in

Micaela Ramazzotti: «Naufragi, Maria e la mia passione per le debolezze umane»

Il set e il rapporto con il regista: l’attrice racconta il film di Stefano Chiantini. In streaming su CHILI

micaela ramazzotti
Micaela Ramazzotti in una scena di Naufragi, ora in streaming.

MILANO – Un dramma che si consuma nella vita di una donna non del tutto cresciuta, quello raccontato da Stefano Chiantini nel suo quarto lungometraggio, Naufragi, che ora trovate in streaming su CHILI. Protagonista assoluta? Micaela Ramazzotti nel ruolo di Maria, moglie e madre che nel cuore è ancora bambina e non è in grado di affrontare le responsabilità dell’esistenza. Ma quando le sventure e un tremendo lutto si abbatteranno su di lei, le due opzioni saranno lasciarsi andare sull’orlo del baratro o provare a ripartire. Nella conferenza stampa via Zoom, l’attrice ha parlato del film, del personaggio e dei ruoli che ama interpretare.

Micaela Ramazzotti in Naufragi.

IO & MARIA – «Cosa mi ha colpito di Maria? Il fatto che è nata storta, che è un po’ una buona a nulla in questa vita. Si sente un’inetta, un’incapace. Ha paura di vivere perché è una bambina insieme ai suoi figli e quindi ha timore di affrontare la vita. Anche le piccole cose. Poi, quando arriveranno i grandi traumi durante il film, lei la testa la mette sotto il cuscino, sotto le coperte. Ed ecco che io, che come attrice sono appassionata delle peculiarità e delle debolezze umane, quando incontro personaggi come questi è un regalo. Perché sono vulnerabili ma fantasiosi, perché sono stravaganti e bizzarri. Mi piace fare luce su certe persone e personaggi. Ho un’inclinazione ad amare quelli che hanno delle debolezze e la paura del vivere…».

micaela ramazzotti
Micaela Ramazzotti in una scena di Naufragi

LA MATERNITÀ – «Maria è una bambina con due figli e suo marito si occupa di tutti e tre. Lei non vuole avere a che fare con le bollette di casa, piuttosto le strappa. Quindi scappa dalle responsabilità sociali perché sono troppo. Ha un modo di vivere la maternità un po’ da sorella maggiore, da sorella screanzata. È come se avesse un disturbo dissociativo. Io l’ho analizzata molto, è come se avesse una mancata integrazione tra coscienza, pensieri, identità, memoria, realtà e comportamento. La vediamo all’inizio con grande impeto bloccare quell’autobus e poi, dopo, la vediamo farsi male e scendere nelle sue tenebre, nelle viscere del dolore. È un personaggio rotondo, pieno di sfaccettature. Non userei la parola fragile, parola che non la rappresenta. Lei cade in ginocchio e alla fine riesce a rialzarsi e a dare una speranza…».

Una scena del film

ROKIA E LA VITA – «Maria e Rokia (interpretata da Marguerite Abouet, ndr) hanno in comune quell’anima creaturale, sono due persone buone anche se la vita con loro non è stata così generosa. Si incontrano, si guardano e si scrutano come due gatte. Si studiano. All’inizio Rokia studia lei, poi Maria inizia a studiare e guardare questa donna misteriosa. Secondo me Maria riprende a vivere grazie a lei. A quel punto della sua vita, in totale assenza di sentimenti, è come se lei fosse veramente morta. E invece inizia ad avere curiosità e attenzione verso un’altra persona e da lì riprende a vivere e inizia a emanciparsi verso la realtà e il mondo. È un incontro importante. Sono due ritratti di donne molto interessanti».

Naufragi
Il diluvio

IL LUTTO – «Mi è piaciuto il lavoro di Stefano (Chiantini, il regista, nda) perché ha raccontato il lutto in un modo che arriva piano, che non te l’aspetti. Lo svela in modo dolce. È un approccio alla morte anche lieto alla fine, di grande speranza. Maria non è una donna solida con un bagaglio, una struttura. Se immagino la sua backstory sembra una figlia di circensi o di hippie. Non riesco neanche a collocarla bene come ceto sociale perché è veramente un’anima, una creatura pura, un animaletto. E reagisce proprio come un animale selvaggio. Poi non è che uno deve arrivare al lutto per capire di mettersi in riga dritto, nel suo caso succedono delle tragiche sventure, però accade tutto in modo fluido. Il fatto di essere una mamma bambina è perché ha bisogno anche lei di un maternage».

micaela ramazzotti
Ancora la Ramazzotti in una scena di Naufragi

SUL SET – «Mi sono divertita a girare Naufragi. Tornavo a casa felice, eravamo entusiasti mentre lo giravamo perché Stefano, e lo ringrazio, mi lasciava totale libertà. Lui metteva le macchine, poi parlavamo insieme di come poter fare la scena, e mi trovavo a perdermi in questo personaggio. C’è stata molta allegria sul set perché si racconta una storia di cui tutti erano entusiasti. Siamo stati bene anche durante le riprese, abbiamo girato in posti bellissimi. Nonostante al personaggio accadessero delle sventure, noi eravamo sempre pieni di allegria. Poi, purtroppo, il set è stato interrotto a marzo 2020 per la pandemia ed è stato il primo in Italia a riprendere, a giugno. Stefano poi è andato in ordine cronologico ed è stato un grande aiuto anche per me che stavo in scena ogni giorno. Mi sono lasciata andare…»

  • Volete vedere Naufragi? Lo trovate in streaming su CHILI
  • Scoprite qui le nostre Interviste
  • NEWSLETTER | Iscrivetevi qui alla newsletter di Hot Corn!

Qui invece la nostra intervista video al regista:

Lascia un Commento

tavolara

Festival di Tavolara | Geppi Cucciari e Antonio Marras insieme per un evento benefico

marx può aspettare

Marx Può Aspettare | Se l’Italia del ’68 finisce nell’indagine familiare di Marco Bellocchio