammetto: sono sempre stato affascinato dalle cose che non so fare. Trovo noioso ripetermi, per questo ho sempre cercato di spaziare molto nella mia carriera, trovando il modo di collaborare con persone diverse. Da una parte questo può essere visto come un salto nel vuoto, dall’altra non vedo l’ora di cambiare idea sulle cose, quindi poter comporre la colonna sonora per Letto N.6 è stata un’esperienza bellissima».

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Un altro momento di Letto N. 6.

IO E IL GENERE – «L’horror? È come quando scrivi canzoni: ti accorgi che la verità sta nel mezzo, nella sottrazione. A volte possono esserci melodie complesse, su altre invece ci si approccia in modo minimale. Spesso, nella musica da film, la paura è legata al fatto che non si capisca da dove provenga il suono. E, al momento del mixaggio, ci siamo concessi di sperimentare cose riguardanti il surround che solitamente possono creare preoccupazione in chi lavora al film, perché possono causare distrazioni rispetto al dialogo. Invece in questo caso abbiamo rischiato. E quando uno può rischiare è sempre bello…».

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Le atmosfere di Letto N. 6

SPIRITI E MANICOMI – «Spesso temi e strumenti sono legati ai personaggi, invece qui in Letto n. 6 ho unito il suono ad un luogo. Letto N.6 ruota molto attorno all’energia dei luoghi, quindi abbiamo cercato di dare un suono al luogo centrale per la narrazione della storia. Un’energia strana. Una cosa assurda che mi è successa è che, nello stesso periodo della preparazione del film, ho suonato al Flowers Festival di Collegno in un ex manicomio, e io credo tanto in questi concetti. Penso che ogni luogo e le persone che ne fanno parte, che si rivelano ogni volta diverse, cambiano le percezioni delle mie canzoni».

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Motta in azione sul palco.

LA MIA COLONNA SONORA PREFERITA – «Sembra strano, ma sono arrivato ai Radiohead passando per Jonny Greenwood, che reputo uno dei più grandi compositori che ci siano oggi, autore di score come Il filo nascosto e Il petroliere. Si vede, anche, che è uno che lavora alle canzoni. Il suo esempio non mi ha dato una mano per ciò che riguarda il mio lavoro sulla colonna sonora, ma lo ha fatto in generale nella vita. Un’altra colonna sonora che mi ha colpito molto è quella di Cristobal Tapia de Veer nella serie tv Utopia». 

Jonny Greenwood
Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead e compositore per Paul Thomas Anderson.

GENERE PREFERITO – «Se mi piacerebbe lavorare a qualche altro genere? L’unica cosa che so è che mi piacerebbe aprirmi a tutto quello che non so fare. Non essere, quindi, strettamente legato a un genere, ma aprirmi a altri orizzonti. È qualcosa che sto portando avanti da anni parallelamente allo scrivere canzoni ed è una cosa che mi piace allo stesso modo. Per certi versi, anzi, anche di più…».

  • Qui sotto una clip di Letto n. 6:
  • Qui la nostra sezione dedicata alle colonne sonore: SOUNDTRACK 

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