MILANO – Sui monti del Bhutan, a circa quattromila metri d’altezza, si trova il villaggio di Lunana. È isolato da tutto e tutti, non conosce la tecnologia oppure i comfort delle grandi città e vive solo di ciò che la natura offre. È qui che Lunana – Il villaggio alla fine del mondo, film di Pawo Choyning Dorji al suo debutto alla regia e candidato al premio Oscar (poi vinto da Drive My Car), ambienta la sua incredibile e toccante storia di formazione. Una storia di riscoperta, di sé stessi e di ciò che abbiamo intorno ma spesso non vediamo.

Lunana è un villaggio davvero piccolo, con solo 56 abitanti. Si può ben capire quindi lo sgomento di Ugyen, Maestro al servizio dello Stato, quando gli viene comunicato che dovrà prestare servizio lì e insegnare nella piccola scuola. Lui, che ha in progetto di lasciare l’insegnamento e trasferirsi in Australia, è molto riluttante. Ma il dovere è dovere, come gli ripete l’anziana nonna. Così, dopo un interminabile viaggio in autobus e sei giorni per i sentieri in salita tra i monti, accompagnato da alcuni del villaggio, raggiunge finalmente la vallata al cui centro si trova Lunana.

Ugyen capisce subito di trovarsi in un luogo molto diverso da ciò a cui è abituato. Lasciamo da parte la mancanza di elettricità o di una lavagna nella classe dove dovrà insegnare: gli abitanti di Lunana vivono in un rapporto quasi simbiotico con la natura che li circonda. Sanno leggere le stagioni e allevano gli yak, bovini tibetani che si trovano in quelle regioni. Sono principalmente pastori la cui vita ruota attorno ai pascoli, ma conoscono anche canzoni antiche che parlano di spiriti e amore, e la loro voce risuona nel vento.

Sebbene a prima vista possa sembrare un po’ un cliché già visto, Lunana – Il villaggio alla fine del mondo è un approccio molto più tenero e delicato alla storia dell’insegnante che si ritrova in un ambiente insostenibile. Inizialmente Ugyen vorrebbe andarsene, non vede speranza per quel luogo dimenticato da tutti e tutto. Ma, poco a poco, i bambini gli fanno capire che c’è molto più dietro Lunana di quanto non appaia all’occhio. Anche questa è una storia che abbiamo già sentito, ma nel film di Pawo Choyning Dorji viene declinata in un modo così dolce che è difficile resistergli.

Il regista è riuscito ad allestire un affresco affascinante e pieno di poesia di una delle regioni più selvagge del Bhutan, incontaminata da turisti, globalizzazione e modernità. A Lunana, Ugyen scopre il piacere di stare con gli altri, di camminare sotto il sole, di cantare saltando a piedi nudi sull’erba. Dimentica persino il suo amato lettore mp3, la cui batteria scarica lo tormentava nei suoi primi giorni. Lunana – Il villaggio alla fine del mondo, non è solo una storia di incontri che cambiano la vita. Riflette anche su come, a volte, il posto nel mondo che cerchiamo non è quello che immaginavamo. E va bene così.
Qui il trailer di Lunana – Il villaggio alla fine del mondo:
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